2020-07-28
Offre ai turisti sesso con bimbo di 2 anni. Arrestato un nomade
Rom bloccato a Ostia dai carabinieri dopo una colluttazione. Militari avvertiti da una segnalazione, il piccino è in ospedale.La donna aggredita in pieno giorno, sulla pista ciclabile della Spezia, mentre faceva jogging. Fermato poco dopo dalla polizia un africano senza permesso di soggiorno.Lo speciale contiene due articoli.Sembra che non ci sia limite all'indecenza, alla miseria d'animo di certi individui. Doveva essere una tranquilla domenica estiva come tante altre, invece la giornata di 48 ore fa ad Ostia verrà ricordata per un episodio a dir poco abominevole. Splende un limpido sole mattutino quando sul lungomare Amerigo Vespucci un uomo di 25 anni di etnia rom offre incontri sessuali - in cambio di un po' di denaro - con un bambino di due anni alle persone che si trovano in spiaggia, in particolare ai turisti. È proprio uno di loro che al termine della raccapricciante proposta, ricevuta nei pressi dell'ex Amanusa, decide di denunciare. «Un uomo qui fuori mi ha chiesto se mi interessava pagarlo per avere una prestazione sessuale con un bambino di due anni», comincia così la testimonianza del bagnante che si trovava nelle vicinanze dello stabilimento di proprietà della guardia di finanza. A questo punto le fiamme gialle hanno fatto scattare subito l'allarme, chiedendo anche supporto sul posto ai colleghi del gruppo di Ostia e a quello delle volanti del commissariato Lido. Fino a quel momento l'uomo di origine rom era andato tranquillamente in giro per il litorale, tenendo sia in braccio che per mano il piccolo. Quando l'aguzzino si rende conto di essere braccato dalle forze dell'ordine, decide in un primo momento di spostarsi verso il centro della città; poi abbandona il bimbo sul marciapiede e tenta una fuga disperata, arrampicandosi sui tettucci di alcune auto in sosta per seminare i suoi inseguitori. Il suo tentativo non dura a lungo, visto che viene raggiunto da poliziotti e finanzieri. Ma non è finita qui perché il rom anche dopo essere stato fermato continua ad aggredire i poliziotti come dimostra un video dell'arresto che circola su Internet. Servono ben due agenti di polizia che per tenere fermo il venticinquenne di etnia rom appoggiano mani e ginocchia sulla sua schiena e sui suoi polpacci. Nonostante ciò l'uomo si dimena, non accetta di essere bloccato e prova a liberarsi, dato che ha solo una manetta sul polso sinistro. I poliziotti, come testimonia il filmato, comprendono che serve l'ausilio della volante, altrimenti il persecutore potrebbe complicare la situazione. Già di per sé non facile e a dir poco assurda. L'uomo che indossa solo degli striminziti boxer chiari, porta un vistoso taglio di capelli (tinti), è ricoperto di tatuaggi lungo tutto il corpo: sul petto, sulle braccia e sulla parte superiore delle gambe. Per qualche istante, mentre si dimena in maniera quasi incessante, guarda verso l'obiettivo della camera. Alza più volte il sopracciglio sinistro, un gesto con il quale cerca di far intendere che lui è un tipo che la sa lunga, un furbo. Nel suo volto non manca il ghigno, che mostra non di rado quando gli agenti della polizia gli fanno le prime domande. «La madre di questo bambino», chiedono i poliziotti, «dov'è?». Sorridendo, fa trascorrere qualche secondo, poi dà una non risposta: «Complimenti mi date una chance». Nel frattempo continua ad irrigidirsi. Un attimo più tardi fa capire che quel bambino non è suo figlio. Quindi inevitabilmente uno dei poliziotti gli chiede a più riprese: «Questo (bimbo ndr) chi è?» Ancora una volta la replica non è pertinente, anzi sfrontata e quasi blasfema. «Gli do da mangiare. Non è nessuno, è Gesù». Frasi sconnesse dovute all'evidente stato di alterazione in cui si trovava. Appena soccorso da una poliziotta, invece, il bambino era molto spaventato e assetato. Dunque è stato prima assistito e poi trasferito in ambulanza all'ospedale Grassi di Ostia per i controlli medici. Al termine delle visite, il piccolo di due anni (con i capelli biondi, in parte simili a quelli del suo persecutore), è stato preso in carico dai servizi social e sarà affidato ad una casa famiglia. Prima di essere trasferito nel carcere romano di Regina Coeli anche il rom è stato portato nella struttura ospedaliera per effettuare gli esami tossicologici, che avrebbero dato esito negativo. Poi, come detto, è stato trasferito in penitenziario e al momento del fotosegnalamento è andato ancora in escandescenze ed ha danneggiato alcuni macchinari dell'ufficio. Nei suo confronti pende la grave accusa di sfruttamento di minore ai fini di prostituzione. Adesso per chi indaga si apre una fase molto delicata. Il pool della procura della Repubblica di Roma che si occupa della tutela delle fasce deboli è coordinato dall'aggiunto Maria Monteleone. Sulle indagini vige il più stretto riserbo, con gli inquirenti che stanno valutando tutte le varie ipotesi. Innanzitutto occorrerà capire se c'è un legame familiare tra vittima e sfruttatore. Una circostanza che al momento non si può del tutto escludere. Chi indaga dovrà anche fare chiarezza sull'eventuale complicità nel reato della madre del piccolo. L'attività investigativa si focalizzerà anche sull'ampio mondo rom di Roma, infatti al vaglio degli inquirenti ci sono le centinaia di denunce che riguardano la scomparsa di minori ed episodi di «vendita» di bambini.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/offre-ai-turisti-sesso-con-bimbo-di-2-anni-arrestato-un-nomade-2646809604.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="runner-violentata-da-un-clandestino" data-post-id="2646809604" data-published-at="1595882466" data-use-pagination="False"> Runner violentata da un clandestino È un uomo di 32 anni del Gambia il sospettato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per il tentato stupro che si è consumato, ieri mattina, alla Spezia. La vittima è una donna aggredita mentre faceva jogging su una pista ciclabile in Via dei Pioppi. La squadra volante del commissariato è intervenuta e dopo una serie di ricerche è riuscita a fermare il presunto violentatore, interrogato per tutto il pomeriggio in questura. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima è stata assalita dall'uomo mentre faceva jogging approfittando della bella giornata di sole. Un agguato in piena regola che non le ha lasciato possibilità di scampo. La povera vittima è stata trascinata e picchiata in un angolo nascosto della pista ciclabile, dove ha cercato di usarle violenza. Subito dopo, l'uomo è fuggito ma non per molto. È stata infatti raccolta la descrizione dell'aggressore, grazie al racconto della vittima e a quello di alcuni testimoni che hanno soccorso la donna ma che non sono stati in grado di mettersi sulle tracce del balordo. Le indagini condotte, come detto, dalla squadra volante hanno permesso di rintracciare il presunto aggressore poche ore dopo in quanto corrispondente alla descrizione fatta dalla vittima: si tratta di un soggetto irregolare sul territorio italiano. Un episodio che ha destato particolare clamore nella città ligure. «Esprimo tutta la mia solidarietà alla donna e un sentito ringraziamento sia alle forze dell'ordine, intervenute prontamente che ai cittadini che hanno permesso, grazie alle loro testimonianze, l'immediata individuazione dell'aggressore», è stato infatti il commento di Manuela Gagliardi, parlamentare di «Cambiamo!». Che ha ribadito inoltre: «Ora ci aspettiamo che la giustizia sia celere e inflessibile nella condanna di un crimine grave che combattiamo quotidianamente, dobbiamo dare un segnale forte per dire no alla violenza sulle donne». Appena pochi giorni fa, un episodio analogo si era concluso con il fermo di un clandestino 24enne africano, indagato per lo stupro di una 45enne nel parco del Monte Stella, a Milano di metà luglio scorso. Un'inchiesta «lampo» che ha visto in azione i poliziotti di strada, che conoscono tutti i balordi di Milano e gli esperti della scientifica che hanno analizzato tracce di Dna sul corpo della vittima e sono andati a colpo sicuro fermando il senegalese con alcuni precedenti, senza fissa dimora, che aveva un giaciglio nel mercato comunale dismesso di via Isernia, a poca distanza dal luogo dello stupro. Il primo controllo sull'uomo risaliva al 2014. Gli agenti avevano sentito numerosi testimoni, trovato un frame da un video girato da una telecamera di sorveglianza della zona da cui hanno tratto indicazioni utili: la fisionomia dell'aggressore e gli abiti che indossava. Elementi che la vittima, pur provata dalla terribile esperienza, ha riconosciuto senza indugio. È quindi partita la caccia all'uomo, con i «falchi» a setacciare il mondo sommerso di Milano e gli agenti della scientifica a lavorare freneticamente sul Dna per avere riscontri. Il sospetto era stato individuato già il 18 luglio, un paio di giorni dopo l'aggressione, e tenuto d'occhio; dalla banca dati era stato preso il suo Dna e si era atteso il match. «Il Dna è risultato perfettamente compatibile, anzi il Dna era identico a quello trovato sul corpo della vittima della violenza», aveva spiegato il dirigente della squadra mobile di Milano Marco Calì. Per il procuratore aggiunto Letizia Mannella, l'operazione lampo che ha portato a «elementi granitici», serve a rassicurare le persone che «giustamente hanno paura». « Gli uomini violenti devono sapere che la giustizia arriva, e arriva in fretta».
(Guardia di Finanza)
In particolare, i Baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego, hanno analizzato i flussi delle importazioni attraverso gli spedizionieri presenti in città, al fine di individuare i principali importatori di prodotti da fumo e la successiva distribuzione ai canali di vendita, che, dal 2020, è prerogativa esclusiva dei tabaccai per i quali è previsto il versamento all’erario di un’imposta di consumo.
Dall’esame delle importazioni della merce nel capoluogo siciliano, i finanzieri hanno scoperto come, oltre ai canali ufficiali che vedevano quali clienti le rivendite di tabacchi regolarmente autorizzate da licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ci fosse un vero e proprio mercato parallelo gestito da società riconducibili a soggetti extracomunitari.
Infatti, è emerso come un unico grande importatore di tali prodotti, con sede a Partinico, rifornisse numerosi negozi di oggettistica e articoli per la casa privi di licenza di vendita. I finanzieri, quindi, seguendo le consegne effettuate dall’importatore, hanno scoperto ben 11 esercizi commerciali che vendevano abitualmente sigarette elettroniche, cartine e filtri senza alcuna licenza e in totale evasione di imposta sui consumi.
Durante l’accesso presso la sede e i magazzini sia dell’importatore che di tutti i negozi individuati in pieno centro a Palermo, i militari hanno individuato la presenza di poche scatole esposte per la vendita, in alcuni casi anche occultate sotto i banconi, mentre il grosso dei prodotti veniva conservato, opportunamente nascosto, in magazzini secondari nelle vicinanze dei negozi.
Pertanto, oltre al sequestro della merce, i titolari dei 12 esercizi commerciali sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria e le attività sono state segnalate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per le sanzioni accessorie previste, tra le quali la chiusura dell’esercizio commerciale.
La vendita attraverso canali non controllati e non autorizzati da regolare licenza espone peraltro a possibili pericoli per la salute gli utilizzatori finali, quasi esclusivamente minorenni, che comprano i prodotti a prezzi più bassi ma senza avere alcuna garanzia sulla qualità degli stessi.
L’operazione segna un importante colpo a questa nuova forma di contrabbando che, al passo con i tempi, pare abbia sostituito le vecchie “bionde” con i nuovi prodotti da fumo.
Le ipotesi investigative delineate sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte a indagini e la responsabilità degli indagati dovrà essere definitivamente accertata nel corso del procedimento e solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
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