- Dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Spagna al Regno Unito, i dati sono unanimi nel segnalare un aumento delle conversioni di adolescenti e giovani. E cresce pure la partecipazione alla messa. I media ultra laici: «Fenomeno di massa».
- «È la liturgia antica ad attrarre i ragazzi. Anche qui in Italia». Il priore della Confraternita del Sacro Cuore di Tolentino: «Sono sorpreso, nella nostra chiesa arrivano perfino da altre Regioni».
- Il clero progressista che ha dominato la scena dopo il Concilio Vaticano II sta ormai andando in pensione. E i fedeli abbandonano le parrocchie «liberal».
Dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Spagna al Regno Unito, i dati sono unanimi nel segnalare un aumento delle conversioni di adolescenti e giovani. E cresce pure la partecipazione alla messa. I media ultra laici: «Fenomeno di massa».«È la liturgia antica ad attrarre i ragazzi. Anche qui in Italia». Il priore della Confraternita del Sacro Cuore di Tolentino: «Sono sorpreso, nella nostra chiesa arrivano perfino da altre Regioni».Il clero progressista che ha dominato la scena dopo il Concilio Vaticano II sta ormai andando in pensione. E i fedeli abbandonano le parrocchie «liberal».Lo speciale contiene tre articoli. E se il cattolicesimo stesse tornando in Occidente? Apparentemente provocatoria, questa domanda oggi appare in realtà sensata, dato che numerosi indicatori descrivono non soltanto una piccola primavera cristiana, ma addirittura un ritorno della fede che, spesso e volentieri, ha come protagonisti proprio loro: i giovani. Tutto questo si osserva anzitutto negli Stati Uniti dove - notava The Catholic Herald la scorsa estate, illustrando i dati esaminati dallo studioso Shane Schaetzel - gli americani che si sono uniti alla Chiesa cattolica sono stati di più di quelli che l’hanno abbandonata: è qualcosa che non si vedeva da decenni.I veri protagonisti di questo tutto questo? Le giovani generazioni. A riferirlo è la stampa laica, con per esempio il New York Post che lo scorso aprile, in un articolo a firma di Rikki Schlott, informava i suoi lettori che «i giovani si stanno convertendo al cattolicesimo in massa». Un dato in realtà già notato, nel 2024, dal giornalista Matthew McDonald che, sul National Catholic Register, raccontava di «diocesi» che a messa «segnalano aumenti del 30%, 40%, 50% e persino di oltre il 70%». E non sono neppure i numeri più elevati, dato che ci sono sacerdoti testimoni di aumenti ancor più impressionanti. Come quello osservato da Rhett Williams, parroco di St. Thomas More presso l’Università della Carolina del Sud, campus di Columbia, che ha dichiarato che, dal 2021, la partecipazione a messa nella sua parrocchia è aumentata del 260%.A riferire di aumenti di partecipazione alle funzioni ci sono pure dei vescovi, come per esempio quello di Bridgeport, nel Connecticut, monsignor Frank Joseph Caggiano, che ha dichiarato come dalle sue parti dal 2022 ad oggi vi sia stato un aumento delle presenze in chiesa del 22%. Da notare come tutti questi aumenti siano avvenuti anche prima dell’assassinio di Charlie Kirk, il giovane attivista conservatore ucciso lo scorso 10 settembre la cui morte, a ben vedere, ha dato un ulteriore slancio alla primavera statunitense della fede cristiana. Matt Zerrusen, cofondatore del Newman Ministry, un’organizzazione cattolica non profit, ha infatti affermato di aver notato, dopo l’assassinio di Kirk appunto, un chiaro aumento del coinvolgimento religioso degli studenti. «Non ho parlato con nessuno che non abbia notato un aumento della partecipazione alla messa», ha dichiarato di recente Zerrusen, alla Catholic news agency. Il 16 novembre il già citato New York Post ha inoltre pubblicato un’inchiesta di Kirsten Fleming secondo cui nella Grande Mela «il numero di convertiti cattolici è in aumento» e ci sono chiese in cui esso è «triplicato rispetto all’anno scorso».Attenzione però a non pensare che questo riavvicinamento dei giovani al cristianesimo sua una storia solo americana. Uno studio pubblicato poche settimane fa a cura dell’Università di Vienna, intitolato Was glaubt Österreich?, ha sondato un campione un totale di 2.160 persone di età compresa tra 14 e 75 anni scoprendo come, nella coorte di età compresa tra 14 e 25 anni, il 30% creda in Dio o in una realtà divina; lo stesso numero crede in un non meglio specificato essere superiore, in un’energia superiore o in un qualche potere spirituale. Questo colloca questo gruppo in cima alla lista di tutte le altre coorti di età in termini di fede in Dio o in una realtà divina. A questo già interessante dato, se ne può accostare almeno un altro: quello del calo delle persone che abbandonano la Chiesa in Austria, che nel 2024 è diminuito significativamente, passando da 85.163 a 71.531. Tra i responsabili di questo studio c’è la teologa viennese Regine Pollak la quale - pur non negando come in generale anche in tale ricerca si sia registrata una «profonda crisi della fede in Dio» - si è detta «davvero sorpresa» dei segnali in controtendenza registrati; segnali che si riflettono anche nel notevole aumento dei battesimi di adulti tra i giovani, in particolare nell’arcidiocesi di Vienna.Segnali confortanti arrivano anche dalla Francia, dove quest’anno, nella veglia di Pasqua, si sono celebrati sì 10.384 battesimi adulti (con un aumento del 45%), ma anche 7.400 di adolescenti. Tutto ciò segna «la fine dell’inverno per la Chiesa cattolica?», si è chiesto Le Monde. Forse è ancora prematuro parlare di vera e propria «fine dell’inverno», ma certamente stiamo parlando di segnali in controtendenza e non isolati. Nel frattempo, anche dalla Spagna arrivano notizie notevoli. È per esempio di pochi giorni fa la notizia che la partecipazione alla messa cattolica nella provincia di Barcellona - secondo i dati raccolti dal Centre d’Estudis d’Opinió e dell’Idescat, pubblicati sulla pagina web dall’arcivescovado di Barcellona - addirittura è raddoppiata negli ultimi cinque anni. Sempre guardando alla secolarizzata Europa, non si può non notare quanto avviene nell’Irlanda del Nord, dove un recentissimo sondaggio commissionato dall’Iona Institute - e realizzato da Amarach Research su campione rappresentativo di 1.200 adulti - ha rilevato una netta ripresa dell’interesse per la religione tra i giovani. A sorpresa, si è difatti rilevato come la fascia di età più giovane tra quelle interpellate (ovvero quella di chi ha tra i 18 e i 24 anni), sia - a sorpresa - risultata quella, rispetto a tutte le altre considerate, con maggiori probabilità di dichiarare un atteggiamento «molto positivo» nei confronti del cristianesimo (30% contro solo il 4% con una visione «molto negativa»).Novità arrivano perfino da uno dei Paesi più secolarizzati del pianeta: la Gran Bretagna. Nella terra di re Carlo, infatti, negli ultimi sei anni il numero di ragazzi inglesi tra i 18 e i 24 anni che almeno una volta al mese va in chiesa è addirittura quadruplicato, dal 4% al 16%, tra i 25 e i 34 anni è più che triplicato, dal 4% al 13%. A frequentare le funzioni religiose sono più i ragazzi delle ragazze e il trend in crescita riguarda soprattutto i cattolici (sul fronte anglicano tale trend risulta assente, anzi si registra un continuo calo). La faccenda è così seria che a settembre perfino la Cnn - ed è tutto dire - è stata costretta a raccontare, in un servizio realizzato da Joseph Ataman e Christopher Lamb, che «dopo decenni di calo delle presenze e di fede in gran parte del mondo occidentale, il cattolicesimo romano potrebbe assistere a una rinascita inaspettata». «E per una Chiesa oggi più nota a molti in Occidente per i suoi fedeli anziani, i sacerdoti anziani e i devastanti scandali di abusi sessuali», hanno rilevato Ataman e Lamb, «il rinnovamento arriva dal più improbabile degli angoli: la Generazione Z». Cioè i giovani tra il 1997 e il 2012, gli adolescenti di oggi insomma. A questo punto è lecito domandarsi sulle cause di questo fenomeno. Merito del nuovo pontificato di Leone XIV? Onestamente è po’ prematuro immaginarlo, anche perché qualche dato sorprendente era già emerso ancora prima dell’ascesa al soglio di Robert Prevost. Allo stesso tempo, appare incauto attribuire all’eredità di Jorge Mario Bergoglio una piccola primavera occidentale della fede che, quasi sempre, si registra in ambito conservatore, non esattamente il più amato dal pontefice argentino. In attesa, allora, che i sociologi sappiano spiegare qualcosa in più su quanto sta avvenendo - e che si spera possa essere osservato anche in Italia - possiamo concludere, per riprendere Le Monde, che forse è presto per dichiarare avvenuta la «fine dell’inverno per la Chiesa cattolica». Tuttavia, qualcosa di certo sta accadendo. Ed è certamente qualcosa che, come avviene per quei tornanti della storia che si può immaginare tratteggiati dalla Provvidenza, cui nessuno aveva pensato.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/occidente-torna-cristiano-2674356652.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="e-la-liturgia-antica-ad-attrarre-i-ragazzi-anche-qui-in-italia" data-post-id="2674356652" data-published-at="1764601119" data-use-pagination="False"> «È la liturgia antica ad attrarre i ragazzi. Anche qui in Italia» La piccola e inattesa primavera cattolica che affiora in Occidente può oggi essere osservata anche nella provincia italiana, in quei centri cioè solo a prima vista minori, e tuttavia in grado di mettere in evidenza l’attrattività che conservano ed esprimono una fede ed una liturgia tradizionali. Come a Tolentino, comune di 18.000 anime nel Maceratese, dove c’è una interessante storia di una chiesa ricostruita nella quale i giovani non mancano. La Verità ne ha parlato con Andrea Carradori, priore della Confraternita del Sacro Cuore cui questa chiesa è assegnata.Priore, partiamo dall’inizio. Cos’è Confraternita del Sacro Cuore di Tolentino?«La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Tolentino è una realtà ricostituita canonicamente il 14 giugno 1805 dal vescovo di Macerata e Tolentino san Vincenzo Maria Strambi, passionista perseguitato duramente da Napoleone per la sua fedeltà al Papa. Il 10 settembre 1936 la Confraternita ha avuto il riconoscimento giuridico, con Regio decreto, dal nuovo Stato unitario. Attualmente i Confratelli sono 25. Secondo la Regola di San Vincenzo Maria Strambi la Confraternita collabora attivamente con le parrocchie cittadine e con la Comunità dei padri Agostiniani, che sono il fulcro spirituale della città e dei centri limitrofi. Questa nostra generosità è stata ripagata da un vero e proprio “miracolo” del Cielo».Quale?«A seguito del rovinoso terremoto del 2016 la nostra chiesa, fortemente danneggiata, è stata ripristinata “in toto” con criteri antisismici e a tempo di record, dal governo ungherese presieduto da Victor Orbán a cui abbiamo successivamente fatto visita, assieme al sindaco di Tolentino, per esprimere la nostra gratitudine»Tra l’altro, a proposito di Tolentino, papa Leone XIV vi è molto legato.«Sì, il Santo Padre Leone è molto devoto di san Nicola da Tolentino: il Taumaturgo del Piceno, il Patrono delle anime purganti e, per volere del papa Eugenio IV, il Protettore dell’unità della Santa Chiesa. Il 16 settembre 2023 per la grande Festa del Perdono di San Nicola l’allora Prefetto del Dicastero per i vescovi Prevost, cardinale designato, venne nella nostra città e portò in processione la Reliquia del santo e poi officiò la santa messa pontificale alla presenza delle autorità cantando, con assoluta precisione, le melodie del Celebrante».In una vostra chiesa cittadina, se non sbaglio, si celebra la messa con musica polifonica alternata al gregoriano.«Nel 1815 i Confratelli, su invito del fondatore San Strambi, chiesero al papa Gregorio XVI di assegnare loro la chiesa di S. Benedetto da Norcia, abbandonata dai monaci cistercensi dopo la loro soppressione. Il pontefice donò alla Confraternita la chiesa e gli orti dei monaci. Il 24 novembre 2006 il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha consacrato l’antico altare. Grazie all’intervento dei fratelli ungheresi è stato ripristinato l’organo “meccanico” che è stato subito messo a disposizione per lo studio di giovani e le esercitazioni di concertisti. Per solennizzare le celebrazioni festive invitiamo organisti e cori polifonici. Fra questi, degna di particolare riconoscenza ed ammirazione, è l’Ensemble “Accademia dei Dissennati”, tutti giovani cantanti, diretta dal Maestro Lorenzo Chiacchiera che esegue dei capolavori di arte polifonica antica e moderna».Anche nella vostra realtà si assiste, quindi, ad un ritorno della fede cattolica tra i giovani?«La “forza” delle celebrazioni nell’antico rito dei padri sono i giovani. Li abbiamo veduti in numero sorprendente anche al recente quattordicesimo pellegrinaggio giubilare ad Petri Sedem che si è tenuto a Roma dal 23 al 25 ottobre. Noi, che non siamo “adoratori dei numeri” ci stupiamo come anche nella nostra chiesa ci siano tanti fedeli anche da fuori Regione, nonostante le difficoltà e le spese di trasporto che debbono sostenere. Questo ci spinge a dare tutti noi stessi per l’ideale della buona e santa liturgia».Come si spiega questo fenomeno?«L’attrattività della liturgia antica può essere la risposta educativa all’emergenza educativa dei giovani. Come insegnante ho sempre invitato i genitori ad iscrivere i propri figli alle scuole di musica, ai cori e alle bande musicali». Tutto questo la fa essere ottimista sul futuro del cristianesimo? Dopo anni in cui le statistiche registrano l’evaporazione del cristianesimo, anche una realtà locale come la vostra apre scenari di speranza.«Papa Leone ci ricorda che “Dio non tarda mai, siamo noi a dover imparare ad avere fiducia, anche se ciò richiede pazienza e perseveranza” e che “oggi abbiamo urgente bisogno di pensare la fede per poterla declinare negli scenari culturali e nelle sfide attuali, ma anche per contrastare il rischio del vuoto culturale che, nella nostra epoca, diventa sempre più pervasivo”. Dopo il grande pellegrinaggio giubilare della Tradizione dal 23 al 25 ottobre scorso nel quale, per la prima volta, anche tantissimi giovani italiani dal Sud e dal Nord - e non solo gli stranieri - sono convenuti a Roma per cantare una voce dicentes le lodi divine, risuonano nei nostri cuori le parole del Papa: “Prego affinché anche voi siate rafforzati dallo Spirito Santo nel vostro servizio al Signore e alla sua Chiesa, e affinché possiate portare molto frutto, un frutto che duri”». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/occidente-torna-cristiano-2674356652.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="i-nuovi-preti-sono-piu-conservatori" data-post-id="2674356652" data-published-at="1764601119" data-use-pagination="False"> I nuovi preti sono più conservatori C’è una notizia nella notizia, rispetto al piccolo ma significativo riavvicinamento alla fede in corso in Occidente: è quella relativa alla tipologia di questa fede. Che, oltre ad essere cristiana, è quasi sempre definibile - per brevità - «conservatrice». Conservatori, in effetti, risultano essere i nuovi sacerdoti statunitensi, tanto che pure l’Associated Press ha fatto presente, in un suo servizio, come i preti progressisti «siano morti o in pensione». «I preti progressisti che hanno dominato la Chiesa statunitense negli anni successivi al Concilio Vaticano II», ha scritto per la precisione l’Associated Press, «ora hanno tra i 70 e gli 80 anni. Molti sono in pensione. Alcuni sono morti. I preti più giovani, mostrano i sondaggi, sono molto più conservatori».Analogamente, una recentissima rilevazione dell’Osservatorio francese del cattolicesimo - centro di ricerca indipendente creato per monitorare in modo più accurato l’evoluzione della Chiesa d’Oltralpe - ha rilevato come, se da un lato il 45% dei sacerdoti di età superiore ai 75 anni desidera che la morale sessuale e familiare si «evolva», dall’altro tra i sacerdoti tra i 35 e i 49 anni questa percentuale crolla al 10%, mentre tra quelli più giovani ancora, sotto cioè i 35 anni, si arena ad un misero 7%. Allo stesso modo, come dimostrano figure come quella di Charlie Kirk (benché non fosse cattolico, anche se al cattolicesimo si sta avvicinando), anche i giovani che oggi si accostano al cristianesimo spesso non sono certo progressisti. Il che porta a chiedersi come mai, in un’epoca di eclissi del sacro, per dirla con Sabino Acquaviva, a dare segni di vitalità sia una fede solida e tutt’altro che aperta all’agenda mondana.La domanda è importante ma non nuova in sociologia dove, al contrario, se ne discute da decenni. Una delle prime testimonianza di ciò fu Why conservative churches are growing, libro del 1972 di Dean M. Kelley, sociologo il quale, con quel volume, con riferimento sempre al contesto americano notava un fenomeno politicamente, anzi ecclesialmente scorretto, ma sostenuto dai numeri: i tassi di crescita di denominazioni «conservatrici» - in particolare rispetto alle esigenze morali e all’affermazione di una identità forte - a scapito di analoghi, se non più forti tassi di decrescita delle denominazioni «progressiste», cioè inclini a quelle che in gergo giornalistico si chiamano oggi le «aperture». Non appena uscito, il libro di Kelley sollevò un polverone.Il punto è che oltre mezzo secolo dopo - come indicano altri dati che non c’è qui lo spazio di ricordare - quell’intuizione si è rivelata corretta. Occorre dunque chiedersi come mai la fede conservatrice, anche nell’era secolare, direbbe il filosofo Charles Taylor, conservi appeal. La risposta migliore è forse quella che, in un suo articolo, ha dato lo scrittore cattolico Vittorio Messori, allorquando ha scritto che «in un mondo liquido, dove tutto diventa incerto, precario, provvisorio, è proprio delle stabilità e della fermezza della Chiesa cattolica che non soltanto i credenti, ma l’umanità intera, ha bisogno». «Occorre più che mai la salda chiarezza del catechismo più che gli infiniti e sempre mutevoli, secondo me, pareri di cui è pieno il mondo», ha osservato sempre l’autore di Ipotesi su Gesù; le cui parole si spera possano ascoltate anche quella parte di Chiesa italiana che, talvolta, dà l’impressione di rincorrere l’agenda mondana, dimenticandosi che ha già dentro di sé tutto ciò che serve per esser guida e rifugio in una società disorientata.
Roberta Bruzzone (Ansa)
La criminologa porta in teatro una sua «anatomia» delle relazioni malate: «Riconoscere queste persone è difficile. Non provate mai a cambiarle: l’amore non è un sacrificio».
Il paradosso è che l’amore terreno, la cosa comunemente più attraente e ricercata del mondo, è un gioco a scacchi non solo con il destino, ma anche con la morte, come nel Settimo sigillo di Bergman oppure, per richiamare la commedia all’italiana, nel Vedovo di Dino Risi, con Sordi e la Valeri. Tuttavia, chi cerca un partner può imbattersi in una trappola, talvolta rovinosa e talaltra mortale, architettata dal narcisista maligno a danno di una vittima sana ma sovente fragile. La nota psicologa e criminologa Roberta Bruzzone spiega che la strategia dei narcisisti (o delle narcisiste) maligni si basa sulla «chimica dell’inganno».
(Arma dei Carabinieri)
I militari del Comando di Milano hanno seguito fino in provincia di Bergamo un Tir sospetto con targa spagnola. Arrestati tre italiani e un cittadino spagnolo. Sequestrate anche armi da fuoco.
Nella serata del 25 novembre i Carabinieri della Compagnia di Milano Duomo hanno arrestato per detenzione illecita di sostanze stupefacenti due bergamaschi, un palermitano e un soggetto di nazionalità spagnola, rispettivamente di 28, 32, 29 e 54 anni.
I militari dell'Arma, nel corso di un più ampio servizio di prevenzione generale organizzato per le vie di Milano, insospettiti da un autoarticolato con targa spagnola di dubbia provenienza, dopo una prima fase di monitoraggio fino alla provincia di Bergamo, hanno sorpreso i soggetti mentre scaricavano 10 borsoni dal mezzo, all’interno di un capannone.
Alla perquisizione, sono stati trovati 258 chilogrammi di hashish, suddivisi in panetti da 100 grammi ciascuno e termosigillati.
L’autoarticolato, sottoposto a sequestro, è risultato dotato di un doppio fondo utilizzato per nascone la droga.
Nel corso dei successivi accertamenti sviluppati nelle abitazioni degli indagati, sono stati rinvenuti in casa del 28enne altri 86 chili di hashish, termosigillati e nascosti all’interno di un congelatore oltre a materiale per il confezionamento, due pistole cariche con matricola abrasa, munizioni e materiale riconducibile ad altri reati tra cui t-shirt riportanti la scritta «Polizia», un paio di manette, una maschera per travestimento, il tutto ancora ancora al vaglio degli inquirenti. Per il 28enne è scattato l’arresto anche per detenzione abusiva di arma clandestina. Nell’abitazione del 29enne sono stati invece trovati altri 4 chilogrammi di droga, anche questi custoditi in un congelatore, suddivisi in panetti da 100 grammi ciascuno e termosigillati. Complessivamente, sono stati sequestrati circa 348 chilogrammi di hashish.
Su disposizione del Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Bergamo, i quattro sono stati portati nel carcere di San Vittore di Milano in attesa dell’udienza di convalida.
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Brian Hughes (Getty Images)
L’uomo messo da Trump alla Nasa come capo dello staff: «Torneremo sulla Luna anche con partner italiani. Vogliamo creare una economia spaziale di tipo commerciale. Con l’agenzia russa continuiamo a collaborare».
Politico lo ha definito ad agosto «l’uomo di Trump all’interno della Nasa». È stato senior advisor dell’attuale presidente americano durante la campagna elettorale del 2024. Poi, dopo la vittoria, Trump lo aveva nominato vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca con delega alle comunicazioni strategiche. Tutto questo fino a maggio, quando il presidente lo ha fatto designare capo dello staff della Nasa. Brian Hughes ha quindi assunto un ruolo chiave all’interno di un’agenzia che Donald Trump considera strategica sia sul piano tecnologico che su quello geopolitico: un’agenzia che l’inquilino della Casa Bianca vuole adesso sottoporre a una serie di riforme per incrementarne l’efficienza, ridurne i costi e rafforzarne i legami con il settore privato.
Nel riquadro Francesco Morcavallo (iStock)
Francesco Morcavallo: «Le autorità non possono intervenire sullo stile di vita se non limita la libertà altrui, altrimenti è Stato etico. Le strutture che ospitano bimbi hanno un giro di miliardi».
Lei ora è avvocato dopo essersi occupato di minori in quanto magistrato, giusto?
«Ho lasciato la magistratura nel 2013».
Si fa un gran parlare di riforma della giustizia, lei che idea si è fatto?
«La riforma della giustizia sul tema della giustizia dei minori è marginale. In Italia la riforma della giustizia civile avrebbe bisogno di scelte coraggiose, tipo decongestionare l’attività dei tribunali».






