2018-11-30
Nuovo miracolo del cardinal Newman. Presto santo l’eroe di Ratzinger
Il teologo inglese che si convertì dall'anglicanesimo lottò contro il relativismo. Salvò una donna con una gravidanza a rischio.Il beato John Henry Newman potrebbe diventare santo già il prossimo anno, come ha scritto il vescovo di Portsmouth, monsignor Philip Egan, nella sua newsletter diocesana. Il vescovo ha infatti comunicato di aver ricevuto una copia della relatio sul secondo miracolo necessario per la canonizzazione di Newman. Il miracolo è stato studiato nella diocesi di Chicago dove una donna con una gravidanza a rischio per la vita ha pregato il beato Newman e i medici che l'avevano in cura hanno testimoniato di non avere spiegazioni scientifiche per attestare l'improvvisa salute della donna. A questo punto, come dichiarato al Catholic Herald dal postulatore della causa di beatificazione, padre Ignatius Harrison, mancano soltanto altri due passi: l'approvazione da parte di una commissione di vescovi e quindi la decisione finale del Pontefice. John Henry Newman (1801-1890) è stato beatificato da papa Benedetto XVI il 19 settembre 2010 a Birmingham, in quell'occasione Ratzinger ha potuto esprimere per l'ennesima volta il suo particolare legame con il cardinale convertito dall'anglicanesimo al cattolicesimo nel 1845. «Il cardinale Newman», disse il Papa durante la veglia di preghiera a Hyde Park, «ha avuto da tanto tempo un influsso importante nella mia vita e nel mio pensiero». Si potrebbe pensare alla naturale simpatia tra due grandi intellettuali, ma sarebbe riduttivo, il legame tra i due aiuta a capire il travaglio della Chiesa con la modernità e, in un certo senso, anche il dramma dell'uomo postmoderno che fatica a trovare senso all'esistenza. Dal punto di vista biografico, infatti, il cardinale che si appresta a diventare santo ha impegnato tutto sé stesso per la verità, passando attraverso diverse correnti della Chiesa anglicana fino alla conversione al cattolicesimo. La bestia nera di Newman è stato il liberalismo razionalista e relativista. «Alla fine della vita», disse papa Ratzinger nel 2010, «Newman avrebbe descritto il proprio lavoro come una lotta contro la tendenza crescente a considerare la religione come un fatto puramente privato e soggettivo, una questione di opinione personale». È chiaro l'intimo legame che Benedetto XVI avverte con il beato, perché anche Ratzinger ha camminato ed è approdato alla più radicale delle sue battaglie: quella contro la «dittatura del relativismo» intellettuale e morale, mentre «siamo stati creati per conoscere la verità, per trovare in essa la nostra definitiva libertà e l'adempimento delle più profonde aspirazioni umane».Nella prospettiva di Newman si intravedono le risposte più radicali alle domande spirituali dell'uomo: il riconoscimento di una verità religiosa in senso forte, il significato autentico della coscienza e quindi il bisogno di incontrare la Chiesa cattolica. Si tratta di tre risposte che colpiscono al cuore tutte le ideologie moderne o postmoderne e lo fanno tagliando con il bisturi proprio l'elemento di cui tutti i profeti del soggettivismo si vantano: il primato della coscienza. Qualsivoglia principio liberale, anche in campo teologico, tende a fare della coscienza una specie di assoluto che basta a sé stesso; in fondo anche tutte le controversie della Chiesa di oggi sui temi della morale sessuale ruotano intorno a questo scoglio.Qualcuno vorrebbe chiamare in causa proprio Newman come sostenitore di una coscienza creativa, svincolata da legge e autorità. Per fare questo si cita spesso una celebre frase scritta da Newman nella Lettera al Duca di Norfolk: «Se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (…) brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla coscienza e poi al Papa». Ma, come ha spiegato Ratzinger in più occasioni, i due brindisi non vanno messi in contrapposizione.La coscienza è come «un'originaria memoria del bene e del vero» di cui tutti gli uomini sono dotati per natura, ma questa memoria risulta come annebbiata e solo la sua apertura alla possibile rivelazione di Dio le permette di trovare il fondamento del bene. Il riconoscimento di Dio che si rivela in Gesù Cristo permette al fedele di accogliere il fatto che il magistero del Papa impedisce che l'uomo cada nella peggiore amnesia, quella del bene e del male. Ecco perché Newman concludeva in modo perentorio: «Se il Papa parlasse contro la coscienza, presa nel vero significato del termine, commetterebbe un vero suicidio. Si scaverebbe la fossa sotto i piedi». Allo stesso modo ha scritto Ratzinger nel 1990, e cioè che «da Newman abbiamo imparato a comprendere il primato del Papa: la libertà di coscienza - così ci insegnava Newman - non si identifica affatto col diritto di “dispensarsi dalla coscienza, di ignorare il Legislatore e il Giudice, e di essere indipendenti da doveri invisibili"». Così la via della coscienza di Newman, è ancora Ratzinger a scrivere, «è tutt'altro che una via della soggettività che afferma sé stessa: è invece una via dell'obbedienza alla verità oggettiva». La notizia del miracolo che dovrebbe portare il beato cardinale Newman definitivamente sugli altari mette il sigillo su un percorso esistenziale e intellettuale che è di estrema attualità, e sottolinea ancora una volta la parabola di vita di due grandi intellettuali e uomini di Chiesa tanto acuti quanto scomodi. Perché «coloro che vivono della e nella verità riconoscono istintivamente ciò che è falso e, proprio perché falso, è nemico della bellezza e della bontà che accompagna lo splendore della verità».
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)