Boom di casi nei due Paesi a strategia «Zero Covid»: restrizioni dure e inoculazioni a tappeto (ma poche ai fragili) hanno fallito.
Boom di casi nei due Paesi a strategia «Zero Covid»: restrizioni dure e inoculazioni a tappeto (ma poche ai fragili) hanno fallito.Hong Kong e Nuova Zelanda, che hanno applicato rigide chiusure e quarantene, oggi sono la dimostrazione di quanto possano risultare fallimentari un approccio segregazionista e una politica vaccinale sbagliata. Dopo essere riusciti per mesi a tenere sotto controllo la circolazione del Covid-19, a febbraio entrambi sono stati sopraffatti dalla variante Omicron, anche se oggi conteggiano in maniera diversa i decessi. Con il 95% di vaccinati, al primo marzo i morti neozelandesi erano zero, mentre nel distretto cinese alla stessa data erano 12 per milione di abitanti. Una strage soprattutto di anziani (il 91% dei decessi), che Hong Kong ha vaccinato con seconda dose solo per il 30% degli over 80 e del 59,26% dei settantenni. Quello che sta accadendo così lontano da noi, è però la conferma che chiudere tutto, come vuole Walter Ricciardi, membro del Covid action group, gruppo di pressione che ha per obiettivo la «eliminazione» del Covid, secondo quanto ha scoperto il vice direttore della Verità, Francesco Borgonovo, non aiuta affatto ad uscire dalla pandemia. Tutt’altro. La strategia «zero Covid» della Cina, che per Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, funziona ed è modello da applicare subito in Italia senza allentare le restrizioni come invece fa mezzo mondo, non solo non ha sconfitto il Covid ma, dopo aver messo a dura prova l’economia e oppresso la popolazione con rigide chiusure, ha lasciato gli abitanti di quei Paesi privi di difese di fronte alle varianti. Perché se Nuova Zelanda e Hong Kong sono riusciti a proteggere la popolazione per quasi due anni, evitando la circolazione del virus con blocchi e restrizioni, di fronte a Omicron hanno dovuto cedere. La nazione che ha per premier Jacinda Ardern ha mantenuto le infezioni e i decessi molto bassi attraverso un rigoroso sistema di quarantena per i viaggiatori in arrivo, blocchi durante le epidemie e periodi di isolamento significativi per coloro che sono risultati positivi o erano contatti stretti. Oggi non conta morti, ma è passata da una media mobile a sette giorni di 2,71 contagi registrati il 2 marzo 2021 ai 17.232 di due giorni fa. Un numero enorme, su una popolazione di 5 milioni di abitanti che improvvisamente si è sentita minacciata. «La maggior parte dei neozelandesi non conosceva nessuno che avesse il Covid-19. Questo sta cambiando enormemente ora», ha dichiarato al New York Times Siouxsie Wiles, microbiologa dell’Università di Auckland. I neozelandesi affrontano Omicron con quarantene meno rigide, il governo di Wellington sta rallentando molte restrizioni ma se l’esserci vaccinati in gran numero aiuta a limitare i decessi, rimane la fragilità di una popolazione che non ha acquistato l’immunità naturale. E l’aver fatto due dosi non sta proteggendo dal contagio, si stima che ogni neozelandese positivo a Omicron stia infettando in media altre 4,64 persone. Una scarsa immunità derivata dalle infezioni potrebbe portare a più infezioni e ricoveri.Nemmeno a Hong Kong la politica del «zero Covid» ha dato risultati di protezione ai 7,4 milioni di abitanti. Il governo cinese era convinto che le restrizioni di viaggio e il tracciamento dei contatti avrebbero potuto spegnere rapidamente qualsiasi catena di trasmissione locale. Non è stato così. Ieri il virus aveva infettato in un giorno 56.827 abitanti dell’ex colonia, quando un anno fa i contagiati furono 19. Costretti dal presidente Xi Jinping a misure rigidissime per contenere Omicron, i malati sono ammassati negli ospedali ormai strapieni o lasciati fuori dai pronto soccorso. Le autorità parlano di aprire 500 centri per effettuare i test, ma i tempi non saranno così rapidi come ha promesso Liang Wannian, l’alto funzionario sanitario di Pechino che guida il gruppo di esperti Covid.I quarantenni risultano vaccinati per quasi il 91%, i cinquantenni per l’86%, certo con un farmaco cinese che non sarà efficace come quelli a mRna, obiettano diversi studiosi, ma l’errore enorme è stato lasciare senza doppia dose gli ultraottantenni, ovvero la popolazione più fragile se esposta al Covid. Quasi 75.000 anziani e disabili vivono in strutture residenziali a Hong Kong, 600 delle quali registrano focolai di infezione. Andavano vaccinate tutte, subito, le persone a rischio, ed è questa la strategia che va seguita. Pianificare campagne vaccinali di massa con terze, quarte dosi che non scalfiscono le varianti, è uno spreco di soldi e forse un grave danno alla salute della popolazione. In Italia, invece, c’è ostinazione nell’inseguire tutti con la dose aggiuntiva, o con la fiala per bambini che andrebbero lasciati liberi di contagiarsi perché il Covid non arreca loro danni. Solo in piccolissima percentuale, e se in presenza di patologie concomitanti. Tra gli irriducibili c’è anche il virologo Roberto Burioni, che pure ieri esortava i genitori sui social: «Non ritardate la loro vaccinazione» Convinto che «i vaccini fortunatamente proteggono molto bene anche i più piccoli dalle forme severe di malattia», raccomandava di fare perfino la dose di richiamo.
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.