2019-12-08
Nuova tegola sugli indagati: a casa gli ultimi quattro piccoli di Bibbiano
Hanno iniziato il percorso per rientrare in famiglia. Fra loro anche il ragazzino stuprato mentre era in affido. Questa è l'ennesima prova che il sistema malato era una realtà: non è stato un banale «raffreddore».Dicono che Bibbiano sia stato un «raffreddore». A quanto pare, però, il malanno è stato piuttosto pesante, tanto da durare anni e da impedire a un bel po' di genitori di vedere i propri figli per troppo tempo. Ora, finalmente, le famiglie possono tornare ad abbracciare i loro piccoli. Anche gli ultimi quattro bimbi citati (loro malgrado) nelle carte dell'inchiesta «Angeli e demoni» hanno iniziato il percorso per rientrare a casa. Nello specifico stanno affrontando gli «incontri protetti», che sono un passaggio obbligato sulla strada per il ritorno in famiglia. Tra questi minorenni, come ha raccontato ieri il bravo giornalista Rai Luca Ponzi, c'è anche la piccola Katia, il cui caso è uno dei più strazianti di tutta la vicenda bibbianese. Stiamo parlando della bambina che fu scaricata da un'auto dalla madre affidataria e lasciata sotto la pioggia perché si rifiutava di accusare il padre naturale di abusi. Maltrattamenti mai avvenuti, che però si volevano dimostrare a tutti i costi. Katia era stata affidata a due donne, Fadia Bassmaji e Daniela Bedogni. La prima era legata all'assistente sociale Federica Anghinolfi non solo dalla militanza ideologica sul fronte Lgbt, ma pure da una passata relazione sentimentale. Fu la Bedogni, come risulta dalle carte, a infuriarsi con Katia e a farla scendere dalla macchina gridandole: «Porca puttana vai da sola a piedi... Porca puttana scendi! Scendi! Non ti voglio più! Io non ti voglio più scendi! Scendi!». Katia, non appena l'inchiesta è esplosa, è subito stata tolta alle due donne e adesso, un passo alla volta, potrà ritornare dove avrebbe sempre dovuto stare.Anche un altro dei bambini che stanno affrontando il percorso di rientro è stato protagonista di una storia atroce. A quanto risulta dalle carte, gli operatori della Val d'Enza lo pressarono per fargli raccontare abusi subiti da parte dei genitori. I servizi sociali sostenevano che i genitori avrebbero masturbato sia lui sia i suoi fratelli, così il piccino venne portato via da casa e mandato in affido. La violenza vera, però, il bimbo la subì a casa degli affidatari: venne stuprato da un ragazzo di 17 anni, anche lui affidato alla stessa famiglia. Il particolare più sconvolgente di tutta la vicenda, però, fu il commento dell'assistente sociale Francesco Monopoli. Quando venne a sapere della violenza subita dal piccolo, disse: «Chissà che segnali avrà mandato a questo ragazzo perché fosse predabile». L'assistente sociale sostenne che fosse colpa del bambino, il quale avrebbe mandato al ragazzo più grande segnali di disponibilità sessuale. Se fosse rimasto a casa propria, quel piccoletto non sarebbe probabilmente mai stato abusato. Invece ora si porta dentro una ferita che sarà molto difficile curare. Le ferite le hanno accumulate tutti, questi bambini e queste bambine. Eppure c'è ancora qualcuno che ha il fegato di sostenere che le vere vittime del «caso Bibbiano» siano il Pd e il sindaco Andrea Carletti.C'è ancora qualcuno che osa insistere sull'inesistenza del «sistema Bibbiano». Sono i numeri, e non le opinioni, a smentire queste tesi.Vediamo di basarci sui dati che ha fornito Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale dei minori di Bologna. I servizi sociali bibbianesi hanno segnalato alla procura della Repubblica presso il tribunale minorile la bellezza di 100 situazioni di minori a rischio.La Procura - che avrebbe il potere di fare verifiche e quello di, eventualmente, archiviare i casi in partenza - ha deciso di portare avanti tutti e 100 i procedimenti. Sui giudici del tribunale bolognese si è fatta molta polemica. Il passaggio di Spadaro a Roma è stato inutilmente bloccato dopo che il ministro Alfonso Bonafede ha ordinato un'ulteriore indagine sulla corte bolognese. Ma nessuno sembra essersi chiesto: perché la Procura non ha indagato e si è limitata ad accogliere tutte le istanze dei servizi sociali? Curioso, no? Dei 100 casi segnalati, dice il presidente del Tribunale, fortunatamente 85 non sono sfociati in un affido al di fuori della famiglia di origine, altri 15 invece sì. Di questi 15 fanno parte gli otto bambini citati nelle carte di «Angeli e demoni». Quattro di loro sono stati restituiti alle famiglie nei mesi scorsi, grazie all'azione di Spadaro e dei suoi giudici (tre ancora prima che l'inchiesta iniziasse). Gli altri quattro sono appunto quelli che ora si apprestano a tornare a casa.Sapete che cosa significa? Che tutti i bambini di cui si è occupato il servizio sociale bibbianese sarebbero dovuti restare a casa propria. Non a caso, quando i protagonisti del «sistema Bibbiano» sono stati rimossi, tutti i piccoli sono stati rimandati in famiglia. Per alcuni non c'è nemmeno stato bisogno che intervenissero nuovi assistenti sociali: ci ha pensato il tribunale di Spadaro da solo. Va ricordato, per altro, che alcuni degli allontanamenti sono stati fatti basandosi su relazioni falsificate dai bibbianesi proprio allo scopo di togliere i piccoli ai genitori.Gli amministratori del Pd hanno sponsorizzato e difeso un modello che ha prodotto questi risultati terribili. Hanno fatto lavorare personalità come Claudio Foti (laureato in lettere, psicoterapeuta grazie a una sanatoria), la cui competenza scientifica era già stata fortemente messa in dubbio prima che «Angeli e demoni» cominciasse. E adesso recitano la parte degli umiliati e offesi.Alla fine, ad andarci di mezzo sono stati i bambini. Adesso tornano a casa, certo. Ma si portano dietro una valigia piena di dolore che difficilmente potranno svuotare. Alla sofferenza si aggiunge lo scherno: altri passano per vittime, mentre il coro continua a berciare che Bibbiano è stata soltanto un'invenzione. Un raffreddore.