2020-11-21
Nuova accusa per il figlio di Grillo. Spunta un’altra ragazza abusata
Nei cellulari le immagini choc delle due giovani ubriache che sarebbero state costrette a subire atti di violenza nella casa del fondatore del Movimento. La Procura di Tempio Pausania è pronta a chiedere il rinvio a giudizio. Sulle colline di Sant'Ilario, a Genova, da qualche giorno il clima è cupo. E non solo quello meteorologico. Questa è la terra di Bocca di rosa, la giovane sempre pronta a far sesso cantata da Fabrizio De Andrè. Quella che «appena scese alla stazione […] tutti si accorsero con uno sguardo che non si trattava di un missionario». E qui a Sant'Ilario qualcuno potrebbe avere confuso la musica con la realtà. Ciro Grillo, il figlio ventenne del fondatore dei Movimento 5 stelle Beppe, in mezzo a questi ulivi con vista mozzafiato sul mar Ligure abita nella villa di famiglia, e adesso rischia, insieme con tre suoi coetanei, un processo per violenza sessuale di gruppo e per questo aggravata. Sono infatti terminate le investigazioni del procuratore di Tempio Pausania Gregorio Capasso e della pm Laura Bassani per il presunto stupro e altri abusi perpetrati da Grillo junior, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria ai danni di due coetanee, S. J. e R. M.. L'avviso di chiusura delle indagini inviato lo scorso 6 novembre ai quattro e ai loro avvocati contiene una grande sorpresa. La vittima dei giovani non è stata considerata solo S. J., ventenne italo-norvegese, ma anche l'amica R. M.. L'inchiesta ha clamorosamente smentito la linea difensiva dei legali che vorrebbero far passare l'idea di due ragazze disponibili, alla fine di una serata di bisboccia, a concedersi una gang bang. Ma forse queste due giovani, studiose e cresciute in solidi contesti famigliari, non sono inquadrabili in facili stereotipi estivi. Anche perché denunciare una violenza non è mai una decisione semplice, soprattutto per famiglie riservatissime, che cercano giustizia ma nessuna pubblicità. Tanto che per un anno hanno atteso le decisioni della Procura nel più rispettoso silenzio. Solo i genitori di S. J. hanno deciso a un certo punto di cambiare avvocato, scegliendo uno dei migliori su piazza, Giulia Bongiorno, da sempre impegnata nella lotta agli abusi contro le donne. «Anche Ronaldo se non segna, va in panchina» ci aveva confidato queste estate a labbra strette il padre, preoccupato per l'andamento del procedimento. Leggendo le due paginette con le contestazioni appare abbastanza evidente che gli inquirenti nei cellulari dei quattro ragazzi genovesi abbiano trovato le prove di una nottata di inaudita brutalità. Adesso uno dei quattro eredi del comico genovese e i suoi amici sono accusati di violenza sessuale aggravata dall'essere di gruppo.Nel primo capo d'imputazione sono tutti accusati perché in concorso tra loro, la notte del 17 luglio 2019, «riuniti presso l'abitazione a loro in uso, sita in Cala di Volpe di Arzachena, partecipavano ad atti di violenza sessuale in danno di S. J.». L'appartamento citato è di proprietà della famiglia Grillo e si trova in un esclusivo golf club. La notte dello stupro sotto quel tetto dormiva anche la mamma di Ciro, Parvin Tadjik. La quale non avrebbe sentito nulla. Ma continuiamo a leggere: «Mediante violenza, costringevano e comunque inducevano S. J., abusando delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica dovuta all'assunzione di alcol, a subire e compiere atti di natura sessuale». A questo punto inizia la descrizione dettagliata dell'orrore. Corsiglia, dopo aver chiesto alla studentessa milanese di accompagnarlo in una stanza da letto per prendere delle coperte «la afferrava per le braccia, la scaraventava sul letto e la baciava in bocca». Era solo l'inizio: «Continuava poi la condotta violenta nel tentativo d avere un rapporto sessuale, mettendosi nuovamente sopra di lei e allargandole le gambe, ma S. J. riusciva a divincolarsi e a uscire dalla stanza». L'incubo, però, era destinato a continuare. «Corsiglia si infilava nel letto di un'altra stanza priva di porta, in cui la J. si era coricata, la afferrava per i capelli spingendola sotto la coperta e tirandola su di sé, la costringeva a subire un rapporto orale; poi la girava mettendola in posizione supina e sdraiata, e, dopo averle abbassato anche l'intimo, la costringeva a un rapporto vaginale». E nel frattempo, secondo gli inquirenti, che cosa stavano facendo gli altri indagati? «Entravano e uscivano dalla stanza ridendo tra loro e ostruendo il passaggio alla J., quando, divincolatasi, la ragazza tentava di allontanarsi, consentendo in tal modo a Corsiglia di raggiungerla nuovamente, di afferrarla e spingerla nel box doccia del bagno, dove la costringeva a subire un ulteriore rapporto vaginale» mentre i compagni di scorribanda, rimasti fuori, «commentavano tra loro». Successivamente, quando oramai si era fatto giorno ed erano circa le 9 del mattino, Grillo, Capitta e Lauria sarebbero andati a caccia della loro parte, probabilmente ispirati dai video dei siti pornografici della categoria «rough sex», il sesso violento. In questo caso per nulla consensuale: «La forzavano a bere della vodka, afferrandola per i capelli e tirandole indietro la testa» e «la costringevano e comunque la inducevano a compiere e subire ripetuti atti sessuali e segnatamente la masturbazione dei propri organi digitali e ripetuti rapporti orali e vaginali, contestualmente e con ciascuno di loro». Anche in questo caso gli indagati avrebbero approfittato «delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della J., la quale era reduce da un'intera notte insonne trascorsa in discoteca, dalle violenze sopra descritte ed aveva comunque ingerito una consistente quantità di vodka».Per questo gli inquirenti contestano l'aggravante dell'utilizzo di sostanze alcoliche. Ma la notte brava di Grillo, Capitta e Lauria non è finita qui. Infatti i tre «partecipavano anche ad atti di violenza perpetrati in danno dell'amica di J., R. M.». E in questo frangente il figlio del comico genovese si sarebbe distinto: «In particolare Grillo, alla presenza di Capitta che scattava fotografie per immortalarlo e di Lauria, appoggiava i propri genitali sul capo di R. M., la quale, in stato di incoscienza perché addormentata, era costretta a subire tale atto sessuale». Per poter muovere questa accusa i magistrati avranno trovato sui cellulari l'immagine di Ciro che troneggia sulla preda umiliata, come il cacciatore che si fa immortalare con il piede sulla selvaggina priva di sensi. Adesso i difensori, tra cui Enrico Grillo, nipote di Beppe, avranno una ventina di giorni di tempo per depositare memorie e per far ascoltare i loro assistiti. Il passo successivo, salvo clamorosi colpi di scena, sarà la richiesta di rinvio a giudizio per i quattro indagati da parte della Procura.