2021-10-31
I numeri dell’Europa parlano chiaro: il virus se ne infischia del foglio verde
Le iniezioni non fermano contagi e ospedalizzazioni. Anziché impedire alla gente di lavorare, guardiamo in faccia la realtà.«Le opinioni sono, per definizione, opinabili e le argomentazioni contro il green pass che vengono pubblicate appartengono alla categoria dei sottili sofismi». Così mi ha scritto un lettore, annunciandomi l'intenzione di rinunciare all'acquisto quotidiano della Verità. Premesso che in Italia esiste la libertà di stampa e anche quella di non comprare una testata di cui non si condivide la linea, Beppe - questo il suo nome - ha ragione su almeno un punto: le opinioni sono opinabili. Non lo sono tuttavia i fatti e questi sono ciò che commentiamo ogni giorno, riportando dati e analisi difficili da smentire. Mentre tutto il resto lo è, i numeri non sono opinabili. Si può ritenere che sia giusto imporre l'obbligo vaccinale; si può credere che sia utile costringere le persone che vogliono lavorare a esibire un certificato verde; si può perfino sostenere che si debba somministrare il siero anche ai bambini, come dice qualche virologo (mentre gran parte dei pediatri è contraria). Però, se si può discutere di tutto ciò, non si possono negare i dati di fatto che contraddicono la narrazione quotidiana che ci viene propinata.Lo ripeto per l'ennesima volta. Io non sono contro i vaccini. Anzi, credo che il siero abbia rallentato i contagi, ma a differenza di ciò che ci viene fatto credere, non è un pezzo di carta verde, né una percentuale più elevata di immunizzati che fermerà i contagi. Credere che l'epidemia non sia stata debellata per colpa di chi non si è vaccinato non è un dato di fatto: è una stupidaggine, perché il virus circola anche tra i vaccinati. E la mia non è un'opinione: è una constatazione di ciò che sta succedendo in Paesi che hanno più vaccinati di noi e hanno imposto regole di comportamento che, se non sono uguali alle nostre, sono molto simili. Prendete l'Irlanda: dal punto di vista delle vaccinazioni è più avanti di noi. A Dublino e dintorni ha ricevuto prima e seconda dose il 91% della popolazione sopra i 12 anni. Per rimanere a ciò che ci raccontano ogni giorno gli esperti, nell'isola verde è stata raggiunta una percentuale che dovrebbe garantire l'immunità di gregge. E invece non è così. Nonostante il green pass sia indispensabile per entrare in ristoranti e hotel, proprio come in Italia, l'Irlanda ha registrato nelle ultime settimane un incredibile aumento dei contagi, con 2.541 nuovi casi, all'incirca la metà di quelli rilevati in Italia. Un dato che però si scontra con il fatto che gli irlandesi sono in tutto meno di 5 milioni, cioè neppure un decimo della popolazione del nostro Paese.Non solo: nonostante l'alto tasso di vaccinazione, i pazienti in ospedale sono tornati al livello di marzo, quando ancora non era stato somministrato a tutti i residenti il siero anti Covid. In terapia intensiva ci sono più di 100 persone, con un incremento di 74 degenti nell'ultima settimana. Volete credere che tutti i contagiati e tutti i ricoverati siano no vax, come si racconta in Italia? Liberi di farlo, ma non è così. A Waterford, cittadina con più di 50.000 abitanti, il 99,7% della popolazione adulta è vaccinata. Tuttavia, negli ultimi giorni si è registrato il più alto tasso di infezioni da Covid. Non molto diversa la situazione in Belgio, dove nonostante un tasso di vaccinazione superiore al nostro, i contagi sono tornati a salire (8.737 nuovi casi su 11 milioni di abitanti) e anche l'occupazione dei letti di terapia intensiva, con un incremento dei ricoveri del 53%. La Grecia, altro Paese che pur non avendo esteso l'obbligo del green pass per lavorare lo ha adottato prima di noi per concedere l'accesso a bar e ristoranti, ieri ha annunciato che in alcune zone le terapie intensive sono al collasso, al punto di dover stringere accordi con le cliniche private. In questo caso, secondo il ministro della Salute, sarebbe colpa di chi non si è vaccinato (Atene ha una copertura inferiore alla nostra, tuttavia più alta di quella toccata da Polonia e Ungheria), ma da ciò che sta accadendo, è evidente che il certificato verde non è servito a molto, se non a far credere di garantire una protezione dal virus che non c'era. Lo so, Beppe dirà che i miei sono «sottili sofismi», ma io guardo i dati e non mi accontento delle facili promesse, perché in questi due anni ne ho sentite troppe, da quelle di Giuseppe Conte che assicurava agli italiani un tranquillo Natale a quelle dei cosiddetti esperti, pronti a promettere che il Covid non sarebbe mai arrivato da noi. Le balle mi danno la nausea. Soprattutto, mi danno fastidio le guerre di religione, che conducono a ritenere un untore chiunque non si sia vaccinato. Nel mondo i non vaccinati sono il 70% della popolazione e non stanno tutti a casa loro. Il virus gira e l'Italia non è una stanza asettica, con le frontiere sigillate. Dunque, prima di costringere le persone a rinunciare al lavoro e alla libertà, è meglio guardare in faccia la realtà.
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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