
Per evitare gli attriti con gli istituti, il governo frena sulla legge sui crediti deteriorati. Su cui anche Fitch ha espresso criticità.«Sul tema Npl ne abbiamo parlato, ne stiamo parlando ma allo stato attuale non ci sono provvedimenti in rampa di lancio», ha detto ieri Giorgia Meloni nella conferenza stampa tenuta al termine del Consiglio dei ministri. Il governo accantona, per ora, le nuove misure sui crediti deteriorati. Prima è meglio far digerire l’introduzione della tassazione sugli extraprofitti delle banche - su cui, comunque, va ancora trovato un punto di caduta - e far raffreddare i segnali di insofferenza che sono arrivati nelle ultime settimane dal mercato e dagli investitori internazionali. La materia è delicata perché potrebbe avere ripercussioni sul mercato italiano dei non performing loans che vale 307 miliardi di crediti ed è il più grande d’Europa. «Adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento Ue 2021/557 che modifica il regolamento Ue 2017/2402 che stabilisce un quadro generale per la cartolarizzazione e instaura un quadro specifico per cartolarizzazioni semplici, trasparenti e standardizzate per sostenere la ripresa dalla crisi Covid»: era dunque indicato così, all’ordine del giorno del Cdm di ieri, l’esame «preliminare» di un decreto che dovrebbe migliorare la situazione delle agevolazioni e delle garanzie post crisi pandemica. Non si tratta, però, della norma sugli Npl ipotizzata dal ministero delle Imprese per consentire a famiglie e imprese indebitate, che già hanno avuto difficoltà a far fronte ai pagamenti, di ricomprare il proprio prestito a un prezzo prestabilito grazie ad alcune agevolazioni, dopo che questo è stato ceduto alle società specializzate. Ieri è stato esaminato solo un elemento parziale. Come avevamo ricordato in un articolo dello scorso 25 agosto, l’idea dietro a quelle misure ipotizzate non è nuova. Nel settembre 2018 era stato presentato un disegno di legge portato avanti dall’allora senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, oggi ministro delle Imprese, che puntava a consentire il riscatto delle sofferenze bancarie direttamente ai debitori. L’obiettivo dichiarato era quello di «agevolare le prospettive di recupero dei crediti in sofferenza e favorire il ritorno in bonis del debitore ceduto, al fine di contribuire allo sviluppo e alla competitività del sistema economico produttivo nazionale», si leggeva nel primo articolo. In pratica, creare un canale privilegiato per i debitori che avrebbero la possibilità, tramite un diritto di opzione, di ricomprarsi il credito deteriorato, o direttamente l’incaglio, aggiungendo al prezzo con cui la banca l’ha ceduto una percentuale compresa tra il 20 e il 40 per cento. L’iniziativa puntava, insomma, a consentire a Pmi e persone fisiche di esercitare un’opzione per estinguere il proprio debito a valori ragionevoli, facendo allo stesso tempo conseguire al creditore cessionario - ossia un servicer - un giusto profitto. Il testo di legge era stato incardinato in commissione al Senato per poi arenarsi con la fine della legislatura. Ma ora, con Fdi al timone della maggioranza di Palazzo Chigi, quell’idea è stata tirata fuori dal cassetto. Finendo sui «terminali» degli investitori internazionali con un allarme lanciato da Bloomberg. «La nuova legge potrebbe turbare ulteriormente i finanziatori e gli investitori internazionali in un Paese ancora scosso da una tassa a sorpresa sulle banche», evidenziavano i reporter dell’agenzia finanziaria americana a fine agosto. Aggiungendo che le preoccupazioni degli investitori «si concentrano sulla possibilità che le misure possano cancellare i loro rendimenti». Ieri, a puntare preventivamente il dito su una proposta che «creerebbe una significativa incertezza per le banche, i servicer e gli investitori nelle cartolarizzazioni se implementata nella sua forma attuale» è stata l’agenzia Fitch Ratings. Secondo cui «non è chiaro quanti mutuatari utilizzerebbero il meccanismo previsto, ma ciò potrebbe pesare sulla capacità delle banche di smaltire i crediti deteriorati. Una misura retroattiva potrebbe aumentare l’onere operativo per i gestori, innescare revisioni sostanziali dei piani aziendali esistenti da parte dei gestori e degli acquirenti e incidere sulla redditività degli investimenti esistenti in Npl. Per le banche italiane, la ridotta liquidità del portafoglio Npl e i maggiori costi di cessione potrebbero rendere più difficile ridurre la percentuale di Npl nei bilanci attraverso le cessioni. Gli stock di Npl sono bassi, ma prevediamo un aumento moderato dei nuovi afflussi di Npl nei prossimi 24 mesi e ipotizziamo che le banche manterranno i flussi e gli stock sotto controllo, compresi attraverso cessioni», ha concluso l’agenzia di rating. Secondo altri esperti, c’è il rischio di creare effetti distorsivi nel mercato italiano del debito, rendendolo meno attrattivo per gli investitori e quindi meno stabile.Il governo ha così preferito rallentare. Il ministro Urso, lo scorso 3 settembre, aveva dichiarato che sui crediti deteriorati delle imprese «è stata iniziata una riflessione, un confronto con tutti gli attori del sistema per poi, ove si raggiungesse un’intesa a livello di governo, ma anche con gli attori del sistema, presentare una misura mirata agli artigiani, alle piccole media imprese, a coloro che noi dobbiamo rimettere in attività pienamente». In Parlamento, quasi tutte le forze politiche hanno presentato dei disegni di legge, come era successo cinque anni fa. Ma la legge, per ora, può attendere. Il mercato ha chiesto un dialogo con il governo e la politica prima di varare nuove misure sugli Npl, e Urso ha messo così il provvedimento su una più lenta strada parlamentare rispetto a un decreto, come visto nel caso della tassazione straordinaria sulle banche.
Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
- La trasmissione lancia nuove accuse: «Agostino Ghiglia avvisò Giorgia Meloni della bocciatura del dl Riaperture». Ma l’attuale premier non ebbe alcun vantaggio. Giovanni Donzelli: «Il cronista spiava l’allora leader dell’opposizione?». La replica: «Sms diffusi dal capo dell’autorità».
- Federica Corsini: «Contro di me il programma ha compiuto un atto di violenza che non riconosce. Per difendersi usa la Rai».
Lo speciale contiene due articoli
La Philarmonie (Getty). Nel riquadro, l'assalto dei pro Pal
A Parigi i pro Pal interrompono con i fumogeni il concerto alla Philarmonie e creano il caos. Boicottato un cantante pop per lo stesso motivo. E l’estrema sinistra applaude.
In Francia l’avanzata dell’antisemitismo non si ferma. Giovedì sera un concerto di musica classica è stato interrotto da militanti pro Pal e, quasi nello stesso momento, un altro concerto, quello di un celebre cantante di origine ebraica, è stato minacciato di boicottaggio. In entrambi i casi, il partito di estrema sinistra La France Insoumise (Lfi) ha svolto un ruolo non indifferente.
Guido Crosetto (Cristian Castelnuovo)
Il ministro della Difesa interviene all’evento organizzato dalla «Verità» dedicato al tema della sicurezza con i vertici del comparto. Roberto Cingolani (Leonardo) e Nunzia Ciardi (Acn): bisogna prevenire le minacce con l’Ia.
Mai, come nel periodo storico nel quale stiamo vivendo, il mondo è stato più insicuro. Attualmente ci sono 61 conflitti armati attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che coinvolgono oltre 92 Paesi. Ieri, a Roma, La Verità ha organizzato un evento dal titolo «Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti», che ha analizzato punto per punto i temi caldi della questione con esponenti di spicco quali il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato dal direttore della Verità, Maurizio Belpietro.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier ungherese è stato ricevuto a pranzo dall’inquilino della Casa Bianca. In agenda anche petrolio russo e guerra in Ucraina. Mosca contro l’Ue sui visti.
Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.






