2022-04-18
La norma sui nomadi digitali arriva anche in Italia
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In ritardo di un anno e mezzo rispetto agli altri Paesi europei, e senza agevolazioni fiscali, è stato inserito nel Sostegni ter un emendamento che prevede una nuova categoria di lavoratori: «i nomadi digitali non appartenenti all’Ue», ovvero lavoratori altamente qualificati, che hanno un reddito medio alto e che possono fare bene all’economia nazionale.In ritardo di un anno e mezzo, rispetto agli altri Paesi europei, e senza agevolazioni fiscali. Come sempre, su questo genere di iniziative (si pensi alla misura per portare i pensionati esteri nelle regioni del Sud), l’Italia arriva tardi e senza novità che possono fare la differenza. E dunque, nel Sostegni ter è stato inserito, nel processo di conversione, un emendamento che prevede una nuova categoria di lavoratori: «i nomadi digitali non appartenenti all’Ue». Si tratta quindi di «cittadini di un paese terzo, che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto in via autonoma ovvero per un’impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano», precisa il testo. Si parla di lavoratori altamente qualificati, che hanno un reddito medio alto e che possono fare bene all’economia nazionale. I requisiti per ottenere lo status di nomadi digitali devono ancora essere definiti da un successivo decreto. Quello che sicuramente manca (almeno, per il momento non sono state annunciate misure agevolative) rispetto agli altri paesi è il vantaggio fiscale. Se infatti si va a vedere come hanno impostato la misura del nomade digitale, le altre giurisdizioni, si nota come molte hanno accompagnato la norma ad incentivi fiscali. Il motivo? cercare di attirare sul proprio territorio sempre più nomadi digitali, in modo da incentivare l’economia locale. Malta Malta è uno di questi paesi che ha adottato la norma sui nomadi digitali prima dell’Italia. Dal punto di vista fiscale i lavoratori a distanza, a cui è stata approvata la residenza da nomade, non sono tenuti a pagare le imposte locali sul reddito. Ma non solo, perché non devono neanche fare alcun adempimento fiscale nazionale. Inoltre, è possibile rinnovare il permesso per rimanere a Malta per un massimo di tre anni, con tutti i vantaggi fiscali ad esso connessi. Ricordiamo infatti che il Paese offre già dei regimi vantaggiosi che hanno sempre attratto stranieri, soprattutto extra Ue. L’introduzione della misura sui nomadi digitali rappresenta dunque solo un’aggiunta in un sistema Paese di attrazione dei capitali già ben rodato nel tempo. PortogalloIl Portogallo è stato uno dei primi paesi in Ue ad aver lanciato la norma sui nomadi digitali. E lo ha fatto in grande stile, soprattutto il governo locale di Madeira (noto paradiso fiscale). Chi vuole approfittare di questa iniziativa può decidere di vivere nel villaggio «nomade» di Ponta do Sol oppure in ville, in albergo con wi-fi gratuito e postazioni di coworking. Se si amplia lo sguardo a tutto il Portogallo si scopre poi come le agevolazioni non sono circoscritte solo a Madeira. E infatti lo status di residenti non abituali può durare fino a 10 anni ed è possibile non essere tassati sul reddito (eccezione per quello nazionale) e godere di un’aliquota forfettaria del 20% per certi redditi di origine portoghese (il regime standard prevede un 48% di tassazione). Inoltre il Portogallo, dato il numero sempre maggiore di nomadi digitali, che stanno scegliendo il paese, sta studiando un nuovo regime fiscale per questi soggetti. CroaziaLa Croazia ha reso operativa la norma a partire da gennaio 2021 e offre l’esenzione totale dalle tasse sui redditi di lavoro prodotti dai nomadi digitali. E dunque, stando alla nuova legge scritta dal governo nazionale, chi è un nomade digitale nel Paese non è soggetto all’imposta su ciò che produce con il suo lavoro.GreciaLa Grecia a differenza di altri paesi non richiede un reddito minimo per poter ottenere lo status di nomade digitale. Anche qua la norma è partita a inizio 2021, con il parlamento greco che ha approvato una legge che prevede uno sconto del 50% dell'imposta sul reddito prodotto dai nomadi digitali. L'esenzione fiscale è valida per 7 anni, a condizione che il dipendente non sia stato in passato contribuente in Grecia e non abbia trovato lavoro nel Paese. Spagna Anche la Spagna si è unita al coro dei paesi che offrono il visto per i nomadi digitali ormai dal 2021. Chi ottiene questo titolo ha diritto ad un'aliquota ridotta dell'imposta sul reddito dei non residenti . Invece di pagare la solita tariffa del 25%, i nomadi digitali pagano solo il 15% per un massimo di 4 anni. Possono partecipare al programma anche gli espatriati spagnoli che sono stati all'estero per più di 5 anni. Montenegro Il Paese ha deciso di mettere in piedi una vera e propria campagna per attirare i nomadi digitali fino al 2025. Per il momento il visto ha la durata di un anno, con l’opzione di rinnovo, e si sta lavorando per concedere delle agevolazioni fiscali ad hoc. CiproCipro non si è sottratta a questa novità. Il regime fiscale del Paese consente ai nomadi digitali di ottenere le residenze fiscali entro 60 giorni e di beneficiare di uno dei sistemi fiscali più attraenti dell'Ue. I nomadi possono risiedere a Cipro per un anno, con la possibilità di estendere la propria residenza per altri due anni; i familiari hanno il diritto di stare nel Paese per lo stesso periodo del nomade digitale, tuttavia, senza alcun diritto di impiego e/o qualsiasi altra attività economica a Cipro. E infine, se si rimane per più di 183 giorni nello stesso anno fiscale si verrà considerati fiscalmente residenti a condizione che non sia fiscalmente residente in nessun altro Paese.DubaiAnche Dubai offre il regime dei nomadi digitali concedendo l’esenzione totale dalle tasse alle persone fisiche. Inoltre una volta ottenuto lo status per un anno, il Paese offre anche l’accesso a linee telefoniche, servizi pubblici e scuole. A differenza della Grecia qua è richiesto uno stipendio minimo di 4.200 euro la mese.
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