2025-02-05
Nordio e Piantedosi in Aula per Almasri. E il Pd strilla a vuoto sulla diretta Rai
Matteo Piantedosi e Carlo Nordio (Ansa)
I ministri riferiranno sul caso. Polemiche lunari per l’iniziale «oscuramento» della seduta alla Camera. Che alla fine sarà in tv.Ordine pubblico e sicurezza nazionale: si snoda tra questi due concetti l’informativa che oggi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, terrà alla Camera e al Senato sul caso Almasri. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, da parte sua, sosterrà carte alla mano che la Corte di Appello di Roma poteva evitare di scarcerare il ricercato libico anche in assenza di un intervento dello stesso Guardasigilli. Le informative dei due ministri, previste per le 12.15 a Montecitorio e le 15.30 a Palazzo Madama, non riserveranno colpi di scena da parte del governo, poiché la vicenda è già stata ampiamente sviscerata: le opposizioni dal canto loro avranno l’opportunità di fare un po’ di propaganda, che poi è l’obiettivo principale di tutta questa manfrina. Non a caso l’argomento polemico di ieri della sinistra è stato non tanto il fatto che Giorgia Meloni non riferirà in Parlamento, ma che per la seduta della Camera inizialmente non fosse prevista la trasmissione in diretta tv, mentre per quella del Senato sì. Con tutto il dovuto rispetto per il campo largo, non si capisce davvero per quale motivo la Rai debba trasmettere la stessa informativa, con le relative repliche dei partiti di maggioranza e opposizione, due volte nell’arco di poche ore, prima e dopo i pasti: eppure, fino a ieri sera i capigruppo delle opposizioni a Montecitorio hanno pressato il presidente della Camera Lorenzo Fontana per chiedere pure la diretta mattutina. Alla fine l’hanno spuntata, e così oggi gli italiani che non riescono proprio a farne a meno potranno assistere a entrambe le sedute, sia quella della Camera che quella del Senato. Cosa diranno Nordio e Piantedosi? A quanto apprende La Verità da fonti estremamente attendibili, Nordio sosterrà che la Corte di Appello di Roma poteva tranquillamente convalidare il fermo di Almasri, e la Procura generale chiedere la custodia cautelare in carcere, sulla base della richiesta di arresto della Corte penale internazionale e senza aspettare che il ministero della Giustizia si pronunciasse. È quanto ha spiegato con estrema chiarezza, come riportato ieri dalla Verità, Aniello Nappi, ex giudice delle Sezioni unite della Cassazione ed ex consigliere della corrente dei Verdi (oggi Area) al Csm, che ha scritto un articolo sul tema su Questione Giustizia, rivista di Magistratura democratica, la corrente di sinistra dei magistrati.Una volta scarcerato Almasri, spiegherà poi Piantedosi, a quanto ci risulta, il ricercato libico doveva essere immediatamente rimpatriato, per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale. L’ordine pubblico era infatti a rischio, perché un soggetto della pericolosità di Almasri non poteva essere lasciato libero di circolare sul territorio italiano. Trattenerlo dopo che la giustizia italiana lo aveva messo in libertà avrebbe comportato inoltre rischi serissimi per la sicurezza nazionale, perché in Libia ci sono molti asset e molti cittadini italiani, che a quel punto potevano correre il rischio di diventare oggetto di ritorsioni. La polemica sul rimpatrio con l’aereo di Stato poi è francamente surreale: verrà spiegato come in questi due anni e mezzo di governo siano stati oltre 180 i rimpatri di personaggi pericolosi, e questi sono sempre avvenuti con l’utilizzo di aerei pubblici (della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato, dell’intelligence) poiché utilizzare un volo di linea in questi casi è rischioso, ai limiti dell’incoscienza. Piantedosi ripercorrerà la vicenda, del resto sommariamente già esposta lo scorso 25 gennaio al Senato rispondendo al question time, aggiungendo molti dettagli. In particolare, verranno ricostruite puntualmente tutte le tappe, con orari e date, del viaggetto di piacere che Almasri si è concesso in Europa partendo il 6 gennaio da Tripoli in direzione Londra, con scalo a Fiumicino. Il 13 gennaio Almasri prende un treno e se ne va a Bruxelles per poi raggiungere Bonn, in Germania. Qui noleggia un’auto, e insieme ad alcuni amici si dirige verso Monaco: durante il tragitto, il 16 gennaio, la polizia tedesca ferma l’allegra comitiva per un controllo di routine e la lascia proseguire. Almasri in quel momento è nella «blue notice» dell’Interpol, un avviso pubblicato al fine di ottenere informazioni su una persona oggetto di indagini criminali, o localizzarla, o identificarla. La polizia tedesca quindi informa la Corte penale internazionale dell’Aja della presenza di Almasri in Germania, mentre il libico il 18 gennaio da Monaco parte verso Torino: in quelle stesse ore la «notice» da blu diventa rossa, e la Cpi spicca nei confronti del generale il mandato di cattura. Il 18 gennaio alle 18 Almasri è allo stadio di Torino, dove assiste a una delle poche brillanti prestazioni stagionali della sua amata Juventus, che batte 2-0 il Milan. La sua gioia però dura poco: alle 3 di notte in albergo viene arrestato. Il 21, la Corte di Appello di Roma non convalida l’arresto, Almasri viene rimpatriato, sui social compaiono video e immagini della festa per il suo ritorno.