2021-01-10
«Nonostante Bibbiano sulle case famiglia mancano i controlli»
Il Garante dell'infanzia del Lazio Jacopo Marzetti: «Il sistema non funziona E da aprile non c'è il mio omologo a livello nazionale»Nonostante gli scandali di Bibbiano e del Forteto e malgrado il periodo storico, da circa un anno all'Italia manca un Garante nazionale dell'infanzia. O meglio, una figura è stata indicata alcune settimane or sono, quella del magistrato Carla Garlatti, ma il Csm non ne ha ancora autorizzato la nomina; un'anomalia che si somma a quella che vede il garante in pectore essere non una figura terza ma il presidente del Tribunale per i minorenni, esponente di un ambito le cui criticità, legate anche ai tempi biblici, sono ben note. Per capire meglio la situazione, La Verità ha parlato con l'avvocato Jacopo Marzetti, 38 anni, che sul tema ha un osservatorio privilegiato essendo Garante dell'infanzia e dell'adolescenza della Regione Lazio, oltre che ex commissario del Forteto e membro della squadra speciale su Bibbiano nominata dal ministero della Giustizia.Non è grave che un Garante nazionale dell'infanzia ancora non ci sia? «Lo è assolutamente. In questa fase, soprattutto, è più che mai fondamentale tale figura. Noi tutti Garanti regionali avevamo scritto ai presidenti di Camera e Senato affinché nominassero velocemente Garante dell'infanzia che, ormai, manca da quasi un anno. Come noto, è stato scelto un autorevole magistrato che però, al momento, non è entrato ancora in carica non avendo avuto l'autorizzazione necessaria da parte del Csm».Quindi voi Garanti regionali siete senza un riferimento.«Esattamente. In realtà, per lavorare compatti abbiamo già creato una rete di Garanti regionali. Rete che si è da subito resa necessaria proprio per coordinarci tra noi, in particolar modo nell'attesa del Garante nazionale».Dopo i casi di Bibbiano e del Forteto, quali sono le partite aperte sul tema minori? «Io nel Lazio ho promosso l'attivazione di una mappatura della case famiglia e una verifica per cercare di monitorare per quanto possibile la situazione, partecipando come unico Garante regionale alla squadra speciale su Bibbiano istituita dal ministro Alfonso Bonafede. Ora urge un intervento dell'Autorità nazionale, ancora mancante, affinché ci si sia una verifica costante di tutte le case famiglia e dei centri immigrazione che, ricordiamo, accolgono migliaia di ragazzi in un periodo in cui, a mio avviso, c'è un vuoto normativo proprio su chi debba controllarle, queste case famiglia, compito in parte attribuito alla Procura dei minorenni, ma non basta. Serve una legge sul tema perché, purtroppo, i fatti accaduti negli anni evidenziano l'assenza di un sistema di controllo e di verifica».Quindi a oggi sulle case famiglia c'è un controllo più formale che sostanziale. «Esatto. E ciò vale pure per i centri dell'immigrazione. Nel Lazio, a seguito della legge 47, è stata istituita la figura dei tutori volontari, e più volte ho ricevuto da essi segnalazioni di criticità nei centri di accoglienza. Ma tale controllo non spetta a loro e io stesso, come Garante della mia regione, non dispongo di supporti e mezzi adeguati per assicurarlo - benché li abbia più volte richiesti - anche rispetto alle case famiglia. Molte volte, insomma, le amministrazioni nominano figure come la mia, ma poi non c'è modo che esse svolgano il loro ruolo fino in fondo. Manca un controllo, come provano i casi avvenuti in Toscana e in Emilia Romagna».Il mancato controllo sulle case famiglia da quanto dura? «Da sempre, perché non sembra esserci la volontà di intervenire su un sistema vero e proprio, con dei lati positivi ma pure tanti negativi. Invece bisogna intervenire, perché fatti come quelli di Bibbiano e del Forteto non accadano più. Quando sento dire che il “caso Bibbiano si è sgonfiato" - come fanno alcune parti politiche - come Garante sottolineo che pure laddove un solo minore fosse stato violato nei suoi diritti e nella sua incolumità, senza un'adeguata tutela dello Stato, saremmo davanti a un fatto gravissimo rispetto al quale nessuna giustificazione è accettabile. La giustizia farà il suo corso, ma di certo qualcosa di grave a qualche minore è successo, tanto che al Forteto dopo 30 anni sono arrivate le condanne e grazie al commissariamento i soggetti coinvolti sono stati allontanati dalla cooperativa e le vittime riconosciute a processo».A proposito di diritti dei minori, anche sulla scuola regna la confusione.«Un caos totale con responsabilità politiche gravi. Temo che arriveremo al 18 gennaio senza un'organizzazione, con il rischio che le scuole non riaprano. L'aspetto più grave è l'incertezza. Al sistema delle regioni rosse, arancioni o gialle noi adulti siamo purtroppo ormai abituati, ma lo stesso non può valere per i minori e soprattutto per la scuola. Il Comitato tecnico scientifico dà le sue indicazioni, ma spetta alla politica decidere, superando uno stallo dovuto anche ai milioni di euro spesi in banchi a rotelle anziché in piani trasporti e adeguati sistemi di aerazione delle aule, dato che è impensabile fare i mesi invernali con le finestre aperte. Per quanto mi riguarda, offro la mia totale disponibilità a dare una mano per una opportuna valutazione sulla riapertura o meno, con dati alla mano. Concludo ricordando che, in ogni caso, bisogna investire di più sugli sport individuali ai quali i minori vanno incoraggiati anche con finanziamenti e organizzazione statali, perché il loro benessere psicofisico non può essere dimenticato».