2022-02-12
Nonno Draghi manda i partiti a quel paese
Il premier sarcastico: «Tanti politici mi candidano in tanti posti, ma se per caso decidessi di lavorare dopo questa esperienza, un lavoro me lo trovo da solo». Come previsto, la battaglia del Colle ha lasciato il segno.Nella conferenza stampa di fine anno, lo scorso 22 dicembre, Mario Draghi aveva separato i suoi «destini personali» da quelli dell’esecutivo aprendo di fatto a una sua possibile ascesa al Colle: «Il mio destino personale non conta assolutamente niente, non ho particolari aspirazioni di un tipo o di un altro, sono un uomo e un nonno al servizio delle istituzioni», aveva detto il premier. Poi al Quirinale è rimasto Sergio Mattarella. E ieri la musica è completamente cambiata. «Ho visto che tanti politici mi candidano a tanti posti in giro per il mondo mostrando una sollecitudine straordinaria nei miei confronti, io li ringrazio moltissimo ma vorrei rassicurarli che se per caso volessi lavorare dopo questa esperienza probabilmente un lavoro me lo trovo anche da solo», ha detto il presidente del Consiglio. La palla in conferenza stampa gli è stata alzata da un giornalista del Foglio che ha chiesto se, di fronte a una «c’è una richiesta forte di centro da parte dei partiti e nel nome di Draghi si vuole lanciare una cosiddetta offerta politica, lei esclude che nel 2023 possa essere il federatore di questa coalizione di centro che può nascere? «, ha chiesto. E «nonno» Draghi si è sfilato, non intende più essere tirato per la giacca. Anzi. Prende le distanze dai partiti e dai politici come per dire «non sono come voi», proiettandosi verso altri lidi. Magari più europei. C’è chi guarda al posto occupato oggi a Bruxelles da Ursula von der Leyen o a quello di Charles Michel al vertice del Parlamento Ue. Chissà. Di certo, lontano dai tatticismi di palazzo e dalla cambogia politica. Un segno di forza ma anche di debolezza. Perché, nel frattempo, il premier esclude un eventuale rimpasto dei ministri («la squadra è efficiente e quindi va avanti») ma ha comunque bisogno di un cambio di passo per affrontare le sfide più impellenti che hanno tenuto banco nella conferenza stampa di ieri e di una ricetta economica che ancora non è ben chiara. Oltre alla riforma della giustizia, sul tavolo ci sono l’avanzamento del Pnrr, i rincari energetici, il rischio spread, l’inflazione e gli effetti del superbonus edilizio. L’agenda è fitta e le variabili esogene che possono complicare la ripresa sono molte. Sul caro bollette, Draghi ha detto che «le cifre già stanziate negli ultimi trimestri sono imponenti, parliamo di 9 miliardi e mezzo di euro, ma non sono sufficienti. Il governo dovrà fare un altro intervento che sarà presentato la prossima settimana. Si tratta di sostegni per contenere l’emergenza, poi interventi sull’offerta dell’energia con il potenziamento della produzione. E poi una parte che chiamiamo di fornitura a prezzo calmierato«. L’importante, ha poi aggiunto, è che la crescita non venga strozzata dal caro energia, per questo «il governo assegna a questo intervento assoluta priorità». Né lui né il ministro dell’Economia, Daniele Franco, hanno però aggiunto dettagli sull’entità di nuove risorse che saranno necessarie. Ovvero di quanto ampia sarà la portata del nuovo provvedimento per calmierare gli aumenti: il prezzo dell’energia elettrica nei primi tre mesi dell’anno è raddoppiato (+55%) e poco meno ha fatto il gas (+41,8%), creando problemi non solo alle attività produttive ma anche ai sindaci. L’intervento potrebbe valere tra i 5 e i 7 miliardi, come ha spiegato nei giorni scorsi la sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra, assicurando che questa volta si dovrebbero anche rafforzare i bonus sociali. Ma quelle cifre non sono state né confermate né smentite. Così come non è ancora chiaro come verrà tirata la coperta - corta - dei fondi.Quanto al Pnrr, anche ieri Draghi ha assicurato che «sta andando molto bene. Il ministro Giovannini mi ha dato poco fa una tabella, che uscirà tra qualche giorno, sulla realizzazione delle opere pubbliche e sugli investimenti nelle infrastrutture e le aggiudicazioni dei bandi sono le più alte degli ultimi 20 anni, sono circa tre volte quelle dello scorso anno per i trasporti e due volte quelle per le opere pubbliche. L’impegno degli attuatori è molto forte e il governo intende proseguire così», ha poi aggiunto. Sullo sfondo continuano ad agitarsi inflazione e spread. «In questo momento è del 4,5 per la Spagna, del 5,7 per l’Irlanda, del 4,4 per il Belgio, per l’Italia è del 3,33, gli spread sono aumentati per molti Paesi, non per tutti, e l’aumento italiano è inferiore a quello di tanti altri Paesi. Noi partiamo da una base di spread più alto e da volume di debito più alto e per questo dobbiamo spendere bene e vigilare sui conti, sul debito», ha sottolineato il premier. Anticipando che oggi il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, al Forex «annuncerà numeri molto buoni sulla crescita del debito pubblico». Ci sono poi i rischi endogeni come la stretta sul super bonus edilizio. «Il governo vuole che il meccanismo funzioni e i correttivi dovrebbero trovare posto in un emendamento a cui sta lavorando il ministero e il Parlamento», ha spiegato il presidente del Consiglio. Escludendo però che senza superbonus l’edilizia non vada avanti. «Non è che l’edilizia senza il superbonus non funziona. L’edilizia si è giovata del superbonus» ma va avanti lo stesso, «altrimenti tutti i Paesi starebbero a zero». Poi, la stoccata ad «alcuni di quelli che più tuonano sul superbonus» che «sono quelli che hanno scritto questa legge senza prevedere sufficienti controlli». Se in Italia ci sono casi di frodi è perché - osserva Draghi - «si è voluto costruire un sistema che prevede pochi controlli. Il funzionamento del superbonus ha rallentato per i sequestri deliberati dalla magistratura».
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)