2019-11-12
«Non voterei il paracadute legale neanche se me lo chiedesse Conte»
Barbara Lezzi, la grillina più ostile ad Arcelor Mittal: «Da contratto l'azienda ha tutti gli strumenti per terminare le bonifiche: la tutela il codice penale. Cercano una scusa per andarsene, loro fanno sempre così».Voterà lo scudo?(Sospiro). «No, mai: non voterò nessuno scudo e le spiego perché». Barbara Lezzi, ex ministro del Sud. Firmataria dell'emendamento dello scandalo, inseguita da tutti, oggetto di mille strali. Parla poco, pochissimo. Ma stavolta non si sottrae a nessuna domanda. E spiega la sua verità. Senatrice Lezzi, tutto il mondo la cerca, e lei dove è finita? (Ride) «Sono qui, non mi sono mai mossa, mi trova in Parlamento dove lavoro tutti i giorni».Lei è la firmataria dell'ormai celebre scudo di immunità penale su Ilva...«Scriva che ne sono orgogliosa»....che ha fatto scappare gli indiani.«Eh no! Io non ho fatto scappare nessuno». Sallusti dice che lei è una segretaria che fa danni. «Ho lavorato 21 anni in azienda e ne sono anche orgogliosa. Comunque Mittal non se ne può andare».Questo lo decide lei? «Lo decide un giudice. Ma Mittal è tenuta a operare da un contratto stipulato con lo Stato italiano». Vuole negare che quel contratto prevedesse lo scudo? «Questa è la prima fake news. Il contratto non contiene nessuno scudo». D'accordo, ma la garanzia è riconosciuta nel piano ambientale che è parte del contratto.«Non accetti questa semplificazione». Ma è una norma riconosciuta nell'articolo 27.5.«Faccia molta attenzione alle parole: in questo equivoco è il cuore della controversia con Mittal». La garanzia è prevista da quell'articolo, dunque il suo emendamento l'ha cancellata. «No. Non c'è nessuna immunità riconosciuta: l'articolo 27.5 del contratto prevede il diritto di recesso di Mittal se una nuova norma “rendesse impossibile portare avanti il piano ambientale"». E non è così?«Assolutamente no! Non c'è nessuna norma che renda impossibile questo lavoro. Lo scudo lo avevano i commissari del governo: fu introdotto dal decreto Renzi del 2015. Nell'aprile del 2019, quando questa norma è stata abrogata, nessuno l'ha più chiesta». Perché i commissari sono tranquilli?«Perché a loro non serve nessuna immunità speciale». E perché? «Perché esiste l'articolo 51 del codice di procedura penale, che tutela chiunque stia ottemperando a un obbligo che derivi da una autorità o da una norma giuridica». E secondo lei è questa la fattispecie? «Secondo la legge italiana! La stessa con cui lavorano tutti gli imprenditori italiani I manager di Mittal, come quelli di prima, sono già non punibili. Come gli attuali commissari, perché stanno ottemperando agli obblighi del decreto». E tutti i dubbi? «Propaganda e balle». Ma allora perché Mittal se ne vuole andare?«Io sospetto che, dal momento in cui non hanno rispettato il piano industriale e occupazionale, ogni pretesto fosse buono». Ma lei non gliene ha regalato uno?«Uno vale l'altro. Il vero tema è una perdita economica che impedisce a Mittal di portare avanti il piano ambientale». Lei non pensa che vadano aiutati? Hanno pagato parte della copertura dei parchi. «Pagano un affitto irrisorio per la quota di mercato di Ilva. Penso sia giusto che paghino poco, ma questo era previsto proprio perché sostenevano il piano».Quindi lei riconosce le perdite di Ilva?«Certo. Già 800 milioni: a fine anno sfioreranno il miliardo di perdite. Ma il tema è che il piano industriale non tiene».È contenta di questo?«Per nulla. Registro che lo avevano detto gli altri commissari di governo nel 2017». E perché non teneva?«Credo che Mittal si stata costretta ad aumentare la quota di produzione perché altrimenti non copriva i costi».L'obiettivo occupazionale fissato da Di Maio era troppo alto? «Non gli sembrava tale quando mostravano molto interesse alla quota di mercato ex Ilva...».Le ho chiesto di Di Maio. «E le rispondo: stanno disattendendo anche quello di Calenda!».Perché? «Purtroppo è il loro modus operandi». Attenta alle querele. «E perché? Hanno abbandonato altri Paesi europei, ad esempio il Belgio. E in Africa? Loro fanno così. È la loro policy». Perché?«Si sta ripetendo una storia: la questione della domanda e dell'offerta devono essere previsti nel flusso del mercato». Nel piano? «Certo. Se avessero voluto affrontare il problema bastava chiedere un incontro al governo». E invece? «Hanno presentato la richiesta di rescissione in tribunale. Vogliono andare via». Argomentazione di Calenda: il piano salta perché Di Maio vuole 1.000 assunti in più. «Ridicola. Hanno messo subito 1.300 e rotte persone in cassa integrazione un anno fa. Adesso ne chiedono 5000!». Erano ricattati da Di Maio? «Allora anche da Calenda: hanno accettato quella condizione e la stanno violando, suvvia!». Cosa?«Perché una multinazionale subirebbe una richiesta che considerava assurda? Avevano preso quell'impegno. Lo stanno violando. Ma volevano la fabbrica».Mittal scrive che la magistratura minaccia l'altoforno.«Eh no! Non sono chiacchiere campate per aria. È morto un operaio di 35 anni lasciando due bambini piccoli. È assurdo pretendere che la magistratura non metta bocca». C'è una scadenza a dicembre? «Il giudice riceverà il 13 novembre l'analisi di rischio. Se ci fossero delle prescrizioni, Ilva dovrà spiegare come ottemperarle entro il 13 dicembre». In che tempi?«Si stabiliranno con i tecnici le prescrizioni. Entro il 13 dicembre vanno decisi gli interventi, non devono essere realizzati. È una bella differenza». Saranno richieste realizzabili? «La domanda è: se dovesse accadere un altro incidente sul lavoro chi ne dovrebbe rispondere?». Loro dicono: non possono rispondere per le mancanze del passato. «Infatti si parla di futuro. Nessuno può essere punito per qualcosa che non ha fatto». Però vanno sanati ritardi trentennali«Quando hanno preso in affitto gli stabilimenti, il ragazzo era già morto. Quindi loro sapevano che bisognava intervenire. Andassero a portare l'analisi di rischio e vedessero cosa dice la Procura». I magistrati vogliono chiudere Ilva? «No, no, no, no!».Dicono che lei sia referente del partito dei magistrati. È vero questo?«Sono matti. Per me i magistrati sono una categoria come l'altra. Non fanno altro che rispettare la legge e tutelare il diritto alla salute». Nicola Porro ricorda che non c'è stata ancora una sentenza sui Riva. «Ci sono stati 12 decreti salva-Ilva che lo hanno impedito!».Il decreto Renzi diceva: la facoltà d'uso deve essere salvaguardata. «Non è giusto». Però si sarebbe fermato il forno. «Chi vale di più: la produzione o la vita? Perché si chiede giustizia per tutti i colpevoli tranne che per quelli di Ilva?». Perché si è trovato un compromesso difficile tra lavoro e salute. «La Corte costituzionale bocciò quel decreto».Lei vuole chiudere l'Ilva e fare una parco? Sia sincera. «Il parco esiste in Germania, un esempio virtuoso. Ma non è una via percorribile per il Paese». Lei è tra coloro che vuole coltivare a Taranto le cozze? «Non al posto della fabbrica. Né io né il sottosegretario Mario Turco abbiamo mai parlato di miticultura». Ha presentato quella mozione contro lo scudo per fare le scarpe a Conte? «Macché. Io le ho viste le teste rasate dei bambini malati di chemio. Il bottone verde dello scudo non lo premerò mai». Nemmeno se glielo chiede Conte? «Mai. E fra l'altro non lo chiede. né a me né agli altri». Vuole candidarsi alla presidenza della Puglia? «Io non mi devo candidare da nessuna parte. Chi dice questa cosa non ha argomenti». Voleva che vincesse l'altra cordata? «Io non avevo tanta fiducia in Mittal. Gli altri avevano una mission più chiara sulla decarbonizzazione». La sua non sarà una vendetta per l'esclusione del governo?«Ma basta. Lo ha votato tutto il gruppo parlamentare: siamo 106! Ma figurarsi! Che vendetta potrei covare? Ero ministro e mi sono messa contro il Consiglio dei ministri e ho rifiutato di votare la norma. Era come se mi fossi dimessa». Sarà contenta se Ilva chiude. «Sono contenta se parliamo dei diritti dei tarantini. Pensi a tutti quelli che dicono “Taranto fa Pil", ma non parlano mai dei suoi malati oncologici». E non voterebbe lo scudo nemmeno se lo chiedesse Di Maio?«Io non lo voto. Arcelor non ha bisogno dello scudo. Se ci vogliamo tenere Mittal dobbiamo guardare il suo piano industriale».Tifa per la nazionalizzazione?«No. Se si affida la salute di un intero territorio a un imprenditore privato dandogli l'immunità si muove un passo non da Paese civile. Voglio che lo Stato intervenga se non si garantiscono le tutele ambientali». Se Mittal va via si ferma tutto. «Assolutamente no. Subentra l'amministrazione straordinaria. I nostri commissari sono persone assolutamente competenti e in grado di proseguire l'attività. Fino a due anni fa era così».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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