
Dal rapporto dell’istituto di ricerca emerge che tre italiani su cinque si sentono minacciati da chi vuole importare la separazione di uomini e donne in pubblico o il velo integrale. E meno male. Intanto si scopre che il 90% delle immigrate è violentato sui barconi.«si sentono minacciati da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita italiano consolidato, come ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico». Libertà, pari dignità sociale, eguaglianza formale e sostanziale sono valori costituzionali da difendere sempre e comunque. E sono leggermente più importanti di alimentazione, attività sportiva, turismo, buon gusto nell’arredamento e nel vestiario e di tutti quei consumi che concorrono a formare e indicare lo «stile di vita italiano consolidato». Ma l’Italia del 2024 è così, davvero un Paese privo di ancoraggi forti, dove mentre il pontefice manda in libreria saggi con titoli da motivatore americano («Ti voglio felice», «Sei unica», «Sei bella», come raccontava ieri Marcello Veneziani su queste pagine) devono arrivare i sociologi del Censis, seppur in modo liquido, a rivelarci che gli italiani hanno paura di come vivono alcuni immigrati.Gran parte dei media ha ovviamente scelto di valorizzare la parte del 58° rapporto Censis che riguarda i redditi degli italiani, il calo del potere d’acquisto, l’aumento della paura di impoverirsi e, in generale, il timore di non farcela. Tutto vero e certificato da anni anche dalle tabelle di Banca d’Italia ed Eurostat, sia sulla diseguaglianza economica crescente, sia sulla drammatica perdita di potere d’acquisto dei salari. Sicuramente l’immigrazione, regolare o clandestina non importa, è una parte del problema salariale, visto che non a caso è la Confindustria a spingere da anni per l’importazione in Italia di mano d’opera. E di fatto, specie la fascia di lavoratori italiani meno formata, si trova a essere messa in concorrenza con gli immigrati detti, forse non per caso, «migranti economici». Nel senso che costano poco. Ma la parte più interessante del Rapporto Censis è quella in cui, pur sganciando il tema immigrazione da quello reddituale o della sicurezza, i ricercatori sono andati a sondare i cittadini sulle loro vere «paure» nei confronti degli stranieri. Come detto, è venuto fuori che il «il 57,4% degli italiani si sente minacciato da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita italiano consolidato, come ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico». E non a caso, il 38,3% degli italiani è molto preoccupato da chi vuole facilitare l’ingresso nel Paese dei migranti, mentre un altro 29,3% «vede come un nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale e un 21,8% avverte ostilità nelle persone che professano un’altra religione». Per fortuna, il Censis non ha voluto esprimersi troppo sul concetto di «famiglia tradizionale» e quindi non sappiamo con certezza se anche costringere le donne a mettere il velo sia da considerarsi «tradizionale». Se si va a guardare la tabella riassuntiva denominata «Opinioni degli italiani su valori e identità», a parte le percentuali sopra riportate, colpiscono le altre domande del Censis, decisamente mirate a scoprire se e quanto siamo razzisti. Da che cosa gli «italiani si sentono minacciati»? Da «chi professa una religione diversa»? No, solo il 21,8%. Da «chi ha un diverso colore della pelle»? Solo per il 14,5%. Da «chi ha un diverso orientamento sessuale?». No, per fortuna vale solo per l’11,9%. Invece emerge che il 75% degli italiani «vuole il pugno duro per chi occupa abusivamente le case e il 59,6% chiede la revoca della cittadinanza italiana per gli stranieri nel caso commettano reati». Insomma, almeno per chi legge La Verità, nessuna sorpresa: la maggior parte degli italiani è affezionata ai valori cardine della democrazia occidentale, che, certo casualmente, si è sviluppata nelle nazioni con una storia cristiana. Mentre perfino tra gli strombazzatissimi Paesi Brics, come Cina, India, Pakistan, Turchia, Egitto o Brasile, si fatica ancora a vedere la democrazia. E quattro italiani su cinque non sono minimamente razzisti. Chiedono solo che non ci siano occupazioni abusive e libertà di delinquere. E a proposito di delitti gravi, proprio nei giorni scorsi un altro rapporto, questa volta dell’Onu, ha certificato che il 90% delle donne e delle ragazze che attraversano il Mediterraneo sui barconi «subisce violenze di ogni tipo». La ricerca è stata condotta dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unchr) raccogliendo le testimonianze di decine di migliaia di migranti nel corso degli ultimi anni, in particolare sulla rotta centrale del Mediterraneo in direzione dell’Europa. I punti di partenza delle rotte esaminate vanno dall’Africa Orientale a quella dell’Ovest, in prossimità del Magreb. Ebbene, il 90% delle donne cadute nelle mani dell’immigrazione clandestina, per l’Onu, ha subito violenze di ogni tipo, torture, estorsioni. Nelle 72 pagine del rapporto si descrive una realtà di estrema brutalità commesse da scafisti e passeur, ma a volte anche dagli stessi compagni delle vittime, «che sono sistematicamente violentate» e in molti casi costrette al matrimonio. Se si volesse trovare un qualche nesso tra queste due notizie, si potrebbe immaginare che chi scappa dal Maghreb o dal Medio Oriente sia alla ricerca di diritti e democrazia. Pardon, di stili di vita consolidati.
Giulia Buongiorno (Ansa)
La proposta è rimandata per supplementi di indagine. Giulia Bongiorno: «Scriverla bene».
«C’era un accordo politico importante, alla Camera c’è stato un voto unanime su questa legge, i massimi vertici dei gruppi parlamentari si erano stretti la mano e ciò ora significa che stringersi la mano con questa destra non vale niente perché all’ultimo momento si può tornare indietro, smentendo addirittura un voto unanime del parlamento. E hanno deciso di farlo proprio oggi, il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ndr)». È uscito dalla commissione Giustizia del Senato sbraitando che la destra ha stracciato l’accordo sul ddl stupro, il senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto.
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
La produttrice di «C14» Giulia Maria Belluco spiega: «Ci abbiamo messo cinque anni per scrivere la sceneggiatura. Le riprese saranno girate l’anno prossimo tra Veneto e Alto Adige». Si cercano ancora due attori internazionali...
Nasce in Veneto un film, C14, sulla Sacra Sindone, la più importante reliquia della cristianità, la cui storia è trapunta di dispute per verificarne scientificamente l’autenticità. Una nota ricerca britannica del 1988 con il radiocarbonio-14 la datò tra il 1260 e il 1390, negando che sia il sudario che ha avvolto il volto di Cristo. Analisi successive, tuttavia, hanno confutato tale risultato, come quelle del professor Giulio Fanti, dell’università di Padova, consulente della sceneggiatura, intervistato dalla Verità il 14 novembre 2024. La produttrice del film è Giulia Maria Belluco, 35 anni, nata a Treviso. Vive a Bassano del Grappa (Vicenza) ed è titolare della EriadorFilm. «L’ho acquisita nel 2023» spiega «con l’obiettivo di portarla sul mercato internazionale attraverso collaborazioni con Paramount, Discovery, Magnolia, Hallmark con le quali abbiamo fatto co-produzioni e produzioni esecutive qui in Italia. Una delle più viste è quella sulla famiglia Stallone, girata tra Puglia e Lazio».
Pier Paolo Pasolini (Getty Images)
Oggi il discusso evento sui lati conservatori del grande scrittore. La sinistra grida alla lesa maestà, eppure ha avallato per anni ricostruzioni farlocche sulla sua morte, al fine di portare avanti astruse piste politiche. E il vero vilipendio è proprio questo.
Il convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato da Fondazione Alleanza Nazionale e dal Secolo d’Italia che si terrà oggi pomeriggio a Roma, il cui fine - come da titolo: «Pasolini conservatore» - è quello di dibattere (con il contributo di numerosi relatori tra cui il critico letterario Andrea Di Consoli, certamente non vicino alla destra politica) gli aspetti dell’opera e del pensiero pasoliniani che appaiono in conflitto con la sua area ideologica di appartenenza, quella comunista, è vissuto dalla sinistra italiana letteralmente come un sacrilegio. Nonostante dai curatori dell’evento sia già stato chiarito in tutte le maniere possibili che scopo del convegno è unicamente promuovere una discussione, senza nessuna volontà di «annettere» PPP - operazione che non avrebbe d’altronde senso alcuno - al pantheon culturale della destra, a sinistra si è addirittura giunti a gridare alla «profanazione», come fatto ieri, a botte di gramscianesimo mal digerito, dal professor Sergio Labate sul quotidiano Domani.
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)
L’ex karateka Gaia lo sente in tv e sceglie di porgere il braccio. Poi, la malattia neurologica. Ma la virostar nega il nesso.
È vero che non se ne può più di «burionate». Ma come si può passare sotto silenzio gli ultimi post della virostar più famosa d’Italia, mentre continua a disinformare e contemporaneamente ridicolizzare persone danneggiate dal vaccino anti Covid chiamandoli #sorciscemi, senza alcun rispetto anche del diritto, di tutti noi, a essere informati correttamente su questioni che riguardano la salute, specie da chi dovrebbe avere, come lui, il dovere di dare informazioni corrette?






