2020-10-15
«Non devo controllare io i concorsi»
Alfonso Bonafede (Samantha Zucchi/Getty Images)
Alfonso Bonafede fa scaricabarile sull'esame per magistrati contestato da due candidati: «Non posso sindacare sulle valutazioni». Pierantonio Zanettin lo smentisce: «Può annullarlo».All'ultimo concorso per diventare magistrati due candidati denunciano gravi irregolarità, possibili truffe e imbrogli? I loro sospetti sono sorretti da dossier e prove concrete? Da ieri l'Italia sa che il povero ministro della Giustizia non può farci assolutamente nulla. Perché è vero che un regio decreto del 1925 lo obbliga alla fastidiosa «funzione di alta vigilanza» su quegli esami, ma in realtà più che «alta» la vigilanza è «dall'alto», e da molto alto, quasi dalle nuvole: da dove non si può vedere niente. Nemmeno uno scandalo.Parola del ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede che ieri, nella solennità dell'aula della Camera, ha così eluso tutte le domande del deputato Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione giustizia. «La funzione di alta vigilanza assegnata al ministro della Giustizia sulla regolarità degli esami», ha detto Bonafede, «si traduce nella costante verifica della regolarità delle operazioni svolte dalla commissione esaminatrice rispetto alle modalità procedurali indicate dalla legge, ma non può in alcun modo includere il sindacato sul merito delle singole deliberazioni relative alle valutazioni dei candidati, soggette solo al sindacato di legittimità del giudice amministrativo». Insomma, al concorso per diventare magistrati il ministero fornisce l'aula e i magistrati esaminatori, e forse anche le penne e i fogli protocollo. Da quel momento, però, si volta dall'altra parte e aspetta i nomi dei candidati giudicati idonei. E se poi qualcuno denuncia anomalie gravi nella prova, il ministro allarga le braccia e dice che quella grana non è affar suo, ma spetta al tribunale amministrativo. Zanettin gli ha replicato con durezza: «Di fronte a fatti abnormi, come i grossolani errori commessi negli scritti dai candidati promossi all'orale, non è possibile fare gli struzzi e mettere la testa sotto la terra». In effetti, il deputato di Forza Italia ha segnalato al ministro alcuni degli sconcertanti errori compiuti da candidati giudicati idonei: uno ha inserito le servitù prediali tra i diritti reali di garanzia, un grave errore di diritto; un altro ha citato un'inesistente sentenza della Corte di cassazione; un altro ancora ha risposto a una domanda non con un testo, ma abbozzando uno schemino sul foglio. Alcuni elaborati, poi, presentano imbarazzanti segni di riconoscimento, proibiti da ogni regolamento: quadratini e puntini neri, pagine lasciate in bianco, righe saltate. Una prova è stata addirittura scritta in stampatello…Zanettin ha poi duramente contraddetto Bonafede, segnalando che proprio l'articolo 19 del regio decreto da lui citato stabilisce in realtà che «il ministro della Giustizia può intervenire in seno alla commissione d'esame ogni qualvolta lo ritenga opportuno, e ha facoltà di annullare gli esami nei quali siano avvenute irregolarità». Quindi ha seccamente rimproverato al ministro di avere «abdicato alle sue prerogative e obbedito all'Associazione nazionale magistrati, che ha bollato la nostra iniziativa come strumentalizzazione politica». Infine Zanettin s'è detto «deluso» dell'inerzia del ministro, ma nell'aula sorda e grigia l'aggettivo è parso un eufemismo. Visto che Bonafede s'è tirato indietro, comunque, ora tutto sta nel trovare chi possa agire al suo posto. Al Consiglio superiore della magistratura il membro laico Stefano Cavanna ha chiesto l'audizione del presidente della commissione d'esame e dei 28 commissari, e la terza commissione (competente per l'accesso in magistratura) se ne sta occupando: «Il Csm sta valutando se ne ha la competenza», dice Cavanna alla Verità. Speriamo che, alla fine, qualcuno trovi il coraggio di dare una seria occhiata a quel concorso.
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