2020-08-12
Non ci sono aule, banchi e professori. La Azzolina ha sprecato tutta l’estate
Anziché agire sull'edilizia scolastica, il ministro ha preferito arrovellarsi su plexiglas, pulmini a tempo, lezioni al cinema e postazioni con le ruote. Oggi si scoprirà chi ha vinto il bando per gli arredi delle classi. I «benefici» della Ru486 sono segreti. Per Roberto Speranza la sicurezza dell'aborto a domicilio poggia su «evidenze scientifiche». Ma il parere del Consiglio superiore di sanità è inaccessibile e gli esperti sono scettici. Lo speciale comprende due articoli. Sarebbe interessante capire i motivi per cui nella gestione della emergenza sanitaria Covid alcuni ministri del governo Conte siano stati mediaticamente sovraesposti e altri siano rimasti nell'ombra. Si pensi, nei momenti più caldi dell'emergenza, alla onnipresenza del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e all'inquietante «navigare sott'acqua» del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, riemerso poi agli onori delle cronache quando dalle acque del Mediterraneo sono prevedibilmente sbarcati i migranti, positivi e no. Poi c'è lei, la titolare del dicastero dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che come uno spread della politica, settimana dopo settimana, ha acquistato una centralità nel dibattito, aumentando gli spazi di visibilità, anche per motivi sui quali invece sarebbe stato meglio stendere un velo pietoso. E così negli ultimi giorni sul Web e sui media tradizionali è stato tutto un rincorrersi di notizie sulla Azzolina: il ministro che ratifica la sua promozione come dirigente scolastica, la Azzolina che commentando sui social l'incursione notturna di ladri in una scuola del Sud confonde «effrazione» con «infrazione» e ancora il ministro che non esclude l'utilizzo di tensostrutture in alcune situazioni di «affanno» e nello stesso tempo definisce come fake news il virgolettato che le aveva attribuito La Stampa su possibili lezioni anche nei bed&breakfast. Ennesima perplessità, per non farsi mancare nulla, quella sugli scuolabus autorizzati a circolare a piena capienza, ma al massimo per 15 minuti. Cosa succeda allo scoccare del quarto d'ora se il mezzo non è giunto a destinazione, non è dato sapere. Se il coronavirus fosse una persona e avesse un buon avvocato, farebbe probabilmente causa a tutti coloro che in questo momento scaricano sull'emergenza sanitaria quelle che sono eterne emergenze della società italiana. Se adesso è difficile capire come disporre i ragazzi in ossequio alla regola del distanziamento è perché già da decenni l'edilizia scolastica è in condizioni penose. Parlare poi di «messa in sicurezza oggi» delle scuole italiane diventa quasi un discorso metafisico, considerando che una percentuale drammaticamente alta di scuole già prima del Covid era fuori dai parametri fondamentali della sicurezza. Questi mesi estivi potevano essere utilizzati per rinnovare finalmente l'edilizia scolastica, ma si è preferito perdere tempo tra sparate grossolane e smentite. L'Azzolina non può essere considerata la responsabile di questa lunga tradizione di inadempienze, è anche vero però che molte sue dichiarazioni non aiutano a trovare soluzioni. A lei si può imputare una sorta di moto perpetuo tra ipotesi appena abbozzate e poi abbandonate: rinvio dell'inizio dell'anno scolastico e/o rigoroso rispetto della data del 14 settembre, didattica con i doppi turni e quindi scomposizione delle classi e/o presenza di tutti gli alunni, ma ben distanziati. Rapido (e quanto rigoroso?) check up di ingresso degli alunni e/o fiducia nelle autocertificazioni delle famiglie che provvederanno a monitorare i ragazzi. E come dimenticare il famoso plexiglas che dovrebbe separare gli alunni o anche no. In questo balletto di soluzioni la cattedra ministeriale di Lucia Azzolina traballa come uno di quei banchi a rotelle che ella stessa ha proposto come massima risposta didattica ai timori della seconda ondata. A proposito di banchi a rotelle, oggi si saprà chi è il vincitore della gara europea per la fornitura. Il commissario straordinario all'emergenza, Domenico Arcuri, ha annunciato che sono state presentate 14 offerte e tra i proponenti vi sono anche aziende estere. Il bando prevede la fornitura fino a 1,5 milioni di banchi monouso tradizionali e fino a 1,5 milioni di banchi di tipo più innovativo. In corso d'opera non sono mancate le polemiche sia sul prezzo, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 euro l'uno, sia sull'effettiva funzionalità di questi banchi a rotelle che alcuni già prevedono trasformarsi in allegre auto-scontro nelle classi. Intanto, il tempo di attesa di agosto scorre e presto conosceremo dal vivo i risultati concreti. Chi però mette in croce la Azzolina per aver confuso «infrazione» ed «effrazione» (errore leggero rispetto a quello dei compagni di partito che sono andati a pescare Beirut in Libia) forse non ha colto il delizioso ossimoro che il ministro ha adoperato per dare un senso a tutto il suo pacchetto di soluzioni; ha detto nei giorni scorsi: daremo «indicazioni chiare, ma flessibili», che sa un po' di contraddizione interna. Volendo tradurre in termini concreti l'espressione, è facile prevedere che dopo la girandola di soluzioni alla fin fine il ministero si adagerà sul concetto di «autonomia scolastica». Quella che doveva essere la chiave per riformare la scuola, la famosa autonomia del ministro Luigi Berlinguer, diventerà il cruccio quotidiano di tutti i dirigenti scolastici italiani non momentaneamente collocati al vertice del ministero e chiamati a esercitare l'arte dell'arrangiarsi, a bere cioè l'amaro calice della responsabilità in contesti scolastici che già non erano sicuri prima del Covid e della Azzolina, figuriamoci ora… <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/non-ci-sono-aule-banchi-e-professori-la-azzolina-ha-sprecato-tutta-lestate-2646952371.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-benefici-della-ru486-sono-segreti" data-post-id="2646952371" data-published-at="1597179210" data-use-pagination="False"> I «benefici» della Ru486 sono segreti Il ministro Roberto Speranza ha assicurato che le nuove linee guida sull'aborto chimico in regime di day hospital, senza cioè più obbligo di ricovero e fino alla nona settimana - e non più alla settima -, poggiano sull'«evidenza scientifica». Già, ma di che «evidenza scientifica» si tratta? Allo stato non è dato saperlo e non è detto che lo si potrà appurare a breve dal momento che, a dispetto della rilevanza del tema, il parere del Consiglio superiore di sanità, usato per il via libera, è secretato. A segnalare tale anomalia, sul giornale online La Nuova Bussola Quotidiana, è stato Andrea Zambrano, il quale, ricordato che l'organo consultivo del dicastero della Salute è composto da 60 membri - 30 di diritto e 30 su nomina ministeriale -, ha interpellato il solo specialista in ostetricia e ginecologia dello stesso, il professor Giovanni Scambia, direttore della Scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell'Università Sacro Cuore Policlinico Gemelli di Roma. Ebbene, attenendosi alla riservatezza degli atti, Scambia non ha rivelato nulla di quanto dichiarato in seno al Consiglio, salvo comunque lasciarsi scappare un «comunque, la mia posizione in merito è nota» che non risolve, ma infittisce il giallo. Infatti il professore del Gemelli, struttura ospedaliera di noto orientamento cattolico a partire dal nome che porta - quello di padre Agostino Gemelli, francescano e medico -, non ha mai fatto mistero delle sue perplessità sulla pillola abortiva Ru486. Ma se il solo specialista sull'argomento presso il Consiglio superiore di sanità verosimilmente non ha votato a favore dell'aborto chimico in regime di day hospital, su quale «evidenza scientifica» si basa la decisione del ministro Speranza? A questo punto la sola ipotesi che resta in piedi, ha fatto notare Zambrano, è quella del parere favorevole della Sigo, acronimo che sta per Società italiana di Ostetricia e Ginecologia. Peccato che a sua volta il presidente della Sigo, il professor Antonio Chiantera, si sia sottratto a ogni tentativo di chiarimento sull'«evidenza scientifica» che ha portato la sua società a dare il via libera alla Ru486 senza ricovero ospedaliero: «La relazione che abbiamo fornito al Css fa parte degli atti secretati». Ricapitolando, il ministro della Salute ha approvato delle linee guida sull'aborto chimico in day hospital basandosi sul secretato parere favorevole del suo organo consultivo (con il maggior esperto dello stesso plausibilmente contrario) a sua volta emanato sulla base del secretato parere favorevole di una società terza. Per carità, non si può escludere a priori che quella di Speranza sia una decisione «scientifica», ma quanto all'«evidenza» di detta scientificità, ecco, ci sarebbe qualcosa da ridire. Anche perché, mentre il ministero della Salute ha deciso sulla Ru486 senza chiarire su che basi lo abbia fatto, la letteratura scientifica sull'aborto chimico resta, questa sì, segnata da drammatica «evidenza». Quale? Quella secondo cui l'aborto chimico presenta tassi di mortalità materna dieci volte superiori all'aborto chirurgico, come si leggeva sul New England Journal of Medicine ancora nel 2005. Sempre nel 2005, su Obstetrics & Gynecology, testata ufficiale dell'equivalente americano della nostra Sigo, si poteva leggere che l'assunzione della pillola abortiva, nella donna, comporta nel 93,2% dei casi dolore o crampi, nel 66,6% dei casi nausea, nel 54,7 debolezza, nel 46,2 cefalea, nel 44,2 vertigini. A tale già notevole serie di effetti collaterali legati alla Ru-486, si devono aggiungere le perdite di sangue per 30 giorni e oltre nel 9% delle donne che l'assumono, secondo quanto sottolineato dal già citato New England Journal of Medicine. Un altro lavoro a cura di ricercatori cinesi ha stabilito che, con l'aborto chimico rispetto a quello chirurgico, il rischio di sanguinamento per la donna sia 3,27 volte superiore, quello di dolore addominale 1,63 volte più frequente e la durata del sanguinamento 6,49 volte più prolungata. Uno studio, quest'ultimo, che si trova a pagina 8 della bibliografia usa proprio dal Consiglio superiore di sanità nel proprio parere sulla Ru486 del 18 marzo 2010. Beninteso, in quel caso il parere era noto ed è tutt'ora facilmente reperibile in Rete. Ora che invece il Consiglio superiore di sanità ha cambiato idea sull'aborto chimico, però, è tutto secretato. Forse perché l'«evidenza scientifica» di tale cambio di rotta non è così solida?
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)