2018-09-14
«Non c’è un euro della Lega in Lussemburgo»
Il tesoriere del partito smentisce che parte dei fondi elettorali siano finiti nel granducato. Sull'inchiesta: «Non capisco tutto questo accanimento. Il nostro movimento è parte lesa, semmai, proprio come la Margherita ai tempi del caso Lusi».Sui quotidiani non si fa che parlare delle inchieste intorno alla Lega del vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Storie del passato, le ha definite il leader del Carroccio, ma che sono diventate di nuovo di attualità per i vecchi processi a carico del fondatore Umberto Bossi e dell'ex tesoriere Francesco Belsito. Siamo al secondo grado di giudizio, sia a Milano sia a Genova. Ma nel frattempo a gennaio di quest'anno è partita un'altra indagine dei procuratori genovesi, dopo un esposto di uno dei vecchi revisori del partito, anche lui coinvolto nel processo. Così ora si parla di riciclaggio e in questi giorni gli inquirenti sono andati in Lussemburgo per controllare alcune fiduciarie che sarebbero considerate vicine alla Lega. La questione però è molto complessa. Anche perché negli ultimi 7 anni il partito ha avuto tre fasi distinte da quando sono scoppiati gli scandali che portarono il movimento al 4%. Dopo Belsito è arrivato un triumvirato con tesoriere Stefano Stefani, poi dopo l'elezione di Salvini a segretario nel dicembre del 2013, è stato nominato nel 2014 Giulio Centemero. «Con noi i conti sono in ordine» spiega, escludendo categoricamente che ci siano soldi leghisti in Lussemburgo. Il Foglio lo ha definito «il delfino del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti». Trentanove anni, commercialista e revisore contabile, laurea in Economia all'Università di Bergamo, figlio di una ginnasta romena e di un informatico dell'Ibm, in questi giorni smorza le tensioni con lo yoga che pratica ogni mattina presto. Centemero non mette in dubbio la tenuta del governo di Giuseppe Conte, nonostante le critiche di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle («probabilmente si tratta di dissidi interni a loro»), ma soprattutto smentisce le ricostruzioni dei giornali su possibili passaggi di denaro da Luca Parnasi, l'imprenditore romano arrestato nell'inchiesta sullo stadio della Roma, e la Lega. «Non ci sono mai stati flussi di denaro tra la Lega e Più Voci». E Salvini, immortalato proprio ieri sulla copertina di Time, potrebbe ricevere qualche contraccolpo da questa inchiesta? «Non credo proprio, Salvini è un campione». Onorevole Centemero, lei è diventato tesoriere della Lega nel 2014, durante le gestioni precedenti a quelle di Salvini (Umberto Bossi e Roberto Maroni) era un semplice militante. Che conti ha trovato quando è arrivato, dal momento che sono le gestioni passate sotto la lente della magistratura? «Il commercialista della Lega ai tempi del mio subentro aveva valutato la vita finanziaria residua del partito in 2 mesi. Le casse erano vuote e i costi fissi molto alti». Dal 2014 in poi i rimborsi elettorali sono andati a poco a poco esaurendosi. Come ha fatto a gestire una macchina organizzativa così complessa come la Lega in questi anni? «Innanzitutto responsabilizzando la gestione decentrata. I militanti delle singole regioni hanno costituito delle associazioni territoriali (per esempio la Lega Lombarda) cui è stata demandata la gestione amministrativa per competenza territoriale». E poi?«In secondo luogo abbiamo ridotto i costi; il personale è sceso da 71 a 7 unità, abbiamo tagliato le spese delle campagne elettorali, abbiamo chiuso diverse palazzine in via Bellerio, concentrandoci in una sola, ed effettuato tanti altri tagli ed efficientamenti organizzativi». Quanto costa la Lega adesso? E quali sono le principali fonti di sostentamento? «La Lega costa 4 milioni all'anno e viviamo di erogazioni liberali, 2 per mille e tesseramento». Secondo lei c'è un accanimento nei confronti della Lega? I vostri alleati di governo del M5s non sono teneri nei vostri confronti. Dal Guatemala Alessandro Di Battista ha detto che dovete restituire quei soldi. «Probabilmente si tratta di dissidi interni a M5s, non entro però nel merito perché non è un campo su cui gioco. In generale non capisco perché questo doppiopesismo: La Lega ha subìto un torto ed è parte lesa, come lo era la Margherita nei confronti del tesoriere Lusi. In quel caso il tesoriere è stato condannato a restituire il maltolto al suo partito, nel nostro caso sequestrano tutto il finanziamento pubblico legittimamente ottenuto dalla Lega in un determinato periodo e non il maltolto a Belsito, il Lusi della situazione. Mi sembra assurdo». Ovvero? «Alcuni commentatori dicono che ci siamo autodenunciati quali “complici" per non esserci costituiti parte civile ma il codice di procedura penale parla chiaro: non si è obbligati a costituirsi parte civile e soprattutto non ci si trasforma da “parte lesa" a parte da colpire. Il Pd ha percepito 189 milioni di finanziamento pubblico tra il 2010 e il 2016, osservando i medesimi adempimenti osservati dalla Lega e in base ai medesimi criteri. E così gli altri partiti». I magistrati di Genova che indagano per riciclaggio in Lussemburgo sono convinti che l'associazione Più Voci da lei fondata sia stata un possibile veicolo per nascondere parte dei 49 milioni. «Impossibile, non ci sono mai stati flussi di denaro tra la Lega e Più Voci». C'è chi parla persino di fiduciarie nel granducato intestate a commercialisti vicini alla Lega. «I commercialisti, miei amici, di cui parlano hanno clienti che nel normale svolgimento del rispettivo lavoro usufruiscono dei servizi di alcune fiduciarie di diritto italiano. I commercialisti non hanno quote in quelle fiduciarie». Luca Parnasi è stato un finanziatore del partito tramite l'associazione Più Voci. Lei lo ha difeso in passato, lo rifarebbe? «Parnasi ha finanziato l'associazione Più Voci e mai il partito. Non l'ho mai difeso, ho semplicemente detto la verità». Queste inchieste fermeranno Salvini, che continua a essere in cima ai sondaggi? «Non credo proprio. Salvini è un campione e gli italiani lo stanno capendo». E nel futuro ci sarà il nuovo partito «Lega per Salvini premier» registrato a dicembre del 2017? «Questa è una scelta politica che non spetta a me».
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.