2019-04-30
Non c’è bisogno dei taxisti del mare. Il governo salva i profughi libici
Arrivano in Italia grazie a un corridoio umanitario 147 migranti in fuga da Misurata. È la dimostrazione che l'Italia fa la sua parte per aiutare chi lo merita. Le Ong, invece, creano danni anche in Nordafrica.Matteo Salvini che realizza i corridoi umanitari, come richiesto solo poche ore prima da papa Francesco, e i grillini che, anziché complimentarsi, non perdono occasione per polemizzare ancora. Il caos libico fa saltare tutti i parametri della politica italiana e costringe gli analisti a rivedere un bel po' di pregiudizi. Fatto sta che ieri, all'aeroporto di Pratica di Mare, sono arrivati 147 richiedenti asilo provenienti da Misurata, grazie a un corridoio umanitario attivato dall'Italia. Il ministro degli Interni ha commentato: «Oggi arrivano 150 uomini e donne in aereo dalla Libia certificati. Sono in fuga dalla guerra con un corridoio umanitario organizzato dal ministero dell'Interno perché è così che si arriva in Italia, non con barchini o barconi o trafficanti di esseri umani. È la riprova che le porte dell'Italia sono spalancate per donne, bambini, ragazzi che scappano davvero dalla guerra e che vengono accolti con tutti i crismi».Proprio domenica scorsa, Francesco aveva rivolto un appello in questo senso alla comunità internazionale. Insomma, per una volta il Viminale sembrerebbe aver accontentato tutti, compresi gli alleati grillini, da sempre sensibili (pure troppo) alle sofferenze dei migranti. E invece no, perché se da un lato il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, si compiace della scelta («Bene il collega Salvini sul corridoio umanitario dalla Libia organizzato dal governo»), dall'altro non rinuncia a una stilettata al collega degli Interni: «Bene che si sia dunque ricreduto e che abbia cambiato idea. Giorni fa avevo ricevuto attacchi solo per aver detto - ribadendo semplicemente un principio del diritto internazionale - che chi fugge da una guerra può richiedere lo status di rifugiato. Solo per questo sono stata insultata senza precedenti».Una coda velenosa che ha suscitato la risposta piccata dei sottosegretari Nicola Molteni (Interno) e Raffaele Volpi (Difesa): «Invitiamo il ministro della Difesa, invece di polemizzare col ministro dell'Interno sui corridoi umanitari dalla Libia (con questo governo ci sono già stati e ancora ci saranno, basta informarsi) di preoccuparsi della situazione di in cui versano le forze armate italiane». Va del resto ricordato che, nello scorso novembre, era stato lo stesso Salvini ad andare ad accogliere, sempre a Pratica di Mare, 31 sudanesi, 9 etiopi, 6 eritrei, 4 somali e un camerunese provenienti dal Niger. La passione di Salvini per il corridoio umanitario non sarebbe quindi scoppiata nelle scorse ore. La verità è che l'Italia sta facendo la sua parte, a fronte di una gigantesca situazione di caos nel Paese nordafricano non generata da noi, bensì dalle altre, «autorevoli» potenze occidentali che hanno destabilizzato il Paese e che oggi se ne fregano bellamente. Eppure, secondo la vulgata, persino i lager libici sarebbero colpa di Salvini.Un servizio mandato in onda nell'ultima puntata delle Iene, tuttavia, suggerisce ben altre responsabilità. Il programma Mediaset ha infatti mostrato le condizioni dei migranti chiusi in centri di detenzione in cui operano Ong finanziate dal governo italiano. Parliamo soprattutto di Triq Al Sika e Triq Al Matar, due centri gestiti dalle autorità libiche dove torture, malattie e condizioni igieniche allucinanti sarebbero all'ordine del giorno. Testimoni fuggiti dai due campi hanno raccontato alle Iene di torture con corrente elettrica, percosse, plastica sciolta su corpi nudi, trapani che bucano le mani. Il tutto in strutture in cui, sulla carta, opererebbero proprio i nostri «buoni», pagati fior di quattrini dai contribuenti italiani. Sotto accusa tre Ong italiane, Emergenza Sorrisi, Cesvi e Help Code, incaricate di portare nelle strutture libiche aiuto medico e psicologico. Peccato che i testimoni dichiarino alle Iene di non aver mai visto medici o psicologi, di non aver ricevuto kit igienici, mentre materassi e lenzuola pulite sarebbero stati distribuiti una sola volta, in occasione di una visita di osservatori internazionali, ma sarebbero stati ritirati subito dopo. I tre migranti hanno inoltre dichiarato di non aver mai visto italiani nella struttura e non non aver mai sentito nominare quelle Ong.Chiamate in causa, le organizzazioni si sono difese come hanno potuto. Cesvi ha fatto sapere di aver operato in quelle strutture nel periodo febbraio-luglio 2018 «con un finanziamento dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo per un ammontare complessivo di 296.044 euro» e che se i testimoni non se ne sono accorti è perché nel periodo in oggetto l'Ong avrebbe operato «nella sezione femminile di questi centri, separata da quella maschile, dove abbiamo svolto attività di supporto per donne e bambini».Emergenza Sorrisi si sarebbe invece occupata della formazione di 15 medici libici, che hanno poi offerto assistenza medica all'interno dei due campi e, all'esterno, alla popolazione che vive nella zona, grazie a un progetto durato sei mesi e finanziato dall'Agenzia italiana per la cooperazione con 327.000 euro: «I medici hanno visitato 992 persone, nei registri c'è il loro nome, cognome e patologia. È tutto documentato», dicono. Sarà.Sta di fatto che il modus operandi illustrato dalle Iene ricorda tanto quello già osservato in Italia, dove le varie coop incassano i soldi per l'accoglienza per poi lasciare spesso gli stranieri a loro stessi, come documentato da sin troppe inchieste.Stai a vedere che, alla fine, gli unici umanitari sono i corridoi di Salvini.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)