2022-06-13
Michele Gubitosa: «Noi contiani siamo sicuri: nel 2023 ancora primo partito»
Il vicepresidente del M5s: «Saremo forti come prima perché più radicati sul territorio. Non temiamo i ricorsi giudiziari. Subito soldi sui conti delle imprese con bollette alte».Onorevole Michele Gubitosa, lei è uno dei fedelissimi di Giuseppe Conte: da vicepresidente del Movimento 5 stelle, cosa pensa della prospettiva politica che intende dare l’ex premier? «Il Movimento 5 stelle punta a tornare prima forza politica nel 2023. Conserveremo la spinta innovativa delle origini, ma la assoceremo a competenze e professionalità sempre maggiori».Lei parla di origini, eppure l’idea fondativa sembra essere sparita: sarebbe meglio definirvi un partito, ormai? La nascita della scuola di formazione del Movimento è l’ennesima prova della vostra metamorfosi.«In questi anni il punto debole è stato il radicamento sul territorio, insieme allo sviluppo delle competenze specifiche. Il nuovo corso persegue con forza questi obiettivi e la scuola di formazione rappresenta un ulteriore importante tassello in questa direzione».Giuseppe Conte lavora con l’incubo di Lorenzo Borrè, il legale che cura i ricorsi contro lo statuto e la nuova leadership. Che cosa vi aspettate dal Tribunale di Napoli, chiamato a decidere sulla legittimità dell’elezione del vostro presidente?«Nessun incubo. Il plebiscito che ha portato per ben due volte alla nomina di Conte come presidente del M5s è nei fatti. Cavilli e scartoffie possono davvero continuare a rallentare questo processo democratico dal basso? Noi andiamo avanti per la nostra strada».«Le nuove delibere assembleari sono caratterizzate da vizi macroscopici», dice Borrè. Qual è il suo giudizio in merito? «Non entro nel merito del procedimento, ci hanno già pensato i nostri avvocati. Attendiamo serenamente il responso. I bagni di folla di queste ultime due settimane ci suggeriscono che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta».Sembra che i gruppi parlamentari, in balìa delle troppe incertezze, stiano manifestando segnali di insofferenza. È così? «Sono solo ricostruzioni giornalistiche. C’è grande entusiasmo da parte di tutti intorno al nuovo progetto. Se c’è qualcuno che, senza metterci mai la faccia, ha provato a sgambettare Conte, ha subìto un effetto boomerang che forse non si aspettava».All’appello mancano 2 milioni di euro di restituzioni. Con la prospettiva di non essere rieletti, i parlamentari del Movimento 5 stelle hanno preferito accantonare?«La questione c’è, inutile nasconderlo. Verrà affrontata presto con grande serenità e rigore».Lei è in regola con le restituzioni? «Non solo sono in regola, ma sono anche profondamente orgoglioso di restituire parte del mio stipendio da parlamentare ai cittadini».Eppure il sito Tirendiconto.it non è più raggiungibile: non esattamente un segnale di trasparenza, non crede? «Non conosco la situazione relativa al sito, ma so che i parlamentari degli altri partiti non si sono mai tagliati un solo euro del proprio stipendio, anche nei tempi più duri della pandemia. Questa è una certezza che ci differenzia dagli altri e ne vado fiero».Sul tavolo c’è anche la questione del superamento del doppio mandato, tema su cui una decisione dovrà pur essere presa: che fare? «Sarà uno dei prossimi passi da compiere insieme ai nostri iscritti».Lei cosa pensa al riguardo? «Io sono contrario ai politici di professione». Visto che parliamo di ortodossia e principi originari, come giudica le ultime uscite di Davide Casaleggio?«Gianroberto Casaleggio era un genio, Davide è un ottimo manager. I contrasti con il M5s sono avvenuti prima dell’avvento del nuovo corso con Giuseppe Conte».Perché il nome di Alessandro Di Battista è stato bruciato in occasione degli Stati generali?«Di Battista è uscito dal Movimento quando abbiamo appoggiato il governo di emergenza nazionale. Non c’entrano niente gli Stati generali. Personalmente, lo stimo molto e mi auguro che possa tornare a darci una mano».In che ruolo? «Preferisco non parlare di ruoli. Credo che Alessandro Di Battista possa dare il suo contributo, come tutti noi».Eppure qualcuno non lo ha voluto, perché?«Ripeto, non sposo la dietrologia che alimenta determinate tesi. Ad Alessandro dico che se non fossimo entrati in questo governo avrebbero già cancellato il Reddito di cittadinanza, abolito il Superbonus 110% e messo una pietra tombale sul salario minimo. È stato un “sacrificio politico” che sento di rivendicare, anche se oggi ci costa in termini di consenso. Vedremo alla fine della corsa».Dino Giarrusso attacca sulla presunta parentopoli che coinvolgerebbe il sottosegretario Giancarlo Cancelleri, il cui cognato è stato assunto al Mef, dove è di stanza Laura Castelli, altra big grillina. «Ci sono vari post sulla pagina Facebook di Giarrusso in cui si invita chi abbandona il Movimento a dimettersi dai propri incarichi. Mi sembra che lui sia rimasto incollato alla poltrona e che continui a percepire lo stipendio da europarlamentare. Mi ricorda un senatore che giurava di abbandonare la politica…». Nelle ultime uscite di Conte si è registrato un discreto calore, per lo più al Sud: lo zoccolo duro, grazie al Reddito di cittadinanza, resiste?«Lei definisce “discreto calore” le piazze strapiene ovunque? Io credo che, nonostante il fango che arriva da certa stampa e gli ultimi incidenti di percorso legati alla votazione, il presidente Conte continui a essere il politico più amato dagli italiani. Non c’entra assolutamente nulla il Reddito. Questo è fuor di dubbio».Pensate di ripartire dal Sud?«È nostro compito rilanciare l’azione politica, sostenendo, per esempio, gli imprenditori eroi che hanno tenuto la serranda alzata durante la pandemia e che continuano a subire gli effetti nefasti di questa guerra. La mia proposta è di ristorare le imprese che hanno avuto extra-costi energetici direttamente sui conti correnti. Mi auguro che il governo prenda subito questo impegno».Accantonate le questioni giudiziarie che lo coinvolgono, Beppe Grillo è tornato a orientare le mosse di Conte?«Fa piacere che un visionario come Beppe Grillo, il garante del M5s, sia in sintonia con il nostro leader. Ma non è corretto dire che orienti le scelte di Conte».Dopo l’emorragia di voti di questi anni, ritiene che il Movimento 5 stelle possa essere autosufficiente senza il Pd?«Mi lasci dire che oggi i sondaggi lasciano il tempo che trovano. Sono certo che queste stime saranno completamente ribaltate alle prossime elezioni politiche».Secondo le rilevazioni dell’Istituto Cattaneo, Pd e Movimento 5 stelle si sono presentati insieme soltanto nel 30% dei Comuni sopra i 15.000 abitanti in cui si è votato ieri. L’idea di campo largo può durare? «Dipende da cosa si intende per campo largo. Partitini dell’1%, che vivono politicamente solo per attaccare Conte, non servono al campo progressista che stiamo costruendo».Sulla guerra, le posizioni tra il Pd e il Movimento 5 stelle erano e restano piuttosto lontane. Come gestire altri dossier spinosi, come la giustizia? «Le differenze ci sono, è inutile negarlo. Ma ci sono anche tanti progetti che possiamo portare avanti insieme. Di certo, non può essere solo un’alleanza elettorale, questo è chiaro. Sui temi possiamo e dobbiamo trovare un orizzonte comune».Dopo le amministrative, la riforma della giustizia arriverà in Senato: prevede turbolenze?«I miei colleghi in Commissione giustizia al Senato stanno lavorando da tempo a una soluzione condivisa».Che cosa non le piace di questa riforma?«Non è la nostra riforma, ma lo stop alle porte girevoli è comunque un risultato positivo».Altri appuntamenti segnati in rosso sul calendario sono le comunicazioni di Mario Draghi in vista del Consiglio europeo e l’esame degli emendamenti al decreto Aiuti: sul primo punto, le vostre posizioni sembrano essersi ammorbidite, per quale motivo? «La nostra posizione è sempre la stessa: l’Italia deve proporsi come capofila di un patto tra i Paesi europei che porti a un negoziato di pace. Dopo oltre 100 giorni di guerra, l’idea di continuare ad armare all’infinito l’Ucraina e di prolungare un conflitto disastroso per il nostro continente è folle».Per quanto riguarda il decreto Aiuti, l’incognita più grande ha la forma di un termovalorizzatore. Cederete su questo punto? «Qualcuno dovrebbe spiegarmi che cosa c’entra l’inceneritore a Roma con i 14 miliardi di aiuti destinati a famiglie e imprese, recuperati grazie alla nostra proposta di tassare gli extraprofitti. Io l’ho vista come una provocazione. Non è inquinando e producendo fumi tossici e scorie pericolose che si risolve il problema dei rifiuti».Fin dove siete disposti a spingervi? La maggioranza terrà?«Siamo la prima forza parlamentare e interverremo in Commissione».Un’eventuale fiducia da parte del governo che significato avrebbe?«Noi auspichiamo che non ci sia».
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