2020-05-27
No della giunta al processo a Salvini. Decisivi l’ex M5s e la grillina pentita
Francesco Bonifazi (Ansa)
L'organo parlamentare capovolge il giudizio rispetto al caso Gregoretti. Giarrusso: «Sono stato coerente». Alessandra Riccardi si ribella a Vito Crimi: «Fu scelta condivisa». Astenuti i renziani. Il Capitano: «Ho fatto il mio dovere».Palazzo Madama si esprimerà entro giugno. Per evitare di finire alla sbarra, al leghista serviranno 161 senatori: il centrodestra, con qualche «aiutino», per adesso arriva a 143.Lo speciale contiene due articoliCon 13 voti a favore della relazione del presidente, Maurizio Gasparri, di Forza Italia, 7 contrari e 3 astenuti, la giunta delle immunità del Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sul caso Open Arms, il nome della nave della Ong alla quale l'allora titolare del Viminale negò per alcuni giorni, nell'agosto 2019, l'approdo a Lampedusa e lo sbarco di 107 persone salvate in acque libiche e internazionali. La giunta ha quindi stabilito che Salvini agì per un preminente interesse pubblico di governo, respingendo la richiesta del tribunale dei Ministri di Palermo, che vuole processare il leader della Lega per sequestro di persona e omissione di atti di ufficio, commessi abusando del ruolo di ministro dell'Interno. Ora la palla passa all'aula del Senato, che entro 30 giorni affronterà il caso. A favore della relazione di Gasparri, dunque contro la richiesta di autorizzazione a procedere, hanno votato i 5 senatori della Lega presenti in giunta, i 4 di Fi, Alberto Balboni di Fdi, Durnwalder Meinhard delle Autonomie, l'ex M5s Mario Michele Giarrusso e la senatrice pentastellata, Alessandra Riccardi.Contro la relazione di Gasparri e quindi a favore del processo si sono dichiarati i 4 senatori del M5s, Anna Rossomando del Pd, Pietro Grasso di Leu e l'ex M5s Gregorio De Falco. I 3 senatori di Italia viva, Francesco Bonifazi, Giuseppe Cucca e Nadia Ginetti, non hanno partecipato al voto. L'esito della votazione appare chiaro alle 10 e 31 di ieri mattina, quando i senatori renziani annunciano che non parteciperanno alla votazione: «Italia viva», comunica il capogruppo in giunta, Francesco Bonifazi, «ha deciso di non partecipare al voto sulla vicenda Open Arms: ci rimettiamo dunque all'aula. Non c'è stata a nostro parere un'istruttoria seria, così come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti. La motivazione principale per cui Italia viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l'esclusiva riferibilità all'ex ministro dell'Interno dei fatti contestati. Diversamente», aggiunge Bonifazi, «pare che le determinazioni assunte da quest'ultimo abbiano sempre incontrato, direttamente o indirettamente, l'avallo governativo». Una bella frecciata velenosa diretta al premier Giuseppe Conte e a tutto il M5s, che all'epoca dei fatti condividevano in tutto e per tutto con Salvini le politiche contro l'immigrazione clandestina, compresa quella dei cosiddetti «porti chiusi».Mezz'ora dopo, alle 11, inizia la riunione della giunta, e arriva l'altra sorpresa: la senatrice del M5s, Alessandra Riccardi, annuncia il suo voto in dissenso dal partito e contro la richiesta di autorizzazione a procedere. Alle 11 e 36 la seduta si chiude con il risultato di 13 a 7: le astensioni dei renziani non risultano quindi determinanti, ma resta il segnale politico molto forte nei confronti degli alleati di governo. Salvini commenta subito dopo l'esito della votazione in diretta Facebook: «Una buona notizia in periodi di attacchi», dice il leader del Carroccio, «la buona notizia è che la giunta del Senato ha appena detto no all'ennesimo processo a mio carico. È finita 13 a 7, una senatrice grillina e un ex senatore grillino hanno votato non a mio favore, ma a favore ma della decisione di un ministro condivisa da tutto il governo. Grazie ai senatori che hanno votato liberamente. Questi migranti raccolti in acque maltesi da una Ong spagnola», ricorda Salvini, «vennero in Italia infrangendo qualunque regola. La giunta ha detto che avevo ragione, adesso la parola passa all'aula, vedremo. Io non sono preoccupato, so di aver fatto il mio dovere». Salvini è inevitabilmente molto soddisfatto: «I senatori», aggiunge l'ex ministro dell'Interno, «hanno votato liberamente stabilendo che tutto il governo era d'accordo, anche quel pezzo di governo M5s, da Conte a Di Maio, che dice: no, non sapevamo nulla, non eravamo d'accordo. Ma come? Era nel programma comune di governo. La giunta ha stabilito che ho fatto il mio dovere da ministro. Io non ho cambiato idea rispetto all'anno scorso, altri sì».«Se il M5s mi espellerà», dice la senatrice Riccardi, «perché ho votato secondo quella che ritengo la giusta applicazione della legge mi assumerò le mie responsabilità. Io rispondo del mio voto. Salvini agì in sintonia con la politica del governo. Io in giunta ho sempre votato secondo scienza e coscienza, sulla base delle carte: secondo me», aggiunge la Riccardi, «come nel caso della Diciotti la linea politica del governo sui flussi non era venuta meno. «Io tentato di passare alla Lega? No», commenta il senatore ex M5s Mario Michele Giarrusso, «sono tentato da tante cose ma di certo non di passare alla Lega. Non ho nemmeno chiesto di passare al gruppo Misto. Ho solo espresso la mia posizione in giunta, che è la medesima di quando ero capogruppo del M5S all'epoca del caso Diciotti. Proposte? Se ne ricevono, anche Davide Faraone mi ha proposto di aderire a Italia viva».In serata, Salvini torna a esternare: «Con Renzi», dice il leader del centrodestra a Radio Radio, «siamo il giorno e la notte: lui ha creato questo governo e lo sostiene, lui la settimana scorsa ha salvato Bonafede. Quello che facevo contro gli scafisti non era scritto in un bigliettino segreto, era nel programma di governo, quindi come fai a non saperlo». A Salvini arrivano le congratulazione del premier ungherese Viktor Orban. E' lo stesso Salvini a rendere noto il messaggio che gli ha inviato Orbán: «Dear friend, Congratulation. L'Ungheria è con te, Matteo! Viktor». «Grazie di cuore», risponde Salvini. All'ex ministro dell'Interno arrivano le congratulazione di Fratelli d'Italia e Forza Italia. Intanto, riesplode l'ennesima rissa interna alla presunta maggioranza giallorossa: «Il voto della giunta del Senato», attacca la senatrice Loredana De Petris, di Leu, «che ha negato l'autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso della Open Arms è un fatto molto grave. Italia viva, anche se la sua astensione non è stata determinante, si sta assumendo una responsabilità pesante».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/no-della-giunta-al-processo-a-salvini-decisivi-lex-m5s-e-la-grillina-pentita-2646099503.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ma-laula-puo-ribaltare-il-verdetto" data-post-id="2646099503" data-published-at="1590532095" data-use-pagination="False"> Ma l’Aula può ribaltare il verdetto Dopo il «no» della giunta delle immunità all'autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini, ora la palla passa all'Aula del Senato, che potrà confermare o ribaltare questa prima valutazione. Abbiamo chiesto al presidente della giunta delle immunità del Senato, Maurizio Gasparri, di Forza Italia, autore della relazione che si opponeva all'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini che è stata approvata ieri, come procederà l'iter. «Ora», spiega Gasparri alla Verità, «ci sarà una relazione in Aula che sostanzialmente sarà la stessa che è andata in giunta ed è stata approvata. Si valuterà se è il caso di fare una sintesi, ma l'impianto della proposta resterà quello che abbiamo discusso in giunta, quindi a parte magari qualche ritocco formale, non credo che modificheremo nulla. La data della trattazione in Aula verrà stabilita non più dalla giunta, ma dalla conferenza dei capigruppo, insieme alla presidente Elisabetta Alberti Casellati. Scriveremo una lettera alla presidenza, riferendo l'esito della votazione, e quindi la presidenza del Senato riceverà notizia ufficiale della conclusione dell'iter in giunta». Che tempi si prevedono per la discussione in Aula? «Il termine per andare in aula è di 30 giorni, quindi nel giro di qualche settimana, la discussione verrà calendarizzata. Il dibattito si aprirà con la mia relazione all'Aula che illustrerà la vicenda che la giunta ben conosce. Discussione e votazione avverranno in un'unica seduta». Il risultato può essere ribaltato dall'Aula? «Sì. Attenzione: per poter respingere la richiesta di autorizzazione a procedere da parte della magistratura», sottolinea Maurizio Gasparri, «ci vuole un quorum qualificato, ovvero sono necessari 161 voti, la metà più uno dei membri del Senato. Quindi ora tutto ritorna in ballo. Cosa succederà? Lo scopriremo solo vivendo». Quindi anche se Italia viva, ad esempio, dovesse astenersi in aula, non darebbe una mano a Salvini? «Per respingere la richiesta di autorizzazione a procedere», evidenzia Gasparri, «sono necessari sempre e comunque 161 voti, la maggioranza assoluta dei componenti del Senato. Ci devono essere 161 voti favorevoli alla mia relazione, che propone di respingere la richiesta, il numero dei votanti non c'entra nulla. Per fare un esempio: se alla votazione partecipassero 280 senatori, 150 dei quali approvassero la mia relazione contro l'autorizzazione a procedere e 130 la respingessero, la relazione non passerebbe comunque. Ci vogliono 161 voti». In sostanza, se Italia viva volesse contribuire a evitare il processo a Matteo Salvini sulla vicenda Open Arms, non le sarebbe sufficiente non partecipare al voto, come è accaduto ieri mattina in giunta, ma i senatori renziani dovrebbero unire i loro voti a quelli del centrodestra, sperando di riuscire a raggiungere quota 161. Da solo, il centrodestra non avrebbe, almeno sulla carta, numeri sufficienti per raggiungere la fatidica quota 161: la coalizione si ferma a 140 senatori, cui, per il momento, pare si possano aggiungere massimo tre «aiutini» esterni: Mario Giarrusso, Alessandra Riccardi (che hanno già votato contro il processo in Giunta) e Gianluigi Paragone, espulso dal M5s.