2022-06-13
No alle cure Covid, ora Speranza dice sì all’eutanasia gratis
Per il ministro lo Stato deve pagare i farmaci a chi vuole morire. Prima imponeva protocolli sbagliati, e adesso parla di diritti.È quasi commovente osservare quanto i progressisti italiani abbiano a cuore i diritti dei loro connazionali. Nel meraviglioso mondo che ogni giorno vanno edificandoci sotto gli occhi sembra non esserci posto per discriminazioni, maltrattamenti e privazioni della libertà. Repubblica, ad esempio, ieri celebrava in prima pagina l’impegno profuso a sostegno del Gay pride di Roma andato in scena sabato. Erano molto fieri, i colleghi, di aver aderito alla manifestazione quasi in qualità di militanti al fine di lottare per «i diritti di tutti». Ci rallegriamo per loro, che ovviamente hanno tutto il diritto di supportare qualunque sfilata, evento o corteo desiderino. Stupisce soltanto un filino non aver visto, nei mesi scorsi, altrettanta attenzione ai diritti delle minoranze. Quando c’era da bastonare i no vax o da sostenere la segregazione sanitaria, i nostri tifosi dei diritti erano in prima fila a invocare il pugno di ferro. E non che di recente abbiano cambiato atteggiamento. Magari non sono arrivati a pubblicare liste di proscrizione di presunti putiniani (a questo ha pensato il Corriere della Sera), ma sul dissenso rispetto alla linea del governo si sono accaniti non poco. Comunque sia, l’atteggiamento della stampa democratica non stupisce più di tanto e indigna il giusto: in fondo ciascuno può tenersi strette le sue opinioni, ne risponderà al massimo alla propria coscienza. Irrita leggermente di più, nel campo molto affollato dell’ipocrisia, il comportamento del sempre vigile Roberto Speranza, un altro che in materia di diritti farebbe bene a prendere qualche ripetizione. Ieri si è sentito in dovere di inviare una letterina alla Stampa in difesa di Mario, tetraplegico marchigiano che ha chiesto di poter usufruire del suicidio assistito. Come noto, questo paziente ha condotto una battaglia mediatica e lo scorso novembre l’Asl regionale ha acconsentito a garantirgli la «dolce morte». A febbraio, le autorità sanitarie hanno pure indicato quale debba essere il farmaco da somministrare all’uomo. Il fatto è che la legge sul fine vita è ancora in discussione, dunque manca una norma che obblighi le istituzioni a fornire gratuitamente i medicinali di questo tipo. Ergo, Mario sarebbe tenuto a provvedere privatamente alla spesa (circa 5.000 euro). Ebbene, ieri Speranza è intervenuto per fare la voce grossa e spiegare non solo che «la legge sul fine vita non è più rinviabile», ma anche che Mario non deve assolutamente pagare il farmaco che porrà fine alla sua permanenza in questo mondo. «Una volta che la procedura di verifica del rigoroso rispetto delle condizioni individuate dalla Consulta sia stata completata, le strutture del Servizio sanitario nazionale non possono assumere atteggiamenti ostruzionistici, né è ipotizzabile che i costi siano a carico del paziente», ha dichiarato il ministro. E ha specificato che «il governo, laddove ve ne sia bisogno, non farà mancare un tempestivo chiarimento e intervento». Insomma, anche se manca ancora una norma approvata dalle Camere, bisogna che il diritto al suicidio assistito sia garantito. Ora, si può persino ritenere che Mario abbia tutte le ragioni del mondo, o considerare grottesco uno Stato che ti autorizza a suicidarti ma prima ti presenta il conto. Resta il fatto che su temi così delicati dovrebbe appunto essere il Parlamento a decidere con serenità e giudizio. Ma, soprattutto, appare allucinante che Speranza si dia tanto da fare sulla questione. A quanto pare, secondo il ministro gli italiani hanno diritto a disporre liberamente del proprio corpo soltanto se intendono abortire o farla finita. Stiamo parlando, giusto per rinfrescare la memoria, dell’uomo che ha insistito per mesi con i protocolli Covid basati su Tachipirina e vigile attesa. L’uomo che ha ignorato scientemente i piani pandemici e le cure disponibili per il coronavirus. Il luminare che insiste con le mascherine in classe e le dosi a ripetizione per i bambini. Per quale motivo il ministro non scrive letterine anche a coloro che hanno subito gli effetti avversi delle iniezioni anti Covid e da fin troppo tempo chiedono aiuto? Forse costoro non soffrono? Forse il loro diritto all’assistenza e alla salute vale meno? Sembra di sì: da queste parti, la morte va garantita, la sopravvivenza un po’ meno.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
Continua a leggereRiduci