2022-02-17
L’atomo in Italia non dà energia ma guai: grosso pasticcio in Sogin
L'amministratore delegato di Sogin Emanuele Fontani a destra e Luca Cittadini, ad di Nucleco
Mentre Roberto Cingolani insiste per il commissariamento del gruppo Sogin, avanzano le verifiche di Arera sulle vicende del 2015 legate al deposito nazionale. Su cui oggi Cittadini sarà sentito dal Consiglio. Intanto scoppia la grana del contratto Javys in Slovacchia.Mentre la Francia mette a terra un piano di investimenti da 50 miliardi di euro per sei nuove centrali nucleari, il futuro dell’atomo in Italia è avvolto da nubi. E non ci riferiamo alla possibilità di abbracciare la fusione o la fissione di nuova generazione, ma alle attività di gestione dell’eredità dei vecchi impianti. Era il 19 gennaio quando il ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, parlava in Aula del futuro di Sogin, la partecipata pubblica incaricata di portare avanti il decommissioning. Con parole non certo rassicuranti. «Si deve constatare che nel corso degli ultimi anni si sono verificate alcune disfunzionalità», ha detto il ministro facendo chiaramente capire che vorrebbe intraprendere la strada del commissariamento. Nonostante il consiglio di amministrazione sia in scadenza il prossimo aprile. Ci sono però dei motivi dietro i desiderata di Cingolani e sono una serie di fari accesi da parte dell’autorità di regolazione, Arera, che si intersecano partendo dal 2015 e si aggiungono a scontri interni al consiglio di amministrazione della controllata Nucleco. Il tutto destinato a una potenziale esplosione quest’oggi quando sarà audito l’ad di Nucleco, Luca Cittadini, dai vertici della stessa Sogin. L’incontro odierno chiude il cerchio delle audizioni condotte dai vertici, Emanuele Fontani e Luigi Perri su una eventuale malagestio di alcuni contratti legati al deposito nazionale. Sotto inchiesta ci sono appalti diretti per la comunicazione delle attività e in generale l’aumento complessivo delle spese nel periodo 2013-2016 sotto il mandato di Giuseppe Zollino. A Cittadini, il quale a quanto ci risulta ha già spedito al Cda un po’ di documenti e risposte, oggi sarà chiesto di rispondere di eventuale omessa vigilanza dal momento che all’epoca, prima di passare in Nucleco, si occupava della divisione Corporate sotto la quale c’era la sezione «acquisti e appalti». Che succederà? Potrebbe essere allontanato dall’incarico e sospeso se gli attuali vertici di Sogin lo ritenessero «colpevole» di omissioni del codice interno. Il condizionale però in questa vicenda complessa è d’obbligo. Perché lo stesso Cittadini è protagonista, ma con veste opposta, di una strana vicenda accaduta lo scorso novembre e relativa a un importante appalto di decommissioning con la società di Stato slovacca Javys. Nel 2014 Nucleco, allora presieduta da Alessandro Dodaro con amministratore delegato Fontani, sottoscrive un primo contratto da 700.000 euro con la società slovacca. Segue l’anno dopo un bando di gara da 40 milioni per incenerire le resine e i fanghi di Caorso. Vince sempre Javys, la quale nel 2018 si vede riassegnare con affidamento diretto un altro appalto da circa 7 milioni. Stavolta sono compresi anche i rifiuti radioattivi del sito ex Cemerad di Statte. Di questi contratti si è già occupata la stampa sottolineando il ruolo dello studio Morandini, legale di Javys, e i rapporti di amicizia con Fontani. La stranezza però si consuma tra il 24 e il 29 novembre del 2021. La prima data corrisponde a un primo Cda nel quale i vertici di Nucleco decidono di far terminare a scadenza il contratto e non rinnovarlo. A sostegno della scelta ci sono almeno tre pareri tecnico legali di Sogin, Enea e dello studio legale Vista. Non sono tra loro concordanti ma comunque suggeriscono semaforo rosso. Due giorni dopo, il consigliere Marco Pagano, anche dirigente Sogin, chiede di riconvocare il Cda. Cosa che avviene appunto il 29. Data nella quale, senza ulteriori pareri, il consiglio si rimangia la scelta di cinque giorni prima e approva il prolungamento del contratto. A quanto risulta alla Verità il vertice di Nucleco avrebbe inviato almeno due mail al Mef per informare prima della scelta di stoppare il contratto e successivamente dell’anomalia occorsa il 29 novembre. Non sappiamo se e quali siano state le risposte. Tanto più che la via gerarchica vede in mezzo Sogin che è appunto la controllante di Nucleco. Il tema potrebbe essere affrontato nel consiglio odierno anche se formalmente non risulta essere all’ordine del giorno. Insomma, attorno all’atomo italiano c’è tempesta. L’inchiesta dell’Arera potrebbe essere a buon punto. Non a caso l’altro giorno un sito sconosciuto, Ageei, ha pubblicato uno scoop, mettendo in rete il rapporto di Ey che dimostrerebbe una serie di spese approvate senza il placet del Mise e del ministero dell’Ambiente. Se ne era occupata anche la Lega con una interrogazione a firma Paolo Arrigoni e datata ottobre 2020. Dal verbale del Cda di Nucleco del 24 novembre si apprende che sono state fornite informazioni alla controllante in modo da ottemperare ai canali informativi sollecitati dal Parlamento. Vedremo quale sarà la risposta ufficiale. Nel frattempo i vari fari accesi potrebbero riunificarsi. A quel punto finire sul tavolo del ministro Cingolani.Il momento è delicato. Tra l’altro il Pnrr potrebbe destinare altri fondi alle attività di smantellamento. Così come potrebbero arrivare fondi Nato per le componenti militari da rottamare. Se servisse stoccaggio anche per mezzi della Difesa chi se ne occuperebbe?
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