2024-11-10
A New York la Cgil chiede soldi per pratiche finanziate dall’Italia
Massimo Giletti nello studio 6 Nomentano durante il programma televisivo di Rai 3 «Lo stato delle Cose» (Ansa)
Domani su Rai 3 «Lo stato della cose» svelerà come il patronato aperto dal sindacato nella «Grande mela» faccia pagare ai nostri cittadini residenti negli Usa servizi che dovrebbero essere svolti gratuitamente.Dovrebbero essere istituti senza fini di lucro, che esercitano funzioni di assistenza e di tutela dei lavoratori e delle categorie più fragili, i pensionati. All’estero, i patronati, spesso emanazione dei sindacati, sono un punto di riferimento per le comunità di italiani e svolgono una funzione sociale, per questa generosamente finanziati dallo Stato italiano con un prelievo sui contributi previdenziali di noi tutti. In realtà, sembra che in alcuni casi e da tempo, abbiano deragliato da questa mission e si siano trasformati in centri di business come fossero società private. Tutti lo sanno, la politica italiana, le istituzioni, i diretti interessati sul posto, ma tutti chiudono gli occhi. D’altronde il business è proliferato per l’incapacità delle istituzioni a svolgere le proprie funzioni, per mancanza di organico o per inefficienza e nella consuetudine di delegare. I diretti interessati, i pensionati soprattutto, che devono pagare il conto di questo giro d’affari, non se la sentono di protestare. Temono ritorsioni, di perdere l’unico punto di riferimento in grado di guidarli e assisterli nel labirinto delle pratiche burocratiche. Già nel 2016 il Comitato per le questioni degli italiani all’estero, composto da parlamentari, dettagliava le irregolarità e sollecitava una riforma, ma non c’è stato un seguito. Quattro ministri del lavoro (Giuliano Poletti, Luigi Di Maio, Nunzia Catalfo e Andrea Orlando) hanno lasciato quel dossier nel cassetto.Forse è la spia che il sistema fa un po’ comodo a tutti. A rivelare quanto abbiamo scritto, scoperchiando il vaso di Pandora sul meccanismo dei patronati all’estero, è la trasmissione condotta da Massimo Giletti, su Raitre, Lo stato delle cose nella puntata di lunedì alle 21,20 con il servizio firmato dal giornalista Alessio Lasta che ha acceso un faro sull’Inca Cgil a New York. Facciamo un passo indietro per capire di cosa stiamo parlando e dell’entità economica del meccanismo. La legge 152 del 31 marzo 2001 stabilisce che lo 0,199% dei contributi previdenziali versati dagli italiani all’Inps, vadano a finanziare le sedi dei patronati in Italia e all’estero. Si tratta di centinaia di milioni di euro ogni anno, che variano a seconda dei versamenti e che nel 2024 hanno raggiunto 486 milioni e 600.000 euro. Con questi soldi i patronati (un settore largamente dominato dai sindacati) devono erogare una serie di servizi, dalla domanda di pensione, a quella di ricongiungimento di contributi magari versati in Paesi esteri differenti, ai certificati di esistenza in vita (necessari per continuare a percepire la pensione italiana all’estero), fissare appuntamenti per fare il passaporto, gestire la domanda per cittadinanza e così via. I servizi devono essere forniti in modo gratuito perché rientrano nella convenzione tra il patronato e il ministero del Lavoro e ricevono un finanziamento pubblico. I fondi sono erogati in base al numero delle pratiche espletate, ognuna delle quali ha un punteggio. Più se ne fanno, quindi e più soldi i patronati ricevono. Lo stato delle cose è andato a vedere cosa succede nei patronati dei sindacati e in particolare all’Inca Cgil di New York. Cosa ha scoperto? Ce lo riferisce Alessio Lasta appena tornato da New York. «I patronati sono purtroppo diventati centri di business. Coloro che vi lavorano sono stimolati a realizzare più pratiche possibili. Nelle interviste ci hanno chiesto di non comparire, forse per timore di ritorsioni. Anche i pensionati hanno paura a denunciare la situazione al consolato, perché sanno di rischiare di essere abbandonati e di non aver più accesso ai servizi. Abbiamo raccolto le testimonianze di persone che negli anni hanno lavorato all’Inca Cgil di New York e che raccontano di come venivano costrette a chiedere denaro agli utenti per servizi previsti invece gratuitamente in base alla convezione con il ministero del Lavoro. A sostegno di quanto ci hanno raccontato mostreremo ricevute da centinaia di dollari per pratiche che invece dovrebbero essere gratis, vi faremo sentire come funziona il meccanismo della domanda di pensione ripetuta più volte per la stessa persona a distanza di anni. Faremo vedere un documento esclusivo che mette nero su bianco dati shock sulle irregolarità delle pratiche svolte nella sede Inca di New York riscontrate nell’ispezione del 2023». Ecco appunto, i controlli? «Le ispezioni, previste per legge, sono poche e non sufficienti a coprire la miriade di sedi estere dei patronati (solo Inca Cgil nel ha 99 in 26 Paesi diversi, ma ci sono altre 29 sigle sindacali che hanno i loro patronati). Ci è stato riferito che è molto frequente la duplicazione di uno stesso servizio a distanza di tempo, riferito alla medesima persona per la stessa pratica, magari di richiesta di pensione, per aumentare l’ammontare delle attività sulle quali vengono calcolati i contributi pubblici. A questo si aggiungono le somme di denaro che i patronati incamerano dai cittadini. Se gli ispettori scoprono alcune irregolarità scatta la decurtazione del finanziamento, ma la perdita è ampiamente compensata dai guadagni degli anni precedenti».Che vi aspettate dopo la trasmissione? «Che sia potenziato lo strumento ispettivo del ministero e implementata la digitalizzazione delle pratiche, eliminando il cartaceo. Anche il sindacato ha le proprie responsabilità. Non si può trasformare la funzione del patronato da sociale a lucrativa, perché contraddice la natura stessa del sindacato»
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)