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New York è la nuova capitale del cibo. E «Colazione da Tiffany» diventa realtà

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New York è la nuova capitale del cibo. E «Colazione da Tiffany» diventa realtà
  • Nella Grande Mela si organizzano tour gourmet. Ma se camminare per chilometri non fa per voi, ecco la guida definitiva ai 10 cibi da provare almeno una volta nella vita.
  • Cucina italo-americana in un locale che rimanda alle scenografie de Il Padrino. Carbone è la meta preferita da celebrità e locals.
  • Un ristorante all'insegna della sostenibilità. Si chiama ABC Kitchen e da quasi 10 anni è uno dei «must» della città.
  • Cocktail che sembrano usciti da un carnevale, da assaporare da soli o condividere in gruppo. E se si alza troppo il gomito, c'è il «crash pad» che vi aspetta. A soli 99 dollari.
  • Un negozio di arredamento si trasforma nel locale più ricercato del Greenwich Village. Ammirate lo skyline newyorkese da RH Rooftop.
  • L'ultimo arrivato del TAO group, Vandal è un ristorante/club perfetto per i Millennials con lo smartphone sempre in mano.
  • Sentitevi Holly Goligthly per qualche ora nel nuovo Blue Box Café di Tiffany. Ma attenzione, per prenotare servono almeno 30 giorni di anticipo.
  • Si chiama Mr. C Seaport, ed è il nuovo hotel di culto per gli amanti dell'aperitivo a New York. Un'esperienza unica per veri foodies.

Lo speciale comprende otto articoli e gallery fotografiche.

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(Totaleu)

Lo ha detto il Ministro per gli Affari europei in un’intervista margine degli Ecr Study Days a Roma.

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Dal momento che ci piacciono le sfide e non amiamo stare con le mani in mano, vi proponiamo un nuovo progetto, una nuova scommessa trascinante che si chiama #informazione online. Saremo diversi e controcorrente anche sul #Web.#LaVerità
La partita del pride? Egitto-Iran
Getty Images
Clamoroso autogol della Fifa: ai mondiali americani il match che cade nella data dell’orgoglio arcobaleno vede di fronte due nazioni in cui l’omosessualità è illegale.

Un autogol di quelli più divertenti e nello stesso tempo più pesanti, un gollonzo in piena regola: la partita del Mondiale che avrebbe dovuto celebrare l’orgoglio Lgbtq+ sarà… Egitto-Iran. Ben gli sta, e scusate la franchezza. L’idea che i Mondiali debbano celebrare un pride game per omaggiare l’omosessualità (nel senso più largo del termine, comprendendo perciò anche le politiche contro omofobia e quant’altro) è la solita forzatura retorica dove per certi temi sono previste corsie preferenziali. Tra l’altro i temi «pride» sono sempre gli stessi e - guarda caso - coincidono con fasce di consumatori big spender. Insomma i pride Lgbtq+ sono un business ed è per questo che conviene a tutti inserirli nelle manifestazioni.

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Ha fatto la storia del tennis: oscurata perché si oppone alle politiche Lgbt
Margaret Court (Ansa)
L’australiana Margaret Court: «I miei connazionali vogliono che il mio nome sparisca».

È donna e, benché nata in una famiglia modesta, è riuscita ad affermarsi come una delle tenniste più vincente di sempre, portandosi a casa 64 prove del Grande Slam: 24 in singolare, 19 in doppio e 21 in doppio misto. Avrebbe insomma tutte le carte in regola - tanto più in tempi in cui l’empowerment femminile attira tanta attenzione culturale e mediatica - per essere indicata a modello delle giovani di tutto il mondo, l’australiana Margaret Court. Eppure la leggendaria campionessa, che oggi ha 83 anni, ai giorni nostri è come dimenticata; di più: è evitata quasi come la peste. Tanto che, quando Oliver Brown del Telegraph ha scelto di dialogarci nei giorni scorsi, lei era quasi incredula: «Sei il primo giornalista ad intervistarmi in questo modo da anni. Gli australiani preferirebbero che il mio nome sparisse». Curiosamente, perfino il mondo del tennis sembra averla rimossa.

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