2025-07-15
Netanyahu apre all’ipotesi tregua: «Ma torneremo ad assediare Gaza»
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Il premier boccia l’idea della «città umanitaria a Rafah». Scontri in Siria, 89 morti.Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, continua a cambiare idea sulle trattative per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Stando a quanto comunicato da Ynet, Bibi sarebbe disposto «a scendere a compromessi» sul ritiro dell’Idf dall’asse Morag. Secondo fonti del gabinetto israeliano: «Se si raggiunge un accordo, non ci sarà una città umanitaria a Rafah». E pare proprio che su questo Netanyahu sia nettamente contrario a causa del tempo eccessivo e del costo elevato. Tra l’altro, la proposta avanzata dal ministro della Difesa, Israel Katz, è stata commentata anche dal ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir: «Il dibattito è principalmente una manovra per nascondere l’accordo che si sta preparando» e «non sostituisce una vittoria completa». Pure l’ex primo ministro israeliano, Ehud Olmert, interpellato dal Guardian, ha detto la sua. Un disaccordo il suo che poggia su basi diverse. Secondo Olmert, infatti, la «città umanitaria» potrebbe diventare «un campo di concentramento» per la popolazione della Striscia. Sul fronte interno invece continua il braccio di ferro tra il governo e la procuratrice generale, Gali Baharav-Miara, con l’esecutivo che l’accusa di intralciare le politiche. Baharav-Miara ha deciso di non partecipare all’udienza per il suo eventuale licenziamento.Tornando ai negoziati, il presidente americano, Donald Trump, sembra ottimista. «Speriamo di sistemare la questione», ha detto il tycoon. E ha anche affermato che il segretario di Stato americano, Marco Rubio, «sta lavorando molto duramente», bollando però la Striscia di Gaza come «uno dei peggiori affari immobiliari mai fatti». Il tycoon, parlando con il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha proseguito: «Hanno ceduto una proprietà fronte mare, uno degli affari peggiori mai conclusi. Doveva portare la pace e invece ha portato l’opposto. Ma stiamo andando abbastanza bene su Gaza».In effetti, stando a quanto ha comunicato un funzionario all’Afp, continuano i contatti tra i mediatori, che «stanno esplorando attivamente meccanismi innovativi per aiutare a colmare le lacune rimanenti e mantenere lo slancio nei negoziati». Tuttavia, secondo Channel 12, Bibi starebbe considerando di riprendere la guerra a Gaza dopo l’eventuale tregua di 60 giorni con Hamas. Sembra che abbia riferito il suo intento al ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, anticipandogli: «Dopo la pausa, trasferiremo la popolazione della Striscia verso Sud e imporremo un assedio al Nord di Gaza». Va comunque ricordato che sia Smotrich che Gvir hanno minacciato di dimettersi qualora la guerra si concludesse con Hamas al potere. Dall’altra parte il gruppo terroristico continua a puntare il dito contro Netanyahu, accusandolo di non essere «disposto a raggiungere alcun accordo». E verso Hamas è stato lanciato un appello da parte del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas: la consegna delle armi all’Anp e il rilascio degli ostaggi israeliani. A Gaza intanto l’Idf ha reso noto di aver bersagliato 100 target terroristici nel giro di 24 ore, tra cui i depositi di armi, nonché i tunnel e gli edifici usati dai terroristi. Ma i raid di Gerusalemme hanno ucciso almeno 51 persone nella Striscia secondo le fonti mediche di Gaza. E le forze di difesa israeliane, oltre a imporre di nuovo il divieto all’«ingresso al mare» a Gaza, continuano ad aggiornare la lista dei terroristi responsabili dell’attentato del 7 ottobre fatti fuori: l’ultimo è Muhammad Nasr Ali Quneita, eliminato il 19 giugno. Sul fronte degli aiuti umanitari, potrebbero promettere bene le trattative in corso tra Bruxelles e Gerusalemme, visto che sarebbero «in fase avanzata». Nel do ut des, secondo alcune indiscrezioni di Sky News Arabia, l’Ue sarebbe disposta a non applicare sanzioni contro Israele. In cambio Gerusalemme dovrebbe consentire la ripresa degli aiuti umanitari a Gaza in ogni valico, oltre a trasferire all’Anp le riscosse tasse palestinesi. A essere convinto che oggi non saranno imposte misure Ue è il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar. A frenare l’entusiasmo è stata l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, secondo la quale spetta ai «27 dover decidere cosa fare». Ha anche aggiunto che «i rifornimenti» a Gaza non sono ancora «sufficienti». Nonostante questo, la riunione Ue-vicinato meridionale di ieri è stato un momento «storico», visto che entrambi i ministri degli Esteri di Israele e dell’Anp «si sono seduti allo stesso tavolo», come dichiarato dal commissario europeo per il Mediterraneo, Dubravka Suica.Nel frattempo, aumentano le tensioni tra Israele e Siria: l’Idf ha annunciato di aver attaccato il villaggio siriano di Sami’, nel Sud siriano, colpendo alcuni carri armati, dichiarando che non consentirà «l’istituzione di una minaccia militare nel Sud della Siria». A commentare l’intervento israeliano è stato Katz, spiegando che è stato «un chiaro avvertimento al regime siriano». Ed è proprio in Siria che gli scontri settari tra membri della minoranza drusa e beduini nella provincia di Sweida, nel Sud della Siria ha causato 89 morti.