2025-09-21
«Nessun tesoretto da spendere in manovra»
Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Dopo la promozione dell’agenzia Fitch, Giorgetti frena le richieste dei partiti: «Deficit-pil sotto 3%, faremo cose col calo dello spread ma in un sentiero di sicurezza dei conti». Sul tavolo la riduzione dell’Irpef al ceto medio, quoziente familiare e rottamazione cartelle.«Il tesoretto da spendere non c’è», ma «possiamo fare le cose che se lo spread fosse rimasto a 250 punti base non avremmo potuto fare». Tipo tagliare l’Irpef? «Il taglio delle tasse lo chiedono tutti. Volete una notizia? Se fosse per me abolirei le tasse. Ma non si può fare». Allora cosa si può fare? «Il bilancio è fatto di entrate e di uscite. È un quadro complessivo in cui io ho degli obiettivi, il governo ha degli obiettivi. Ho anche la responsabilità di tenere il sentiero in sicurezza». Tutto si farà «mantenendo il sentiero in sicurezza, ed è questo il lavoro che dobbiamo fare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane». E la rottamazione delle cartelle esattoriali? «La rottamazione è sicuramente una richiesta che Matteo Salvini ha posto in termini significativi e pressanti, ma il termine non mi piace, mi piacerebbe parlare di pace fiscale con chi vuole farla, chi non vuole deve aspettarsi un po’ di guerra». Nel senso che «dobbiamo dare la possibilità di sopravvivenza a chi ha questo problema, ma mettere anche una cesura netta verso chi non vuole la pace». È Giancarlo Giorgetti, ministro delle Finanze migliore al mondo secondo la rivista internazionale The Banker, a mettere dei paletti preventivi - intervistato in collegamento alla festa di Open - di fronte al tradizionale assalto alla diligenza quando c’è da scrivere la legge di bilancio, che sarà presentata nei prossimi giorni e che dopo dovrà essere prima vidimata da Bruxelles, per poi essere rivista e corretta col solito maxiemendamento votato durante le vacanze di Natale dal Parlamento. Come sempre a settembre iniziano le ipotesi e le simulazioni su cosa potrà finire o non finire dentro la legge di Bilancio 2026, che potrebbe essere la prima non sottoposta a procedura di infrazione da parte dei vertici Ue, dato che - parole sempre di Giorgetti - l’Italia intravede la possibilità di abbassare il suo deficit di bilancio sotto la soglia critica del 3% del Pil, quella prevista dal Patto di stabilità e di crescita in anticipo, già nel 2025. «Una opportunità storica, da cogliere», secondo il ministro leghista. Un risultato che avvalora ancora di più la promozione dell’agenzia di rating Fitch, che venerdì in tarda serata ha alzato a BBB+ il giudizio sul nostro Paese, grazie alla cosiddetta resilienza dell’economia, si leggeva nel comunicato dell’agenzia americana, dell’andamento migliore del previsto dei conti e «del contenimento delle spese». Spese ridotte grazie appunto al miglioramento dello spread con Germania e Francia e al calo dei tassi operato dalla Bce che permette al governo di risparmiare sugli interessi del maxi disavanzo pubblico. Qualcosa come 13 miliardi di euro in più, tra il 2025 e il 2026, secondo i calcoli di Bloomberg. Giorgetti comunque non vuole parlare di «tesoretto» da spendere. Qualcosa però il centrodestra è chiamato a fare, soprattutto verso il ceto medio. Sul tavolo inizia a girare forte l’ipotesi di abbassare dal 35 al 33 per cento l’aliquota Irpef sui redditi fino a 60.000 euro (ora siamo fermi a quota 50.000). La doppia operazione costerebbe 5 miliardi. Ci sono? Non ci sono? Usare questi 5 miliardi metterebbe a rischio il «sentiero di sicurezza» dove cammina il ministro dell’Economia? Altra misura in cantiere è la rottamazione delle cartelle molto caldeggiata da Salvini da anni. L’opzione riguarda la possibilità, appunto, di rottamare delle cartelle esattoriali attraverso 120 rate in dieci anni. «Se costerà 2 o 3 miliardi vedremo il conteggio finanziario e come poter trovare queste risorse», aveva spiegato dal Meeting di Rimini il sottosegretario leghista Claudio Durigon. Dove? Dagli extraprofitti delle banche? Ricordiamo, fonte Fabi, che sono 112 i miliardi di utili realizzati dagli istituti di credito italiani tra il 2022 e il 2024. Ma chi stabilisce quali sono i profitti extra? Per adesso il dialogo sembra freddino tra banche e governo.In manovra infine potrebbe entrare una sorta di quoziente familiare con la «rivalutazione e rivisitazione» delle detrazioni, che sarà fatta, come spiegato dal viceministro delle Finanze Maurizio Leo, in relazione alla composizione del nucleo familiare. Quoziente familiare che si inserisce in un quadro di interventi, a cui tiene l’esecutivo, per puntare a favorire politiche per la natalità come l'assegno unico e il bonus nuovi nati, che potrebbero dunque essere potenziati. Si studia anche il mantenimento dei bonus edilizi al 50% per le prime case, evitando il salto al 36% che scatterebbe dal 2026. Per ora siamo alle parole. I fatti arriveranno il 2 ottobre, quando sarà chiuso il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) con le stime tendenziali e programmatiche del triennio e alcune misure vere della manovra.