Il farmaco ha salvato milioni di persone a rischio, ma non può essere l’unica strada. Le differenze tra Regioni provano che a una più alta percentuale di immunizzazioni non corrisponde una minore incidenza di ricoveri.
Il farmaco ha salvato milioni di persone a rischio, ma non può essere l’unica strada. Le differenze tra Regioni provano che a una più alta percentuale di immunizzazioni non corrisponde una minore incidenza di ricoveri.Purtroppo dove si vaccina di più non calano i numeri dei ricoveri o degli ingressi in terapia intensiva. Alla vigilia dell’introduzione del super green pass, un’occhiata a quello che accade nelle nostre Regioni aiuta a comprendere che se il farmaco anti Covid avrà salvato milioni di persone fragili e a rischio, nel tempo ha perso efficacia. Quindi non c’è una logica sanitaria nell’inasprire le misure contro i non vaccinati, fatti passare per i responsabili della circolazione del virus. In un’Italia dove la maggior parte della popolazione si è fatta la doppia dose, risulta strano che una Calabria con il 79,6% di «immunizzati» abbia solo 7 abitanti su 100.000 ricoverati per Covid e 0,9 in terapia intensiva, quando la Lombardia che viaggia all’89,8% di vaccinati si ritrova con 9,1 abitanti ospedalizzati e 1,1 sotto cure intensive. Le virgole sono inevitabili, visto che stiamo parlando di incidenza per ogni 100.000 abitanti, sui dati del 3 dicembre. Anche la Valle d’Aosta, con l’80,8% di persone che hanno completato il ciclo vaccinale, ha 1,9 ricoveri per Covid e meno di due persone ogni 100.000 in terapia intensiva, mentre il Veneto ne ha rispettivamente più di 11 in ospedale e più di 2 che hanno bisogno di macchinari per respirare pur avendo vaccinato l’84,6% della sua popolazione. E che dire del Lazio, all’87,8% di vaccinati ma con 727 ricoverati per Covid e 88 in terapia intensiva, che fanno rispettivamente 12,7 abitanti e 1,5 ogni 100.000. Sicuramente la Provincia autonoma di Bolzano, con 78,4% di vaccinazioni complete, è quella che mostra un’incidenza più alta di ricoveri in ospedale, 17,2 abitanti su 100.000, ma in terapia intensiva ne ha 2,2, cioè meno che il Veneto. Cercando i dati dei positivi, anche in questo caso si hanno sorprese. Secondo l’Iss il rischio di contrarre il Covid-19 «aumenta di 3,8 volte per chi non è vaccinato rispetto al vaccinato con ciclo completo entro 5 mesi, mentre è di 2,1 volte superiore il rischio per i vaccinati oltre 5 mesi dalla seconda dose» e per quanto riguarda i ricoveri il rischio sarebbe «di 10,4 volte superiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati entro 5 mesi dalla seconda dose e diventa di 4,8 volte oltre i 5 mesi». La Toscana con l’88,9% di vaccinati ha 269 contagi ogni 100.000 abitanti, la Sardegna con 85,6% di immunizzati registra 180 casi di positività. La tabella a lato conferma che al ministero della Salute non sanno gestire nemmeno l’attuale situazione Covid.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





