2022-12-12
Nello Musumeci: «La sinistra alimenta il clima di odio»
Il ministro: «L’opposizione dovrebbe usare un linguaggio sobrio invece che dare una solidarietà ipocrita. Riformare la Protezione civile è priorità del governo, la destra si distingue se fa, non se lancia proclami».Dopo la tragedia di Ischia ha incontrato tutti gli assessori regionali e le Province. Poco spazio alle rivendicazioni, molto alla programmazione. Ha dettato un’azione in questi quattro punti: riattivazione del fondo per la Protezione civile fermo al 2009, incremento delle risorse per ristorare chi viene colpito da calamità naturali, maggiore prevenzione degli incendi e interventi contro la siccità. Riscrivendo anche il codice della Protezione civile ormai invecchiato per rendere più immediati ed efficaci gli interventi. Nello Musumeci, fino a tre mesi fa presidente della Regione Sicilia, catanese purosangue che già aveva avuto una responsabilità di governo nel Berlusconi IV come sottosegretario al Lavoro, è uno degli uomini più vicini a Giorgia Meloni. Ha esordito da ministro della Protezione civile e le politiche del mare dovendo fronteggiare una calamità, l’ennesima, che ha scosso l’Italia e riacceso polemiche. La sua risposta è stata secca: o consideriamo la Protezione civile come la priorità delle priorità nel governo dei territori, o non abbiamo capito nulla di quello che è successo negli anni. E così ha deciso di istituzionalizzare l’appuntamento con le autonomie locali. Ma anche sulle minacce a Giorgia Meloni, sul reddito di cittadinanza non la tocca piano: la destra, è il suo pensiero, si distingue perché fa, non perché fa proclami. Affida alla Verità alcune considerazioni sulla manovra economica, sul Pnrr e rivendica una nuova centralità mediterranea dell’Italia convinto che anche da lì passi una nuova occasione per lo sviluppo del Mezzogiorno.Ministro Musumeci, lei è siciliano, è uno dei leader di Fratelli d’Italia. Che effetto le fanno le minacce prima a Guido Crosetto e soprattutto quelle arrivate - pare - da un giovane di Siracusa a Giorgia Meloni? La destra è vittima di un clima di odio? Che ne pensa e crede che la solidarietà della sinistra sia bastevole e sincera?«La provenienza delle minacce non ha nulla a che vedere con l’appartenenza geografica. Dal Nord al Sud l’Italia è tornata a vivere un preoccupante clima di odio e di violenza verbale. Ma al di là della fragilità psichica o dell’indole di ognuno di noi, molto dipende dal tipo di comunicazione che le forze politiche adottano per parlare al cuore o alla pancia della gente. Chi rappresenta le istituzioni, in maggioranza o all’opposizione, dovrebbe sempre usare un linguaggio improntato alla responsabilità e alla sobrietà, pur nell’asprezza del confronto. Abbiamo apprezzato la solidarietà espressa al presidente Meloni e al collega Crosetto dalle sinistre per le vili intimidazioni subite, ma se il giorno dopo si continua a dire che il nemico da abbattere è il vertice di Fratelli d’Italia al governo vuol dire essere ipocrita e fomentare la piazza. Questa condotta non porta nulla di buono a nessuno».La minaccia al presidente del Consiglio viene da chi al Sud non vuole perdere il reddito di cittadinanza. Anzi da chi ritiene che quella sia la sola prospettiva di vita. Il leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte, è arrivato a dire che è pronto a dare battaglia nelle piazze per quell’assegno. Lei invece da meridionale è stato durissimo sul reddito di cittadinanza. Arriverete a cancellarlo del tutto? «Il presidente Giuseppe Conte era stato chiamato a Palazzo Chigi perché ritenuto moderato e rassicurante. Un borghese scelto da un movimento nato antisistema e divenuto sistema. Fare il capopopolo è una finzione per lui, una parte che deve recitare per sopravvivenza politica. È l’unica che gli consente di arrestare la copiosa emorragia di consensi del Movimento 5 stelle, specie al Sud. Lo stato ha il dovere di sostenere chi è inabile al lavoro, chi ha famiglia numerosa, chi è espulso dal lavoro in età matura e si ritrova ancora giovane per andare in pensione e già vecchio per cominciare daccapo. Il giovane abile ha il diritto a un futuro di lavoratore, non di assistito. Insegniamogli a pescare invece di regalargli ogni giorno un pesce. Altrimenti non sarà mai padrone della propria vita».Sono giorni, forse ore decisive per scrivere il profilo dell’azione economica del governo, che però pare non avere troppo spazio per un sostegno allo sviluppo. Eppure la manovra è stata criticata anche da Bankitalia, non l’ha trovato singolare? Qual è il suo giudizio sulla manovra?«Ognuno ha il diritto di criticare, anche Bankitalia. È solo una questione di stile e di galateo istituzionale. La manovra varata è stata l’unica possibile, in questo drammatico contesto interno e internazionale. Lo sappiamo da tempo che non navighiamo nell’oro. Eppure è stata rispettata la coerenza con gli impegni assunti, specie verso i più deboli. Se il Parlamento vuole, può migliorare la manovra, ma si sappia che la coperta è corta».Sul Pnrr voi chiedete, e non da soli in Europa, una profonda modifica. Sembrate però circondati da scetticismo come se il Pnrr fosse inemendabile. Ci sono opportunità di cambiarlo? Anche per investire di più e meglio al Sud?«Modificare alcune norme regolamentari sul Pnrr significa non sprecare la preziosa occasione che questo strumento di finanziamento consente, soprattutto nel Mezzogiorno. Il sopraggiungere del conflitto militare, l’aumento vertiginoso dei costi delle materie prime e dell’energia, la lentezza nelle procedure, la carenza di personale qualificato nell’assistenza tecnica. Credo ci sia più di un motivo per chiede di rivedere alcune cose sul Pnrr».Dopo la Salerno-Reggio Calabria c’è in Italia un altro tormentone infrastrutturale: il ponte sullo stretto di Messina. Crede che questa sia la volta buona per farlo? È soddisfatto che sia Matteo Salvini, il segretario della Lega un tempo Nord, a investire politicamente su questa scelta?«Voglio sperare che il ponte si realizzi. Serve a fare del Sud Europa la base logistica del Mediterraneo. È da sempre un obiettivo della destra, sin dal tempo del Msi. Il governo di Giorgia Meloni lo ha riproposto con forza ed è naturale che a seguire il dossier sia il ministro delle Infrastrutture».Dopo la tragedia di Ischia è tornata prepotente la polemica sull’Italia fragile, sui condoni. Lei ha annunciato, incontrando le Regioni, una rivoluzione della Protezione civile, ma anche una nuova iniziativa sulla tutela del territorio e lo stop al consumo di suolo. In che direzione intende andare?«Ischia è solo l’ultima delle centinaia di calamità che registriamo nell’ultimo decennio. Siamo un popolo che soffre di amnesia: piangiamo i morti, contiamo i danni ma il giorno dopo dimentichiamo il perché. Vorrei che la prevenzione strutturale del territorio diventasse la priorità di ogni pubblica amministrazione. Individuare la fragilità e intervenire subito per mitigarne il rischio, coinvolgendo la popolazione in una capillare campagna di sensibilizzazione. Ogni cittadino ha il diritto di sapere se convive con il rischio. Il codice di Protezione civile deve essere ripensato in alcune parti. Possiamo e dobbiamo fare di più e presto».Si parla molto di autonomia delle Regioni e c’è chi oppone a un disegno di allargamento del federalismo una possibile penalizzazione del Sud. Lei già con la Protezione civile pare invece volere valorizzare l’autonomia...«L’autonomia è nel mio codice genetico di siciliano. Ma attenzione: l’autonomia della responsabilità, non quella del privilegio, come spesso è accaduto nella mia isola. Troveremo il giusto punto di equilibrio fra le Regioni, senza creare ulteriori occasioni di diseguaglianze tra Nord e Sud». Pnrr, patto di stabilità, manovra: molto dipende dall’Europa. Sul governo di cui lei fa parte c’era una sorta di pregiudizio in negativo rispetto ai rapporti tra l’Italia e Bruxelles. Esiste davvero questa frattura?«I rapporti tra Roma e Bruxelles li vedo molto migliorati. È sotto gli occhi di tutti quanti accaduto nelle ultime settimane: il presidente Meloni ha conquistato la fiducia e la disponibilità dei vertici europei, delle potenze economiche e dei singoli stati. Davvero un buon inizio per un nuovo governo guidato dalla destra.»Lei invoca un maggiore protagonismo italiano nel Mediterraneo. Pensa che ci sia spazio per dare corso a questo progetto che impatta dall’energia all’emergenza migranti?«L’Italia conta in Europa se ha un ruolo nel Mediterraneo. In questo mare che cambia noi possiamo diventare riferimento strategico per l’energia, per gli scambi commerciali e per i migranti, se Bruxelles dovesse recepire le proposte che da tempo avanziamo su quel fronte. L’Unione Europea non ha mai avuto successo nella sua politica mediterranea. Anzi, credo non abbia mai avuto una politica per il Mediterraneo. È il momento di recuperare».Centralità nel Mediterraneo significa anche attenzione alla blue economy finora molto poco considerata a livello politico. Come intende rilanciare la risorsa mare?«L’economia del mare pone l’Italia tra gli stati leader per varie filiere, dal trasporto marittimo alla cantieristica navale, al turismo costiero. Serve una strategia complessiva e specifica che tutti definiremo con il Piano del mare, affidato al coordinamento e alla programmazione di questo nuovo ministero, tanto voluto da Giorgia Meloni».
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)
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