2023-08-21
Nelle classifiche Usa di musica cristiana ai primi posti c’è una drag queen
I brani di Flamy Grant spopolano, anche grazie alle polemiche dei trumpiani. Balla in chiesa ma dice: «Non vado più a messa».Chiamiamolo un effetto Vannacci al contrario. Così come il libro del generale è balzato in testa alle classifiche dopo essere stato messo all’indice da Repubblica, allo stesso modo, negli Usa, la «scomunica» di un leader religioso conservatore ha dato una vigorosa spinta commerciale all’album di un artista drag queen che fa musica... cristiana. «Lei», che poi è ovviamente un lui, è Flamy Grant, al secolo Matthew Blake Lovegood. Qualche settimana fa, su Twitter, è stata definita un segno dei «giorni ultimi» da Sean Feutch, predicatore e musicista vicino all’area trumpiana. Mossa non felice: nell’era della viralità incontrollata e delle polarizzazioni social, non esiste miglior pubblicità. E infatti il singolo di Flamy Grant, Good Day, è balzato in cima alle classifiche del folk cristiano, che in America ha un vastissimo seguito. Si tratta ovviamente della prima drag queen ad aver centrato questo risultato. L’artista sta già pianificando un tour per tutto l’autunno e l’inverno e ha in programma di partecipare ai Dove Awards di ottobre, l’equivalente cristiano dei Grammy. Ma lasciamo perdere i «giorni ultimi» («Siamo solo all’inizio», ha risposto sarcasticamente l’artista al suo detrattore) e il linguaggio sempre un po’ sopra le righe dei religiosi americani. Chi è Flamy Grant? Il nome d’arte è una citazione di Amy Grant, considerata la «regina del christian pop», ma dietro il cerone e i lustrini troviamo, come detto, Matthew Blake Lovegood. Cresciuto in una città conservatrice della regione dei monti Appalachi, si è appassionato di musica e religione sin da bambino. La sua famiglia apparteneva ai Plymouth Brethren, un movimento cristiano evangelico senza clero, ma piuttosto rigido. Intorno alla terza o quarta elementare ha preso consapevolezza del proprio orientamento sessuale. «Ho capito abbastanza rapidamente che il mio essere queer sarebbe stata una cosa che mi avrebbe escluso dal Regno dei Cieli», ha detto Lovegood, «e così ho lavorato molto duramente per rimediare ed essere il miglior cristiano che potevo, vivere secondo tutte le aspettative che mi erano state poste davanti». Al college fonda una band cristiana chiamata Eco Chamber. Segue un percorso travagliato, che l’ha portato anche a testare le controverse terapie di «conversione» per abbandonare l’omosessualità. Intorno al 2010 l’accettazione definitiva della propria omosessualità. Matthew, che è stato anche ministro di culto, ha per un certo periodo accarezzato l’idea di non dirsi più cristiano, ma è poi restato nella Chiesa - dice - per aiutare i giovani nella sua stessa condizione. «Voglio far parte del movimento che mostra alla prossima generazione di ragazzi queer che si avvicinano a quella cultura della chiesa, che c’è un futuro pieno di speranza, luminoso e meraviglioso per loro», ha detto Lovegood a Religion News Service. Poiché siamo in un’era di teologie alternative, la drag queen non si limita a strimpellare brani più o meno religiosi (nei video la si vede ballare in paillettes di fronte a un altare), ma lancia anche elementi di dottrina. Ovviamente ridotti all’osso. Sul sito leggiamo i «comandamenti» della nuova teologia queer. Primo: «Niente è sacro (ma tutto è santo)». Secondo: «La vergogna va lasciata nell’armadio». Terzo: «Tu sei un duro brillante e resiliente pronto ad affrontare il mondo». San Tommaso, scansati. Matthew Blake ha raccontato che, a coloro i quali, da giovane, doveva raccontare i propri tormenti religiosi ed esistenziali, non riusciva a dire: «Sono gay». Prendeva la Bibbia, la apriva a Lettera ai romani, 1 e diceva: «Sto combattendo con questo». Per chi avesse saltato troppe lezioni di catechismo, ricordiamo di cosa si tratta: «...Le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento. [...] E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa». Lungi da noi volerci avventurare in un esercizio di esegesi biblica -non siamo abbastanza queer... - ma qualche dubbio sorge: poiché non risulta che nel frattempo questo passo sia stato espunto dal testo, non si capisce bene su che basi sia stata trovata la conciliazione. L’impressione è che la «religione», in tutta questa storia, sia ridotta a una sorta di manuale d’autoaiuto, a base di «resilienza», «inclusività» e altre formule vuote. Del resto, la drag ha dichiarato di aver frequentato a un certo punto una «chiesa» per cui non era «richiesto alcun credo» (?) e di aver ultimamente smesso di andare a messa: «Mi sono dedicato così completamente e così intensamente alla chiesa nei primi 40 anni della mia vita, voglio fare qualcosa di diverso nella fase successiva della mia vita». Per girarci i video, però, ci è tornata.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.