
Il senatore ex 5 stelle: «Basentini, ex capo del Dap, aveva incontrato in carcere il boss Michele Zagaria. Subito dopo sono stati scarcerati i mafiosi. Che cosa si saranno detti?».Il senatore Mario Giarrusso, catanese, è stato eletto con il Movimento 5 stelle, che l'ha espulso lo scorso aprile, dopo che da mesi manifestava la sua insofferenza alla svolta «poltronara» dei grillini. Ha fatto parlare di sé il giorno della pronuncia della giunta delle autorizzazioni sul caso Open Arms, quando ha votato per non mandare a processo Matteo Salvini.Lei ha presentato un'interrogazione parlamentare su Alfonso Bonafede. Che gli chiede di chiarire?«Anzitutto, il terremoto che c'è stato al ministero della Giustizia».Le dimissioni a raffica dei funzionari?«Pensi che il primo ad andarsene, a dicembre, è stato il capo dell'ispettorato, che è uno dei posti strategici del ministero. E se n'è andato con ignominia, inseguito da un'indagine penale».Poi?«Le rivelazioni sul caso Palamara: al ministero s'era insediata una banda di Luca Palamara».Una banda?«Come altro definirla? Capo di gabinetto, capo del Dap, vicecapo del Dap, tutti che lo chiamavano affettuosamente e facevano riferimento a lui. Questa intimità, se riguarda i vertici di uno dei ministeri più importanti, è uno scandalo».Sulla scarcerazione dei boss lei solleva un altro interrogativo, no?«Ne sollevo due».Quali?«La prima domanda è: che ci faceva l'ex capo del Dap in giro dai prigionieri al 41 bis? E non da un 41 bis qualunque, ma da Michele Zagaria, il fratello di Pasquale, che sappiamo essere poi stato scarcerato».Francesco Basentini era da Zagaria?«Mi hanno riferito di un lungo colloquio. Era insieme alla direttrice del carcere e a un terzo ignoto, che non era certamente del Gruppo operativo mobile».E ha fatto un'ipotesi su chi potesse essere questo terzo?«Ci provo. E più non riesco a capire, più immagino il peggio».Cioè?«Se un nome viene nascosto, significa che si tratta di una persona la cui identità deve restare coperta… E chi sono le persone la cui identità deve restare coperta?».Sta alludendo ai servizi segreti?«È un'ovvia deduzione. Ma c'è un altro punto, ancora più grave».Quale?«C'è stata una contemporaneità fra le rivolte nelle carceri, scatenate evidentemente dalla criminalità organizzata e che hanno provocato 14 morti e 60 evasi, e l'uscita di un papello di richieste. Le cui indicazioni, probabilmente - stiamo cercando di accertarlo con la commissione Antimafia - sono confluite nella circolare del 21 marzo».Sono accuse gravi.«Difatti, quella era una circolare talmente scottante, che al ministero si sono rifiutati di firmarla. Alla fine, l'hanno fatta siglare alla dottoressa Assunta Borzacchiello, che abbiamo sentito in Antimafia».E cosa vi ha detto?«Cascava dalle nuvole. Eppure quella circolare conteneva una disposizione perentoria ai direttori delle carceri, con il benestare di Basentini». Che disposizione?«Non ordinava loro - come ha detto, mentendo, Bonafede - di trasmettere atti che servivano a informare il ministero. L'ordine era: “Fate una ricognizione e mandate subito i detenuti dai giudici di sorveglianza". Perciò quell'ordine s'è trasformato in richiesta di scarcerazione di ben 62 mafiosi siciliani. Allora io mi chiedo una cosa».Cosa?«Perché Basentini, che quello stesso 21 marzo, emanava un'altra circolare, non ha emanato pure questa, lasciando invece che a firmarla fosse la Borzacchiello?».Secondo lei, perché?«Mi pare evidente: bisognava scaricare su qualcun altro la responsabilità. E poi perché la circolare è stata emessa di sabato, con gli uffici amministrativi chiusi?».Perché?«Perché di lunedì, a ministero aperto, sarebbe stato impossibile farla passare senza che se ne accorgessero le direzioni che s'occupano di 41 bis o di salute dei detenuti».Dopo questi fatti sono usciti di scena sia Basentini, sia Giulio Romano, il direttore dell'ufficio detenuti del Dap.«Che ha il record negativo di presenza al ministero: arrivato a febbraio, se n'è andato a maggio. Per non parlare del suo curriculum».Cioè?«Presente negli atti dell'indagine di Luigi De Magistris, fu poi estensore della sentenza disciplinare sullo stesso De Magistris».Qual è il punto?«Le pare un profilo da Movimento 5 stelle? Noi eravamo nati grazie alle inchieste di De Magistris! E le dico di più».Dica.«Gli stessi che non hanno voluto Nino Di Matteo al Dap, hanno poi nominato Dino Petralia».Cosa c'è di sbagliato?«Intanto, da quello che risulta a me, è un uomo notoriamente vicino al Pd. Ma soprattutto è intimo di Palamara, al quale chiese aiuto per un incarico; e fa parte del contesto che colpì De Magistris».Che intende per «contesto»?«Parlo di un milieu che andava da Giorgio Napolitano, a Nicola Mancino, al Csm, controllato da Palamara. E chi era in I commissione disciplinare sul caso De Magistris?».Chi?«Petralia. Di tutti quelli che Bonafede poteva trovare per sostituire Basentini, va a trovare proprio costui. Sarà per questo che Matteo Renzi ha detto quello che ha detto in Aula».A che si riferisce?«Durante la discussione sulla mozione di sfiducia a Bonafede, ha ringraziato Napolitano. Che c'entrava? Per me era un messaggio al ministro: se sei lì, è grazie a questo “contesto"».Lei dice? «Guardi chi ha preso Bonafede come capo di gabinetto: uno che era in via Arenula con Andrea Orlando, il Guardasigilli pd».Ma com'è stato possibile che il M5s si consegnasse armi e bagagli al Pd?«C'è una buona dose d'inettitudine, sicuramente. E poi c'è uno spaventoso attaccamento alla poltrona: questi getterebbero la madre da una torre, pur di conservarla».Addirittura?«Venga a vedere chi si oppone alla proposta di ascoltare Di Matteo in commissione Antimafia: Italia viva, il Pd e alcuni traditori del Movimento».Chi sono?«Chieda ad Angela Salafia, se è favorevole ad ascoltare di Di Matteo. Quando la presidente della commissione era Rosy Bindi, ci hanno impedito di sentirlo per tre anni e mezzo. E ora non lo vogliono più? Mi fa una rabbia…».Le fa rabbia?«Mi fa rabbia che noi, con il 33%...».Dice ancora «noi», anche se non è più nel M5s?«Giusto. Mi fa rabbia che il Movimento 5 stelle, con il 33% delle politiche, si ritrovi sottomesso al Pd e a Italia viva».È vero che Davide Faraone, dopo il voto in giunta su Salvini, le ha chiesto di entrare in Iv?«Sì! Davanti a Renzi, che scuoteva la testa…».E lei?«Gli ho risposto: “Lo vedi? È lui che non mi vuole"».Ma Renzi, mosse come quella dell'astensione in giunta, le fa per alzare la posta con Giuseppe Conte? O, come insinua qualcuno, perché prova a trattare con il pezzo «dialogante» della Lega?«Per me questi giocano su più tavoli. Non hanno partecipato al voto in giunta proprio per lasciarsi le mani libere in Aula, alla resa dei conti, quando a Salvini serviranno 161 voti. Che stiano trattando qualcosa è evidente. A Renzi bisognerebbe chiedere: con chi tratti?».Lei pensa che possa trattare con entrambi?«Io lo credo, conoscendo quant'è spregiudicato Renzi».Lei perché ha votato a favore di Salvini in giunta?«Ho seguito il mandato che aveva dato il popolo del M5s su Rousseau: il caso era identico a quello della nave Diciotti. Anzi, era ancora più semplice».Erano scelte politiche condivise da tutto il governo gialloblù?«Il decreto sulla chiusura dei porti era firmato da tre ministri. La nave di Open Arms batteva bandiera iberica e, infatti, gli spagnoli le indicarono Algeciras come porto di riferimento».Passerebbe alla Lega?«L'unica attività politica che ho fatto è con il M5s».Si preferisce libero battitore?«Adesso sono libero di parlare. E male gliene viene… Perché tanti altri miei colleghi si mordono la lingua».C'è malcontento nel M5s?«Hai voglia! Però tutti stanno zitti, per paura di finire come Ignazio Corrao e gli altri».Che vuol dire? «Se dai fastidio, poi non vieni candidato, non ti danno incarichi, non ti mandano in tv…».Lei che è siciliano, lo farebbe il ponte sullo Stretto?«Ci mancava solo questo…».Quando se lo inventò Silvio Berlusconi, gli elettori grillini l'accusarono di voler fare un favore alle mafie.«Infatti. Abbiamo chiesto agli italiani il voto su certe battaglie. E ora, pur di tenersi la poltrona, questi le rinnegano tutte».Ora stanno montando le polemiche su Lucia Azzolina e sul piano per riaprire le scuole a settembre, con il plexiglass tra i banchi.«Io so che gli insegnanti sono molto arrabbiati con la Azzolina. E loro erano il nostro elettorato».Visto che erano il vostro elettorato: che ne pensa del concorso a risposta aperta?«Mi occupo di diritto amministrativo da 20 anni. La risposta aperta serve per far passare un concorso ai raccomandati… Ma qui torniamo al discorso di prima».Ovvero?«La Azzolina è in mano alla vice del Pd e alla Cgil scuola. Erano quelli contro cui chiedemmo il voto nel 2018. A pensarci oggi, sembra fosse il 1918…».Buona questa.«Il Pd, grazie al Movimento 5 stelle, s'è dimenticato di aver perso le elezioni. Il Movimento 5 stelle s'è dimenticato di averle vinte. Ma gli elettori si ricorderanno tutto».
Mattia Furlani (Ansa)
L’azzurro, con 8,39 metri, è il più giovane campione di sempre: cancellato Carl Lewis.
iStock
L’azienda sanitaria To4 valuta in autonomia una domanda di suicidio assistito perché manca una legge regionale. Un’associazione denuncia: «Niente prestazioni, invece, per 3.000 persone non autosufficienti».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Le motivazioni per la revoca di alcuni arresti: «Dalla Procura argomentazioni svilenti». Oggi la delibera per la vendita di San Siro.