
Con la datazione al radiocarbonio scoperta l'età: ce n'è uno di 392 anni. Secondo posto alle balene artiche: vivono due secoli.Tra gli animali esistono specie che come gli highlander possono attraversare secoli di storia. Altro che i centenari umani. I vertebrati più longevi del mondo sono gli squali della Groenlandia (Somniosus microcephalus). Un gruppo di ricercatori guidato da Julius Nielsen, che lavora all'università di Copenhagen e all'acquario Nazionale della Danimarca, in uno studio pubblicato su Science ha scoperto esemplari nati nel Seicento, mentre in Europa infuriava la Guerra dei 30 anni e in Francia regnava il Re sole, cioè Luigi XIV. Per determinare l'età media di questi pesci i ricercatori hanno usato la tecnica di datazione al radiocarbonio, analizzando il cristallino degli occhi di 28 esemplari (la maggior parte dei quali finita per sbaglio in reti da pesca). I più anziani del gruppo avevano 335 e 392 anni e raggiungevano una lunghezza pari a 4,93 metri e 5,02 metri. I più giovani avevano in media 272 anni. Gli squali della Groenlandia, diffusi in tutto il Nord Atlantico, crescono con un ritmo lentissimo (appena un centimetro all'anno) e raggiungono la maturità sessuale solo a 150 anni. Sulla loro biologia si sa poco, ma il tasso di crescita tanto lento suggerisce che sia proprio questo il segreto della loro longevità. Nella classifica degli animali che vivono di più il secondo posto spetta alla balena artica (Balaena mysticetus): questi animali, che raggiungono fino a 20 metri di lunghezza per 152 tonnellate di peso, possono nuotare nelle acque artiche anche per 211 anni, come dimostrano le punte di lance d'avorio usate (invano) da balenieri di oltre due secoli fa trovate nella loro carne e analizzate dagli scienziati. La tartaruga gigante delle Galápagos (Chelonoidis nigra), endemica dell'arcipelago del Sud America, in media 400 chili di peso, ha invece un'aspettativa di vita stimata tra i 150 e i 250 anni. Harriet, l'esemplare che secondo gli esperti fu catturato da Charles Darwin nel 1835 nelle isole Galapagos durante il suo epico viaggio è morta d'infarto, nel giugno del 2006, all'età di 176 anni.Sono acquatiche molte delle creature più longeve del pianeta. Per esempio il riccio rosso di mare (Mesocentrotus franciscanus), sarà per via della dieta a base di alghe, o grazie all'esoscheletro acuminato che gli permette di difendersi dai predatori, fatto sta che può vivere fino a 200 anni. Il Sebastes borealis, un pesce lungo fino a un metro per 20 chili di peso diffuso dalle acque sudorientali della Kamchatka russa fino a quelle californiane, può arrivare a 157 anni di vita (sempre che non venga pescato prima). L'Acipenser fulvescens, pesce d'acqua dolce diffuso in Nord America, può sopravvivere fino a 152 anni. Le femmine impiegano dai 14 ai 33 anni soltanto per raggiungere la maturità di riproduttiva, e depongono uova solo ogni 4-9 anni. Tanto per fare un confronto la trota iridea, diffusa nello stesso habitat, matura in 2-3 anni e vive appena 11 anni. Il pesce specchio atlantico (Hoplostethus atlanticus), diffuso negli oceani Pacifico, Atlantico e Indiano, può vivere fino a 149 anni. Anche qui, una delle ragioni della sopravvivenza record è da ricercare nella lentezza di crescita e maturazione dell'animale, che impiega 20 anni per raggiungere il completo sviluppo sessuale. Secolare anche la carpa koi o carpa giapponese, coloratissimo pesce allevato per scopi decorativi in stagni all'aperto e laghetti da giardino. L'esemplare più vecchio a noi noto, di nome Hanako, nato nel 1751, morì nel 1974 alla veneranda età di 226 anni. Pure il pesce Allocyttus verrucosus batte di gran lunga il più vecchio tra gli umani. La creatura a forma di diamante, che si nutre di piccoli pesci e crostacei nelle acque oceaniche superficiali, può vivere fino a 140 anni: 11 anni in più rispetto alla più anziana «nonna» umana, la cecena Koku Istambulova, che avrebbe 129 anni (questa almeno è l'età dichiarata dal governo russo in base alla data di nascita sul suo passaporto: 1° giugno 1889. La donna ha infatti perso tutti i documenti durante la seconda guerra cecena combattuta tra il 1999 e il 2009). Fuori dall'acqua il primato spetta alla tartaruga Aldabrachelys gigantea, originaria dell'atollo omonimo nell'arcipelago delle Seychelles: un esemplare di nome Adwaita, quando è morta allo zoo di Calcutta nel 2006, aveva 255 anni. Mentre i tuatara - che in maori significa «aculei sul dorso» - sorta di dinosauri viventi (sono i rettili più antichi), possono vivere tra i cento e i duecento anni. Tra gli uccelli, a vivere di più, sono i pappagalli. L'ara gialloblu (Ara ararauna) allo stato selvatico non supera i 50 anni ma in cattività può raggiungere i 100. Secondo posto per gli albatros, tra i volatili più grandi al mondo, che possono raggiungere e superare i 50 anni. Nel club delle creature Matusalemme che popolano il pianeta entra di diritto anche qualche invertebrato: per esempio i colorati vermi tubolari che vivono sul fondo dell'oceano arrivano agilmente fino a 170 anni, ma molti scienziati sono convinti che alcuni esemplari possano vivere per più di 250 anni. Ancora più longeva la vongola oceanica (Arctica islandica): l'esemplare più anziano mai ritrovato aveva più di 400 anni. Al bivalve, pescato nei mari islandesi nel 2006, all'inizio era stata data un'età di 405-410 anni, ma ulteriori analisi gli hanno attribuito 507 anni. La vongola, soprannominata Ming, è stata uccisa per errore proprio dagli scienziati che stavano tentando di determinarne l'età.Nelle profondità del mare, poi, abitano spugne che possono vivere millenni. Per esempio la Cinachyra antarctica, che cresce a ritmi incredibilmente lenti: la più vecchia mai rinvenuta aveva addirittura 1.500 anni.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





