2019-09-22
Nel fascicolo anche «Lady Leopolda», quella delle fatture di mamma Laura
Lilian Mammoliti era già comparsa fra i dossier scomodi del Rottamatore: l'organizzatrice delle kermesse fiorentine avrebbe abbellito i bilanci della Direkta, la società fallita che ha messo nei guai la signora Laura Bovoli.Luca Lotti, (ex) fedelissimo del Bullo, invia una lunga lettera al «Foglio» per spiegare perché non ha seguito il suo mentore in Italia viva. «Ho scelto il riformismo del Pd».Lo speciale contiene due articoli Lui, con la sua Keesy, è alle prese con il Revolution tour, un giro delle città più popolate e turistiche dello Stivale che non ha nulla a che fare con la politica. Lei, pur avendo un ruolo rilevante nella stessa azienda, sembra essersi concentrata di più sulla Balloon idea, una società in accomandita semplice che commercia al dettaglio gadget, articoli da regalo per feste e ricorrenze varie, ma che riesce a lavorare anche con Conad. I due strettissimi amici comunicatori che hanno accompagnato il fu Rottamatore, Matteo Renzi, durante la sua ascesa, Patrizio Gallo Donnini, classe 1975, fiorentino doc, e Lilian Mammoliti, 45 anni, fiorentina pure lei, dopo aver partecipato all'organizzazione delle Leopolde sin dalla prima edizione, chiusa Open e nell'attesa che si avvii la Matteo Renzi foundation (la struttura nuova di zecca che l'ex premier vuole far diventare la cassaforte del suo nuovo giocattolo politico), potrebbero già essere in posizione sui blocchi dello start. Lo scissionista del Pd e la sua famiglia, d'altra parte, li hanno da sempre coinvolti in molte delle loro avventure. Sia politiche sia d'affari. Donnini, per esempio, in veste di editore, al fianco di babbo Tiziano Renzi, si preoccupò di scortare la scalata dell'ex Rottamatore con un foglio di propaganda intitolato Il Reporter. Con la sua Web and press Srl (che nel 2012 finì al centro di alcune polemiche per aver ricevuto nel 2009 36.800 euro dall'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, condannato in Cassazione a 7 anni per aver sottratto circa 25 milioni di euro di fondi pubblici dalle casse del partito), incamerò anche alcuni contributi diretti a Matteo, allora candidato sindaco e, quando stava per finire sul lastrico, fu soccorso da Tiziano, che si preoccupò di fargli arrivare un finanziamento attraverso una strana triangolazione con una ditta piemontese - la Direkta Srl - operazione che attirò l'attenzione della magistratura e che ha messo nei guai mamma Laura «Lalla» Bovoli. Nel fascicolo sul crac della Direkta compare l'amica e socia di Donnini, Lilian Mammoliti, indicata negli atti come concorrente nella bancarotta fraudolenta documentale post fallimentare, per aver partecipato, come autrice materiale, all'imbellettamento dei bilanci della Direkta quando l'azienda era già stata dichiarata fallita. Gli atti che riguardano la Mammoliti sono poi stati trasmessi a Firenze per competenza territoriale e da allora se ne sono apparentemente perse le tracce. Disavventure giudiziarie a parte, Donnini e Mammoliti sono stati tra i fondatori della Dot media, l'agenzia che ha seguito dall'inizio la comunicazione della Leopolda e di numerosi big del Pd. Tra i titolari della Dot media, per restare in famiglia, c'è anche Alessandro Conticini, fratello di Andrea, il cognato di Matteo Renzi, coinvolto nel cosiddetto affaire Unicef. Donnini è anche noto per la sua partecipazione ai pellegrinaggi a Medjugorje con babbo Renzi e per aver fatto parte dello staff del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, dopo il conseguimento, a quasi 40 anni, di un diploma da ragioniere in un istituto napoletano specializzato in recupero di anni scolastici. Con questo curriculum, Donnini, sostenuto dalla Mammoliti, ha deciso di dedicarsi al turismo, fondando, nel 2016, la Keesy, startup che opera nel settore dei servizi digitali e che «offre una soluzione innovativa ai bisogni di chi gestisce strutture alberghiere». E proprio con la Keesy il 24 settembre sarà a Como per il suo Revolution tour. E, anche se sul suo profilo Facebook, Donnini sembra essersi dedicato anema e core alla Keesy, alla Camera di commercio risulta titolare di almeno una carica in otto imprese ed è rappresentante in cinque. In passato ha avuto ruoli in altre 14 società. Mammoliti, invece, ha fatto la manager di sette società e attualmente risulta ricoprire cariche in tre imprese (la Quality press Italia, della quale è il liquidatore, la Doma Sas e la Balloon idea). La Keesy, però, è l'avventura che li tiene davvero uniti: ha un capitale sociale di 265.050 euro e una struttura societaria abbastanza complessa. Il 98,5 per cento appartiene alla Immobil green, controllata al 90 per cento dalla Mammoliti, al 5 per cento da Donnini e per un altro 5 per cento dalla Doma Sas (socio accomandatario Mammoliti, accomandante Donnini). Il restante 1,5 percento, invece, è della Vega 1 Srl, che fa riferimento a una fiduciaria (Fidereveuropa), controllata a sua volta da un'immobiliare di Firenze, la Fiderfin. E tra le commesse, la premiata ditta Donnini e Mammoliti, ha portato a casa un altro affare targato Pd: da gennaio, grazie a un accordo con il Comune di Firenze, la Keesy si occupa della riscossione e del versamento della tassa di soggiorno nel settore extra alberghiero. Sul sito Web dell'azienda, nell'area «Chi siamo», sono immortalati sorridenti. Lui indicato come manager e fondatore, lei come direttore finanziario. Sempre nell'attesa che parta la macchina organizzativa della nuova avventura renziana e delle Leopolde 2.0.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nel-fascicolo-anche-lady-leopolda-quella-delle-fatture-di-mamma-laura-2640472016.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lotti-non-sono-la-spia-di-matteo" data-post-id="2640472016" data-published-at="1757695332" data-use-pagination="False"> Lotti: «Non sono la spia di Matteo» Luca Lotti, deputato, ex ministro dello Sport, ex renziano di ferro, anzi d'acciaio, spiega al Foglio il motivo che lo ha spinto a restare nel Pd e a non seguire Matteo Renzi nella sua nuova avventura politica di Italia viva. Una lettera fluviale, piena di luoghi comuni sul riformismo, sulle sfide per il futuro, sulla necessità di «non disperdere la nostra storia», nella quale però Lotti qualche frecciata al suo ex migliore amico (politicamente parlando) la riserva. «Nonostante la mia storia personale», scrive Lotti, «e nonostante tanti giornalisti e colleghi provino a dare letture surreali (arrivando a scomodare leggende letterarie come il cavallo di Troia o fantasticando su improbabili spie o infiltrati), mi chiedo che senso abbia avuto far nascere il nuovo governo e subito dopo uscire dal partito. E se l'uscita di Renzi è stato un regolamento di conti per rispondere all'improvvido fuoco amico che fece fallire la riforma costituzionale», aggiunge l'ex ministro, «allora è stata una risposta tardiva, ma non spetta a me fare queste valutazioni». Allora qual è la spiegazione? «Qualcuno ritiene possa essere stato l'impulso, comprensibile e legittimo, a contare di più al tavolo della maggioranza: non so se questo sia vero, ma temo che in tal caso possa essere un orizzonte politico limitato». «La domanda che più mi sento rivolgere in queste ore», sottolinea Luca Lotti, «è diventata quasi ossessiva: ma come fate voi renziani a restare in un partito senza Renzi? Domanda comprensibile, a fronte di una situazione che in effetti assomiglia molto a un ossimoro». Ma la politica, continua, «è fatta prima di tutto di idee, e poi di scelte, di comportamenti conseguenti e anche, certo, di errori. Io, l'ho già detto, non disconosco nulla del nostro passato, ma a maggior ragione rivendico il diritto di non dover rinnegare il mio futuro politico, e non sacrifico le mie convinzioni a un sodalizio sia pure profondo e duraturo. So bene», prosegue Lotti, «lo smarrimento che in tanti stanno affrontando in queste ore, ma chiedo a tutti quelli che credono nel Pd di avere fiducia nel nostro progetto. Tra il passato e il futuro, io ho scelto il Pd. Un partito nel quale proseguirò la mia battaglia riformista, assieme ai compagni di viaggio di Base riformista che oggi con oltre 50 parlamentari rappresenta una forte e solida forza progressista all'interno dei gruppi del Pd alla Camera e in Senato, e che si sta organizzando a livello locale in tutto il territorio nazionale». A novembre, annuncia poi, «faremo il punto di questo nostro percorso con la seconda assemblea nazionale di Base riformista». «Certo», ammette Luca Lotti, «inutile fingere, con l'uscita di Matteo il partito non è più lo stesso, essendosene andato il leader che ne ha contrassegnato la storia degli ultimi anni. Nessuno potrà fingere che nulla sia avvenuto, o liquidare la questione con un tweet. Tutte le separazioni sono laceranti, e questa non è stata certo una separazione consensuale». Lotti esprime qualche dubbio anche sul neonato governo: «Non si può nemmeno nascondere che la scelta di far nascere il Conte bis sia stata anch'essa, all'inizio, molto divisiva per la maggioranza uscita dal Congresso e che oggi di fatto non c'è più. Una scelta inizialmente divisiva dicevo, anche se poi c'è stata una comune assunzione di responsabilità di tutto il partito in nome dell'interesse nazionale».