2020-11-05
Nel decreto Ristori bis solo 2 miliardi. No al nuovo scostamento di bilancio
Nessun fondo in più, ma storni di vecchi stanziamenti. Intervento destinato a rivelarsi subito insufficiente Il Senato stronca il Dl precedente: «Manca trasparenza. Le coperture non rispondono alle norme».Chi chiude paga. È il primo motivo del contendere tra governo e Regioni. Il secondo motivo sta negli importi da inserire nel decreto Ristori bis che dovrebbe essere approvato durante il cdm di stasera che però, dato il caos che sta travolgendo il governo, potrebbe anche slittare a domani. Giorno in cui entreranno in vigore le nuove disposizioni sulle zone rosse, arancioni e gialle. Le Regioni, giustamente, avrebbero chiesto al governo di firmare contemporanea il dpcm sulle chiusure restrittive e il decreto contenente i rimborsi. Per un fatto non solo politico ma legale. Se toccherà ai governatori far abbassare le saracinesche delle attività, i piccoli imprenditori andranno a bussare alle casse dei capoluoghi. Queste però sono vuote. Da qui il braccio di ferro e il conseguente rimpallo di Giuseppe Conte che ha finito con lo scaricare sul ministro Roberto Speranza il compito di decretare quali siano le zone rosse. Fatto sta che l'ordinanza del ministero della Salute è stata diffusa ieri sera e il decreto Ristori bis arriverà stasera o domattina al più tardi. In ogni caso in contemporanea con l'avvio delle restrizioni contenute nel dpcm firmato ieri da Conte. Ne esce un quadro demoralizzante. Un premier che si impone, ma senza prendere la responsabilità e su tutto il forte timore che a breve gli italiani possano scoprire il gioco delle tre carte in atto. Anche una volta usciti dal rimpallo tra organi dello Stato e una volta assegnati formalmente i rimborsi alle categorie penalizzate, bisognerà capire se i soldi sono veri o quelli del monopoli. E, soprattutto, se le copertura ci sono. Abbiamo già detto che il primo decreto Ristori (in Gazzetta la scorsa settimana) stanziava 5,4 miliardi in gran parte frutto delle mancate spese messe a budget nel decreto Rilancio e nel decreto Agosto. Ieri il centro studi del Senato ha fatto le pulci al testo. «Scarsa trasparenza di alcune coperture»: 3.477 milioni verrebbero, ad esempio, da un minore utilizzo delle norme su fiscalità differita attiva, locazioni non residenziali, acquisto di veicoli a bassa emissione, bonus per i lavoratori presenti in azienda a marzo e integrazione salariale. Il problema è - spiegano i tecnici del Senato - che le varie misure sono elencate senza cifre precise in termini di risparmi, né c'è stata una formale riduzione delle relative autorizzazioni di spesa. «È una modalità di copertura che non risponde ai criteri tassativi previsti dalla legge di contabilità», scrive il report.Se non bastasse, balla il budget anche su altri punti critici come le misure per turismo e cultura e il ristoro ai Comuni per la seconda rata dell'Imu. Senza dimenticare il credito d'imposta per l'affitto di uffici e aziende, per la cui applicazione mancano gli approfondimenti necessari e, dulcis in dundo, la cassaintegrazione che vede la sottostima dell'onere per il 2021. A parte vanno prese in considerazione le maggiori spese per le forze di polizia impegnate nell'ordine pubblico i cui straordinari sarebbero pagati fino al 24 novembre. Mentre il termine dell'emergenza scadrà il 31 gennaio 2021. Dopo una tale sfilza di rilievi ci si sarebbe aspettati un cambio di passo. Invece il testo Ristori bis rischia di essere pure peggiore. Le agenzie di stampa lasciano trapelare che il nuovo intervento dovrebbe valere circa 2 miliardi e sarà finanziato con ulteriori risparmi di cassa, erodendo il margine di deficit di 1,7 miliardi rimasto sul piatto da qui alla fine dell'anno e utilizzando pochi altri fondi disponibili. «Al Tesoro», si legge, «si lavora sui potenziali risparmi delle misure messe in campo per l'emergenza ma gli spazi di manovra sono ridotti». L'obiettivo vuole essere quello di allargare la platea, estendendo gli indennizzi ai settori che saranno colpiti dalle nuove misure restrittive e integrando gli aiuti alle attività già indennizzate che saranno ulteriormente penalizzate dalla stretta, provando a far rientrare anche chi è rimasto tagliato fuori dal primo intervento come, ad esempio, le pizzerie da asporto, il comparto del wedding e i distributori automatici. Al di là dei dettagli spicci, resta per il momento confermata l'intenzione di non ricorrere a un nuovo scostamento di bilancio, anche se l'esecutivo si riserva di richiederlo nel caso in cui la curva dei contagi continuasse a salire rendendo necessarie ulteriori strette a carico delle imprese private. Una posizione che appare fuori da ogni logica di buon senso. L'esperienza degli ultimi sei mesi avrebbe dovuto insegnare al governo che le misure di sostegno all'economia devono essere proattive e non riparatorie. Così ha fatto ad esempio la Germania. Da noi invece si susseguono decreti con importi che seppur miliardari rappresentano noccioline rispetto ai danni fatti dal virus e dai continui lockdown. Usare sempre le stesse risorse senza erogarle veramente rischia per di più di esasperare gli animi: in tempi di Covid le promesse hanno tempi di verifica brevissimi. Non rispettarli significa infuocare le piazze. Martedì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato i governatori per spingerli a miti consigli. Oggi dovrebbe mettere il governo di fronte alle proprio responsabilità. Il Senato boccia il decreto Ristori perché non rispetta le norme di bilancio? Conte in risposta prosegue per la stessa strada. Allora tocca al Colle alzare la paletta. Gli inviti alla collaborazione dovrebbero valere per tutti gli attori istituzionali. Anche se c'è una verifica di maggioranza in corso.