2019-10-22
Nei forzieri dell’Apsa, la Banca centrale della Santa Sede che nessuno sa pulire
I conti dei cardinali, i bilanci miliardari, le attività misteriose nel dossier lasciato a Francesco. Le cui riforme non incidono.«E quale sarebbe il saldo?» sibila papa Francesco, lo sguardo fisso sui documenti, il volto terreo, il sopracciglio destro inarcato, la rabbia trattenuta a fatica. Il monsignore, di cui per sua tutela teniamo il nome riservato, è impaurito al vedersi esposto in questo modo, vorrebbe tornare subito a mezzo bonifici, contante e assegni per un importo pari a 2.777.130.245 lire...», in pratica oltre 2.200.000 euro di oggi. Una cifra impensabile sul conto di un prete, un fratello cardinale che Bergoglio abbraccia sull'altare alle funzioni più importanti nella basilica di San Pietro.«Sì, sì, ma di recente quanti soldi sono entrati?» incalza spazientito il papa. «Be', a partire dal 2000 si registrano diciotto operazioni di apporto mediante assegni per un importo complessivo di 289.081 euro e undici operazioni in contanti per altri 68.750 euro». «È tutto?» replica Francesco. «No... le operazioni più rilevanti sono in titoli... qui la movimentazione è significativa... il saldo del conto n. 203925 in titoli è di 2.832.510,46 euro, mentre il n. 203112 vede una liquidità in contanti per 211.724,89 euro.» Un attimo di silenzio, poi Bergoglio ripete due volte la domanda più scomoda: «E di chi è questo tesoro?». Risposta: «Santo padre, è di sua eminenza il cardinale Giovanni Lajolo». Gelo.Novarese, classe 1935, Lajolo è un porporato influente in curia. Già ai vertici del Governatorato, elettore all'ultimo conclave, oggi è presidente del cda dell'università privata Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta), con sedi a Roma, Palermo, Taranto e Gubbio. Dunque, un fiume di denaro sul conto del morigerato e pio cardinale. «È l'unico porporato che ha lì il deposito?» insiste Francesco. «No. Ci sono altri quattro cardinali...» Ecco i nomi, che arrivano come un terremoto: «Sono Eduardo Martínez Somalo, Paul Josef Cordes, William Baum e sua eminenza Agostino Cacciavillan». Quella raccontata al santo padre è ancora una volta solo la punta di un iceberg. Dopo le ombre della terza banca presso la segreteria di Stato, ecco emergere un'altra contabilità parallela, stavolta ben protetta dall'Apsa, la banca centrale del Vaticano. Il polmone finanziario della Santa sede.«Questi conti – replica il papa perentorio – vanno immediatamente chiusi!» E scandisce di nuovo l'avverbio abbassando la voce: «I-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e...». Così congeda il suo interlocutore. Qualcuno nei giorni seguenti cerca di far notare al pontefice che Lajolo è ricco di famiglia, dispone di un discreto patrimonio immobiliare, ma non è questo il punto: la Chiesa che predica la povertà deve essere povera. E un conto personale di oltre 2 milioni di euro non può essere tollerato.Bergoglio si ritira nella sua stanza a Santa Marta. Rimane lì a sfogliare documenti e tabulati riservati. Si renderà presto conto che la situazione è drammaticamente fuori controllo. Sono i primi giorni di ottobre del 2013, il suo pontificato è iniziato solo da pochi mesi. La storia fino a oggi segreta dei conti dei cinque cardinali, così come di quelli di tante altre eminenze grigie – che qui scopriremo per la prima volta –, lascia senza parole. Alti prelati che si ritrovano a speculare in Borsa per arricchirsi personalmente proprio sotto al cupolone, e lo fanno passando, senza battere ciglio, dalle parabole di Gesù ai listini con i titoli azionari, dalle genuflessioni davanti al papa e al Cristo ai fondi d'investimento o alle obbligazioni. La vicenda dei conti intestati ai cardinali è la spia di un allarme proveniente da uno dei mondi più sommersi e ancora oggi meno scandagliati della Santa sede. L'Apsa è una struttura che movimenta una quantità impressionante di denaro: attività per 2,2 miliardi di euro e passività per 1,3 miliardi, con 849 milioni di patrimonio netto. Una realtà assai lontana dai moniti francescani di povertà e amore, ripetuti dal pontefice in ogni angolo del mondo. L'Apsa è uno Stato nello Stato, un dicastero che fin dalla sua fondazione - come prima peculiarità - è controllato rigidamente da una gerarchia composta quasi sempre da italiani. la mossa della fed[...] Il primo passo intrapreso da Bergoglio è capire come funziona la struttura. Conoscere la governance è infatti indispensabile se si vuole portarla verso una radicale riforma, in linea con gli indirizzi del suo pontificato. Il dicastero è diviso in due: la sezione ordinaria amministra l'enorme patrimonio immobiliare e tutto quel mondo di appalti, ristrutturazioni e manutenzioni che gravita intorno al mattone di Santa romana chiesa, mentre la sezione straordinaria si occupa della gestione dei soldi. [...] La gestione contabile della Santa sede, insomma, passa da qui. È a partire dal 1940 che la Federal Reserve ha riconosciuto alla sezione straordinaria dell'Apsa lo status di banca centrale, permettendole così di intrattenere rapporti e relazioni con gli istituti centrali degli altri Paesi. La sezione straordinaria dell'Apsa, inoltre, detiene depositi presso lo Ior, dove opera con dieci conti in diverse valute, tra euro (saldo 30 milioni), titoli in euro (14,3 milioni circa), dollari (0,5 milioni), dollari canadesi (26.000), sterline (80.000) e franchi svizzeri (36.000). È da marzo del 2013 che Bergoglio comincia a puntare l'attenzione sulla struttura, da quando nella residenza estiva di Castel Gandolfo ha ricevuto dalle mani di Benedetto XVI il corposo dossier sui principali mali della curia: due tomi, trecento pagine, la mappa dei nomi, delle lobby, degli affari che tormentano la Chiesa. Il risultato di un'inchiesta interna disposta da Ratzinger nell'estate del 2012. Una fotografia impietosa scattata in vista della clamorosa rinuncia al pontificato.[...] Ebbene, una parte significativa dell'indagine in mano a Benedetto XVI è dedicata proprio alla sezione straordinaria dell'Apsa. Il dossier denuncia le criticità punto per punto. Lo scandalo dei conti sommersi dell'Apsa Francesco si trova così di fronte a un altro buco nero dal quale potrebbe uscire di tutto. lasciti ed eredità[...] L'Apsa si presenta dunque come un mostro dalle mille facce, capace da solo di testimoniare quanto ancora oggi la curia romana sia tentacolare. Infatti nella banca centrale non corrono sottotraccia solo le questioni dei conti segreti o dei miopi investimenti mobiliari, elementi tipici della sezione straordinaria. Anche la sezione ordinaria, che amministra l'immenso patrimonio immobiliare - del valore di mercato di 2,7 miliardi di euro -, è percorsa da ombre. Anche qui emergono crepe profonde, privilegi, drammatiche criticità. Con una differenza sostanziale: mentre la struttura governata da Mennini già nel 2013 viene presa di petto con risolutezza dalla squadra di Francesco, che a cominciare dal 2016 raggiunge i primi risultati, seppur modesti, intorno alla gestione degli affari immobiliari, ogni tentativo di normalizzazione naufraga. Si vive alla giornata, si cammina a tentoni nelle tenebre, tra chi in sordina specula e porta avanti interessi che nulla c'entrano con gli insegnamenti del Vangelo.Eppure, già nei primi mesi del pontificato, Francesco era stato documentato su come il patrimonio rendesse assai meno di quanto previsto secondo le correnti valutazioni di mercato. In particolare, si era appurato che la cosiddetta «affittopoli vaticana» – lo scandalo delle case affittate a canone zero o a somme irrisorie, dietro il quale è ben nascosto un potente sistema clientelare – drenava risorse rilevanti dalle casse dello Stato. Ancora a novembre del 2015, dopo la denuncia contenuta nel mio saggio Via Crucis sugli appartamenti da settecento metri quadrati dati ai cardinali o quelli di pregio affittati a canone zero alla nomenclatura vaticana, papa Francesco era rimasto scandalizzato. Con discrezione aveva affidato all'allora revisore generale Libero Milone un'inchiesta interna per accendere finalmente un faro sull'effettiva rendita di un patrimonio formato da lasciti, eredità e donazioni, ma affittato a canoni irrisori ad amici e amici degli amici. Milone però, come vedremo, va a sbattere contro profonde e articolate resistenze, tanto che la sua indagine presto deraglia. L'Apsa continua ad accettare affitti modesti, se non risibili, ritrovandosi poi con i conti della curia in profondo rosso, costretta a prelevare decine di milioni dalle offerte dell'Obolo di san Pietro pur di far fronte alle spese sempre crescenti.Nulla di nuovo, insomma. Francesco si trova sulla sua scrivania i problemi irrisolti di sempre. Ma oggi la situazione dei conti è insostenibile, al santo padre è stato annunciato persino il default. All'interno delle mura leonine trionfa una doppia verità, contraddittoria.