2019-12-02
Nati dopo lo stupro: la generosità più grande
I figli di una violenza convivono fra la crudeltà del padre e la compassione della madre che, nonostante tutto, ha saputo riconoscere un bambino per quello che è e ha scelto di metterlo al mondo. La ferita non si risanerà del tutto, ma si può avere un'esistenza piena.La conoscenza carnale è magnifica e muta. È nel silenzio che ci si incontra e ogni parola è insufficiente a descrivere questo momento. Tutti noi abbiamo un ombelico: siamo nati dal corpo di una donna, concepiti dentro di lei dal desiderio di un uomo, legati a lei da un cordone fatto di sangue, ossigeno e nutrimento. Tutti siamo nati dall'unione di un gamete maschile e uno femminile: uomo e donna hanno dato una mano a Dio nella creazione, diventandone coartefici. Nel nostro ombelico c'è il peso della gravidanza che nostra madre ha portato, c'è l'incontro - o forse lo scontro - tra il suo corpo morbido e quello ruvido di nostro padre. Nel nostro ombelico c'è il loro odore, c'è la loro tenerezza, c'è la loro complicità. Forse mamma quella sera non ne aveva voglia e papà ha dovuto sedurla, ha inventato qualcosa. Forse ha portato i fiori o le ha detto sparecchio io, che è la maniera di molti uomini di dire: sei la luce della mia vita. Oppure nel nostro ombelico c'è il loro odio. Alcuni di noi sono nati da uno stupro. Violenza, dolore, umiliazione. Essere figli di un abuso è una lesione permanente, una ferita aperta che non si cicatrizza mai del tutto. Questo non toglie che si possa vivere. Anche una vita piena, anche una vita che raggiunge la gioia. Ma la ferita resta. Per vivere la sessualità, un figlio maschio dovrà riconoscersi simile al padre che è stato l'aguzzino della mamma. Ci vorrà fatica, tanto grande da essere sofferenza ma potrà farcela. Essere nati da uno stupro vuol dire avere nella propria storia la crudeltà più immonda e la compassione più grande: una madre che non ti ha ammazzato perché ti ha riconosciuto per quello che sei: un bambino, il suo bambino.I figli dello stupro mi ossessionano. Sono nata negli anni Cinquanta, la seconda guerra mondiale era finita da poco. I soldati marocchini sotto comando francese avevano disonorato il loro esercito e il loro essere uomini con violenze inaudite sulle donne italiane. Ma i bimbi nati erano e piangevano come tutti gli altri neonati. Ho dedicato a loro un libro, L'ultimo orco (Salani Editore). Lo scrittore Joseph Joffo ha dedicato Le Cavalier de la terre promise (Edition Ramsay). In questa Europa, regno di apocalittiche guerre e spettacolari civiltà, è successo di tutto. Della genealogia di tutti noi, nessuno escluso, c'è almeno un bambino concepito nella violenza e nella vergogna. E sopravvissuto nella compassione.Se ci mettiamo una mano sull'ombelico, sappiamo di avere una madre. Eppure, questa nostra epoca folle è riuscita ad aggredire anche il più ancestrale dei concetti: la madre. Esistono bambini la cui storia è cominciata nel gelo di una provetta, nello squallore di un laboratorio. Qualcuno è così ingenuo da pensare che questo non incida in modo drammatico, che l'epigenetica resti intatta, che non resti in un remoto angolo del subconscio? La fecondazione assistita è dolorosa e presenta un alto tasso di fallimento. Le gravidanze difficili e i parti precoci aumentano le patologie.E che dire della cosiddetta «gestazione per altri»? Non uso il termine «utero in affitto» perché è troppo lieve: dà l'impressione idiota che si affitti solo un pezzo del proprio corpo. Mentre nella gravidanza è coinvolto tutto il corpo. Se affitto qualcosa me lo ridanno indietro più o meno come glielo avevo dato. E invece nella gravidanza tutto il corpo si modifica, ogni organo può ammalarsi e si può morire. Quanti sanno che, nella gravidanza per altri, i rischi si moltiplicano? La donna porta un feto che non ha cromosomi in comune con lei, servono folli quantitativi di ormoni.Qualche anno fa, durante la trasmissione televisiva Fuori Onda, la giornalista Costanza Miriano chiese a una coppia di due uomini a comportamento omoerotico - che, cioè, dichiarano e coltivano la loro incapacità ad amare il corpo di una donna e a concepire un figlio nell'amore e nel piacere - i quali avevano fatto ricorso all'utero in affitto utilizzando due donne separate (colei che vende gli ovuli e colei che per denaro porta la gravidanza): «Qui la madre dov'è?». Uno di loro, molto candidamente, rispose: «La madre non c'è, è un concetto antropologico». Finirà che gli insegnanti gireranno per le classi minacciando punizioni a chi osa fare l'unica domanda sensata: ma dov'è la tua mamma?Nessuno ha due papà: due spermatozoi uno di fianco all'altro, non fanno un uovo fecondato. Mentire ai bambini è un crimine e a questi bambini è stata sottratta la madre. Non potranno elaborare il lutto mediante la collera: resteranno con una ferita di cui non hanno diritto di parlare. Ma non vi fate illusioni: c'è l'ombelico a ricordare che quanto è stato loro sottratto non è un mero concetto antropologico. Uomini incapaci di amare una donna e diventare padri , stanno facendo nascere bambini senza madre. Perché li amano. Meno male. Figuriamoci se li odiavano. Facciamo parte di una società che ha permesso a un tizio senza utero e che mai avrà i dolori del parto di pronunciare la frase: «la madre è un concetto antropologico». Ma veramente?OMEGA 3Che cosa altro è successo negli anni Cinquanta? Le vacche hanno smesso di andare in giro a brucare. Quando vivevo in Svizzera, c'erano le vacche nei prati, il latte aveva un sapore diverso e mangiando sempre le stesse cose siamo dimagriti un paio di chili. Era diversa l'alimentazione delle vacche. Se la vacca bruca l'erba e cammina molto, sia la carne sia il latte contengono omega 3 e omega 6. L'erba contiene omega 3, il mais con cui nutriamo le vacche dagli anni Cinquanta (Svizzera e Corsica escluse) contiene poco omega 3. Lo squilibrio fra omega 6 e omega 3 causa obesità, depressione e infiammazione cronica. Questa, a sua volta, causa il cancro. Evviva.Fate attenzione a latte e latticini. Se la vacca è allevata bene, il formaggio contiene addirittura una sostanza anticancro. Cerchiamo burro e formaggi d'alpeggio, mangiamone pochi ma buoni. Lo stesso vale per le uova di gallina: la concentrazione di omega 3 delle uova di gallina ruspante può aumentare anche del 400% rispetto a quelle allevate in batteria perché l'accesso a erbe, germogli e insetti crea l'equilibrio perfetto.In ogni caso, introduciamo nella nostra dieta uno o due grammi di omega 3: è un potentissimo antidepressivo. Entrambi sono grassi cosiddetti «essenziali», senza i quali non si vive. Sono in competizione per il controllo della nostra biologia ma con effetti diversi. Gli omega 3 rendono le cellule più elastiche, partecipano alla costruzione del sistema nervoso centrale, calmano le infiammazioni e limitano la fabbricazione di cellule adipose. Gli omega 6 stimolano la formazione di cellule adipose sin dalla nascita, favoriscono la risposta dell'infiammazione alle aggressioni e la coagulazione. L'allevamento di bovini e galline con mais stravolge l'equilibrio. Inoltre, negli allevamenti si usano spesso ormoni della crescita (estradiolo e zeranolo).Quando viene macellato, un animale soffre ma in natura la morte esiste. In natura nessuno muore di vecchiaia, salvo qualche elefante e qualche balena. Le creature più piccole, appena perdono forza muscolare, finiscono sbranate. La gazzella è sbranata dal leone, il leprotto è agguantato dal lupo e così è la vita. L'errore è che l'animale viva male. Sono nata negli anni Cinquanta, noi gli orsi ce li mangiavamo (a spezzatino, con i chiodi di garofano). Loro mangiavano le nostre pecore e noi mangiavamo loro. Anche le volpi ci siamo mangiate. Loro si mangiavano le nostre galline e noi mangiavamo loro. Così era in un mondo autenticamente immerso nella natura. La morte faceva parte della vita.In Corsica la vacca passa la vita a camminare nei prati e sulle scogliere, respira aria buona, si tira su il suo vitellino e quando giunge il suo momento, muore. Comunque, le è andata meglio della gazzella catturata dal leone. La vacca di allevamento vive immobile a poca distanza da un'altra, ha il suo spazio corporeo violato, non può proteggere il territorio, vive nell'infelicità e la sua infelicità si traduce in ormoni da stress. Che, poi, noi mangiamo. Se la gallina è vissuta sulla terra nutrendosi da sola, il tuorlo contiene omega 3 e 6 in uguale misura. Se è stata allevata a mais, l'omega 6 sovrasta l'omega 3 venti volte. Oltre che nel pesce, l'omega 3 è nei semi di lino, noci, nocciole mandorle, legumi, broccoli, alghe. Per ulteriori dettagli, ci sono i libri Anticancro di David Servan-Schreiber (tradotto in Italia da Sperling & Kupfer) e Guarire con la nuova medicina integrata (Sperling & Kupfer, 2012) di Enzo Soresi, Pierangelo Garzia, Edoardo Rosati.