2020-01-20
Nascono in Liguria i porti di marmo utilizzando gli scarti di cava di Carrara
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Una impresa toscana realizza con successo il primo esperimento di economia e logistica circolare. L'invenzione è frutto di una idea-progetto lanciata da una Pmi, la San Colombano costruzioni che ha raccolto gli scarti di cava e ne ha reso conveniente questo materiale di riempimento anche a 300 chilometri di distanza attraverso una progettazione logistica sostenibile.Un porto di marmo? Si può fare. Anzi, in Liguria, si sta diffondendo la convinzione che alcune fra le più importanti infrastrutture programmate nei porti della regione strategici per l'economia trainante del nord ovest d'Italia, possano trovare la chiave di realizzazione proprio nell'utilizzo di residui di cava, e quindi nell'utilizzo di scarti nella lavorazione del marmo per riempire grandi vasche e recuperare a mare gli spazi indispensabili per movimentare containers e merci, oppure per costruire strutture di protezione degli specchi acquei portuali destinati a ospitare navi sempre più grandi.E la prova tangibile della possibilità di realizzare in tempi certi, con costi contenuti e con garanzie di affidabilità i nuovi porti di marmo è giunta nei giorni scorsi dal Vado Gateway, il nuovo terminal container che è stato realizzato nelle vicinanze del porto di Savona. Battezzati i primi 450 metri di banchina già operativi, il terminal, si pone l'obiettivo di raggiungere una capacità che va da 750 a 900.000 containers con una linea di accosto di 700 metri; il tutto con un investimento di 450 milioni di euro, 180 dei quali attuati da Apm terminals (ovvero da quella danese Maersk che è il numero uno nel mercato mondiale del trasporto containers) . E questa, che è la più importante struttura portuale realizzata in Italia negli ultimi dieci anni, è frutto di una operazione di logistica dei materiali e di utilizzo di residui di cava che sembrano la quintessenza dell'economia circolare. Un tempo gli scarti della lavorazione del marmo erano utilizzati sia nel settore edilizio sia nella produzione di carbonato di calcio. Da anni questa opzione di riutilizzo ha perso le sue motivazioni economiche entrando in crisi con un effetto negativo indotto: quello di impedire lo smaltimento dei resti di cava, contribuendo potenzialmente a generare un forte rischio ambientale.L'invenzione dei porti di marmo è frutto di una idea-progetto lanciata da una Pmi operante sull'area di Carrara, la San Colombano costruzioni che, da un lato, ha razionalizzato il processo di raccolta degli scarti di cava, dall'altro ne ha reso conveniente questo materiale di riempimento anche a 300 chilometri di distanza attraverso una progettazione logistica sostenibile.«La San Colombano costruzioni - sottolinea il presidente Edoardo Vernazza - ha trasportato a Vado Ligure 800.000 tonnellate di residui i lavorazione del marmo, percorrendo solo 20 chilometri su strada e coprendo gli altri 180 via mare».«Si è generata - prosegue Vernazza - una vera e e propria filiera di economia circolare, che ha ottenuto anche la certificazione di Bureau Veritas e che potrebbe fungere da problem solver per tutte le grandi infrastrutture programmate e in parte già finanziate nell'arco dei porti della Liguria e della Toscana». Non è un mistero che siano in corso discussioni serrate sulle modalità di costruzione di importanti infrastrutture portuali, come la nuova diga del porto di Vado affidata a Grandi Lavori Fincosit in joint con Fincantieri, ma anche su altre opere come quelle relative agli ampliamenti e ai riempimenti nel porto di Trieste o al cosiddetto ribaltamento a mare di Fincantieri nel porto di Genova.Il che farebbe effettivamente dell'economia circolare basata sul marmo, ma gestita da un esperto di costruzioni, una chiave per rispondere ai tanti interrogativi di compatibilità ambientale che riguardano la realizzazione di nuove opere portuali a mare, risolvendo in parte anche uno dei problemi più scottanti relativi alla gestione delle cave di nel territorio di Carrara.