2018-04-24
Napolitano disprezza il Paese che lo ha pagato 18 milioni
Ospite di Fabio Fazio, Giorgio Napolitano afferma che l'unica sovranità è quella europea e che quella nazionale non c'è più. Tanti saluti all'articolo 1 della Carta e ai soldi fatti con le nostre istituzioni. La prima notizia è che l'intervista al presidente emerito, Giorgio Napolitano, ha fatto perdere a Fabio Fazio due punti di share. Infatti, mentre nelle domeniche precedenti Che tempo che fa su Raiuno ha sempre registrato il 16%, l'altro ieri si è fermato al 14. Complice la partitissima Juve-Napoli in onda sulle pay tv, ma la noia generata da domande e risposte ha collaborato al tracollo.La seconda notizia, che è la più importante, riguarda cosa ha detto il decano della politica italiana. Su quello che più interessava gli spettatori, ovvero il caos per fare il governo, non ha commentato nulla. Anche perché Fazio, secondo il suo stile inginocchiato, non ha rivolto nessun quesito anche lontanamente scomodo o solo ficcante. Quindi Napolitano si è limitato a frasi di rito quali «nessuno è predestinato alla carica di premier», «nessuno ha avuto la maggioranza ed è fatale un accordo», «gli accordi si negoziano», «serve una massima condivisione delle responsabilità», e via così di luogo comune in banalità. Con i telespettatori che cambiavano canale.Però l'attuale senatore a vita qualcosa ha detto nell'amichevole salotto di Che tempo che fa, qualcosa anche di sorprendente e irriconoscente, per un uomo che per tutta la vita ha lavorato ed è stato pagato dallo Stato italiano. Queste le sue parole: «Ormai c'è una sola sovranità a cui rispondere ed è la sovranità europea, naturalmente nel rispetto degli interessi dei singoli Stati membri», ha sentenziato l'ex inquilino del Quirinale, «ma bisogna sapere che non c'è più spazio per delle sovranità nazionali chiuse in sé stesse».Un concetto in aperta opposizione con l'articolo 1 della Costituzione secondo cui la «sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». E non ai burocrati di Bruxelles.Che un uomo delle istituzioni lo ignori, è curioso. Un politico che è stato eletto deputato nelle file del Pci per la prima volta nel 1953 e successivamente sempre riconfermato (tranne che nella IV legislatura) fino al 1996, che ha ricoperto il ruolo di presidente della Camera, che è stato nominato senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi, che per due mandati ha fatto l'europarlamentare e che per due volte è stato nominato presidente della Repubblica. Ma sicuramente ci sfuggono altre cariche che Napolitano, nel corso della sua intramontabile carriera, ha onorato.C'è poi un secondo fatto, ovvero che l'ex presidente debba moltissimo, anche economicamente, allo Stato italiano, e quindi alla sovranità nazionale. L'Italia negli ultimi 65 anni gli ha versato qualcosa come 14.950.000 euro.Una cifra che abbiamo ottenuto moltiplicando lo stipendio medio di un parlamentare (230.000 euro) per gli anni lavorati nei vari palazzi del potere da Napolitano, ma che è approssimata per difetto. Infatti non calcola tutte le indennità e i privilegi di cui ha beneficiato Napolitano al Viminale, al Quirinale e nelle altre cariche di prestigio che ha ricoperto. Secondo fonti interne ai Palazzi romani, contattate dalla Verità, è plausibile ipotizzare un tesoro complessivo di circa 18 milioni di euro.Comunque Napolitano è certamente al primo posto assoluto nella classifica dei politici che ci sono costati di più nella storia della repubblica.E naturalmente continua a percepire lo stipendio di senatore a vita da 239.000 euro lordi l'anno, al quale vanno aggiunti indennità varie e i benefit riservati all'ex prima carica dello Stato. Innanzitutto l'ufficio da 100 metri quadrati, più terrazzo, a Palazzo Giustiniani con vista su San Ivo. Lo stesso che un tempo occupava un altro inquilino del Colle, Oscar Luigi Scalfaro. La serie dei benefit, ancora a carico del Quirinale, è lunga: a un presidente emerito spetta una segreteria composta da una decina di persone (compreso pure un consigliere militare) e anche due dipendenti dello Stato in servizio presso la sua abitazione privata con mansioni uno di guardarobiere e l'altro di addetto alla persona. Traducendo si può parlare di maggiordomi, come fossimo alla corte di una monarchia assoluta e non in una repubblica.Inoltre ha diritto a un'auto blu con chaffeur e telefono, privilegio che spetta anche alle vedove e ai primogeniti conviventi dei presidenti defunti. Una norma a dir poco feudale che Sergio Mattarella ha cancellato ma non in modo retroattivo, quindi - tanto per capirci - la figlia di Scalfaro, Marianna, continua ad avere a disposizione un'auto blu per andare a fare chissà cosa.Restando ai benefit di Napolitano va inoltre ricordata la scorta (quindi poliziotti e carabinieri che lo seguono e piantonano la sua residenza privata 24 ore al giorno) e quelle che vengono definite «risorse strumentali». Ovvero: telefono cellulare, telefono satellitare, una connessione urbana ultraprotetta, una linea dedicata per il collegamento con il centralino del Quirinale, un'altra con la batteria del Viminale e un allacciamento diretto con gli uffici dei servizi di sicurezza del ministero degli Interni, predisposti in duplicato presso lo studio e l'appartamento privato dell'ex presidente, collegamenti telematici doppi anche per le agenzie di stampa e la consultazione di banche dati. Il costo di tutto ciò non lo sappiamo, ma certo non sono bazzecole. Va infine ricordato che fu proprio Napolitano a proporre un taglio al vitalizio dei precedenti capi di Stato, considerati troppo esosi per le casse italiane. Tuttavia non ha mai proceduto a causa di «impegni tali da non consentirgli di deliberare in materia». E così è lui stesso a continuare goderne i privilegi, perché i tagli di Mattarella valgono solo dal prossimo giro. Non resta che aggiungere che, forse, vista la carriera politica, gli onori e i denari ricevuti dall'Italia, sarebbe stato opportuno tacere davanti alle telecamere di Fazio. Perché senza la sovranità nazionale non esisterebbe Giorgio Napolitano, né il suo ufficio con terrazzo e neppure il maggiordomo che ogni giorno lo veste.
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