2021-12-02
Napoli vuole 1 miliardo dallo Stato ma il Comune affitta case a 24 euro
Il neo sindaco Gaetano Manfredi spera in un aiuto del governo per ripianare le casse, ma l’80% dei suoi immobili viene concesso a canoni mensili sotto i 100 euro. Persino nella zona chic di Posillipo le abitazioni costano 28 euro.«Stiamo ancora definendo lo strumento», dice il sindaco Gaetano Manfredi ai cronisti che gli chiedono se è pronto il salva Napoli del governo Draghi, da infilare in Finanziaria a soli due mesi dalle elezioni che lo hanno incoronato sindaco con il 62% dei consensi. Ecco, intanto che affina lo strumento con il ministero dell’Economia, il primo cittadino potrebbe anche dare un’occhiata alla quantità di soldi impressionante che il Comune non riscuote dal suo vasto patrimonio immobiliare, come sta documentando in questi giorni un’accurata inchiesta del Mattino. Ma certo, far pagare il giusto ai propri concittadini-elettori è molto più difficile che tosare pro quota sessanta milioni di italiani, che magari manco se ne accorgeranno.Proprio eri, a Napoli, è andato in scena il terzo degli appuntamenti pubblici organizzati dal governo per spiegare le chance offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel campus di San Giovanni a Teduccio dell’università Federico II, hanno preso la parola due politici resilienti del calibro di Luigino Di Maio e Mara Carfagna, con il sindaco Manfredi a fare doppiamente gli onori di casa, visto che prima di fare il ministro della Ricerca nel governo Conte era stato rettore dell’ateneo federiciano. Ebbene, sulla spinosa questione degli emendamenti salva Napoli presentati da Pd e M5s, in attesa che il governo faccia la sua mossa, Manfredi ha ammesso che ci vorrà tempo. «Stiamo ancora definendo lo strumento», ha detto il sindaco, «l’assessore Pierpaolo Baretta sta discutendo con il Mef e siamo ancora in una fase di confronto per trovare la soluzione migliore».Manfredi ha ereditato da Luigi De Magistris una città con le finanze al collasso e un debito da cinque miliardi di euro che, per evitare il dissesto finale, o viene estrapolato alla romana (strada decisamente impervia, anche politicamente, visto che si è appena votato come nulla fosse), oppure viene separato e gestito da un commissario di governo, in cambio di un miliardo dalla fiscalità generale. Il problema è che qui, se non si mettono di buzzo buono anche i parlamentari napoletani degli altri partiti, sarà difficile salvare le casse bucate di Palazzo San Giacomo. Proprio martedì, raccontando la manovra in corso al Senato da parte di Pd e M5s per evitare che Manfredi dia corso alla minaccia di dimettersi se non gli mandano giù il miliardo, La Verità faceva notare che, in cambio del sostegno nazionale, l’amministrazione locale avrebbe almeno potuto impegnarsi a gestire in modo più sano ed equo il proprio ingente patrimonio immobiliare. E proprio ieri, sul Mattino diretto da Federico Monga, è uscita la seconda puntata dell’inchiesta sull’affittopoli locale. Il quadro che ne esce è davvero disarmante e ricorda quello svelato a suo tempo su Roma dal Giornale. Il Comune di Napoli ha 24.000 immobili ceduti in affitto, l’80% dei quali è dato a canoni mensili che non arrivano neppure a 100 euro; mentre altri 5.202 appartamenti hanno affitti sotto i dieci euro. Per carità, in gran parte si tratta di edilizia popolare a prezzi calmierati, ma nel calderone ci sono anche caserme, uffici, scuole, alberghi e immobili di pregio. Secondo i calcoli del giornale di Francesco Gaetano Caltagirone, un editore che di immobili se ne intende, il Comune incassa 1,9 milioni al mese (facciamo finta che tutti paghino). In uno stesso stabile, c’è chi paga 24 euro di affitto e chi ne versa 1.382, e in zone di pregio come Posillipo e Chiaia, ci sono fortunati che se la cavano con 28 euro. I cronisti del Mattino hanno anche individuato inquilini che abitano a 600 metri da piazza del Plebiscito, in via Nicotera, dove se si passa da un’agenzia immobiliare non ce la si cava con meno di 1.600 euro. Con il Comune, però, bastano 69 euro e ne bastano 259 euro anche in via Toledo, laddove un privato porterebbe a casa da 1.500 a 2.500 euro al mese. Ma il Comune ora guidato dal professor Manfredi è anche sfortunato. Nel 2017, l’amministrazione di Luigi De Magistris accettò una permuta con l’agenzia del demanio, cedendo una caserma a Pizzofalcone in cambio della proprietà di un altro edificio in zona. Ora, quel palazzo è tutto occupato dagli abusivi e per averlo nel proprio patrimonio, il municipio ha ceduto un bene che gli rendeva 40.000 euro al mese. Se la geniale permuta fosse avvenuta con un privato, probabilmente sarebbe già tutto finito alla locale Procura della Corte dei Conti per valutare il danno erariale. Che Manfredi pensasse di andare a guidare il comune di Bolzano, ovviamente, è da escludere. Ma il punto è che se un ex ministro del Pd ed ex potente capo della Conferenza italiana dei rettori, insomma un ex barone capo, ha accettato di cacciarsi in un guaio simile, deve avere avuto qualche assicurazione «nazionale» dal suo partito, da Leu e dal Movimento 5 stelle su un qualche salva Napoli. Roma ha ancora una dozzina di miliardi di debito da smaltire, ma difficilmente il salvataggio di Palazzo San Giacomo arriverà con le medesime modalità. E allora Manfredi sta cercando di convincere il governo a dargli un miliardo, per poi rinegoziare i suoi 700 mutui con la Cassa depositi e prestiti, sui quali è esposto per due miliardi e mezzo.
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
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Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».