
Elon Musk pubblica l’atto ufficiale con cui il giudice supremo brasiliano amico di Lula gli intimò di oscurare sette account, tra cui quello di un senatore dell’opposizione.È guerra aperta tra Elon Musk e Alexandre de Moraes, il giudice del Supremo Tribunal Federal (Stf) - la più alta corte del Brasile - che venerdì scorso ha ordinato la chiusura di X all’interno dei confini nazionali. «Oggi lanciamo la pubblicazione giornaliera dei dati sui crimini - secondo la legge brasiliana - che il falso “giudice” Alexandre de Moraes ha commesso!», ha scritto ieri sul suo profilo il magnate. Un po’ come avvenuto con i Twitter Files, quando, dopo aver acquistato l’allora Twitter, il proprietario di Tesla ha rilasciato una serie di documenti che mostravano episodi di censura voluti dalla precedente dirigenza, anche talvolta su pressioni governative. «Può bloccare questa piattaforma in Brasile», ha continuato Musk, «ma non può impedire al mondo intero di conoscere le sue azioni illegali, vergognose e ipocrite. Il karma è stronzo, fratello».Per l’occasione, è stato creato un profilo ad hoc chiamato Alexandre Files (@AlexandreFiles), riprendendo appunto la stessa nomenclatura utilizzata tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 per il caso Twitter. «Questo account rivelerà le direttive illegali impartite a X da Alexandre de Moraes», si legge nella descrizione. L’ordine della suprema corte brasiliana impedisce anche il ricorso alle Vpn (virtual private network), servizi che consentono di nascondere il proprio indirizzo Ip e cambiare la posizione geografica virtuale da cui si accede a Internet. Le sanzioni per chi ne fa uso prevedono multe del valore di 50.000 real brasiliani (circa 8.000 euro). Tuttavia, al momento pare che le ricerche su Google relative alle reti private virtuali abbiano registrato un picco straordinario, segno che forse le persone non intendono sottomettersi alla censura. «In Brasile, non abbiamo più X da mezzanotte», ha postato sabato scorso Marcel van Hattem, deputato brasiliano. «Sto twittando grazie a una Vpn. Questo tweet potrebbe costarmi quasi 10.000 dollari americani, secondo la decisione del tiranno Alexandre de Moraes, amico di Lula».La prima pubblicazione degli Alexandre Files riguarda un atto con cui lo scorso 8 agosto il giudice Alexandre de Moraes, in un documento ufficiale del Supremo Tribunal Federal, ordina la chiusura - entro due ore e in segreto - di sette account su X, tra cui quello di un attuale senatore (Marcos do Val, membro di Podemos, partito di centrodestra). Tra gli altri, secondo le informazioni fornite dagli stessi autori della pagina X, figurano la moglie e la figlia sedicenne di un giornalista, un pastore, la moglie di un ex deputato brasiliano e una personalità del mondo della rete. Il tutto, per rendere la vicenda davvero inquietante, senza menzionare alcun post illegale pubblicato da tali persone.Oltre al documento ufficiale emanato dall’Stf, gli autori degli Alexandre Files hanno pubblicato un’immagine che sintetizza quanto accaduto e cita, in contrapposizione, alcuni passaggi della Costituzione federale del Brasile. «La manifestazione del pensiero è libera e l’anonimato è vietato», si legge tra i passi riportati. E ancora: «La manifestazione delle attività intellettuali, artistiche, scientifiche e comunicative è libera, indipendentemente da censura o autorizzazione». «È vietata qualsiasi censura di natura politica, ideologica e artistica», recita invece il menzionato paragrafo due dell’articolo 220. Infine, un affondo sulla legittimità del provvedimento a partire dalla legge su Internet: «L’ordinanza del tribunale (relativa ai contenuti illeciti, ndr) deve contenere, a pena di nullità, una chiara e specifica identificazione dei contenuti ritenuti lesivi, affinché il materiale possa essere identificato senza ambiguità».
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
Nonostante i dazi e un rafforzamento dell’euro, a settembre è boom di esportazioni negli Stati Uniti rispetto allo scorso anno, meglio di Francia (+8%) e Germania (+11%). Confimprenditori: «I rischi non arrivano da Washington ma dalle politiche miopi europee».
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Parla Gaetano Trivelli, uno dei leader del team Recap, il gruppo che dà la caccia ai trafficanti che cercano di fuggire dalla legge.
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Su un testo riservato appare il nome del partito creato da Grillo. Dietro a questi finanziamenti una vera internazionale di sinistra.
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Nel 1937 l’archeologo francese Fernand Benoit fece una scoperta clamorosa. Durante gli scavi archeologici nei pressi dell’acquedotto romano di Arles, la sua città, riportò alla luce un sito straordinario. Lungo un crinale ripido e roccioso, scoprì quello che probabilmente è stato il primo impianto industriale della storia, un complesso che anticipò di oltre un millennio la prima rivoluzione industriale, quella della forza idraulica.
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Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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