2025-05-30
Musk lascia il Doge ma il Presidente lo lancia nello spazio
(Async)
Responsive
Fixed
AMP
WordPress
Il patron di X chiude con la politica. Nessuna rottura con Donald Trump. La verità è che sarà impegnato nella sfida ai satelliti cinesi.Da oggi Elon Musk smette di fare politica attiva. Scadono i 130 giorni di collaborazione previsti dalla Casa Bianca con l’incarico al Doge mirato a semplificare, tagliare, fare sinergie e pure licenziare numerosi dipendenti pubblici. In tanti ci hanno ricamato. Sicuramente ci saranno stati momenti di tensione tra il patron di Tesla e Donald Trump, d’altronde sono due prime donne e l’esposizione mediatica di entrambe è alle stelle. Se le indiscrezioni riportate tra febbraio e marzo fossero vere, c’è stato attrito sui dati fiscali dei cittadini americani. Sembrerebbe che Musk fosse pronto a ottenere dall’Internal revenue service (il fisco Usa) tutta la banca dati per elaborarla tramite piattaforma cloud. I maliziosi ci hanno visto un tentativo per acquisire le informazioni mancanti dopo l’accordo chiuso per entrare in possesso dell’ex Twitter e chiudere il cerchio dei big data con cui nutrire l’intelligenza artificiale. Sarebbe stato un enorme passo avanti, ma anche una altrettanto grande violazione della privacy dei cittadini. La scelta però di non fermarsi al Doge è di tutt’altra natura. Musk ha parlato più volte della necessità di tornare a guidare Tesla, visto che nell’ultimo trimestre ha preso più di una sbandata. Ma è molto probabile che le energie di Musk debbano concentrarsi sullo Spazio. Ieri il portavoce del ministero della Difesa cinese, Zhang Xiaogang, ha attaccato gli Usa: «Loro portano avanti il sistema Golden Dome e dispiegano armi spaziali, espandendo costantemente il loro apparato militare e alimentando una corsa agli armamenti nello Spazio». Tali azioni «aumentano i rischi di trasformare lo Spazio in zona di guerra e di innescare una corsa agli armamenti spaziali, scuotendo il regime di sicurezza e controllo degli armamenti». C’è del vero in tali dichiarazioni anche se sono forzate. Va detto però che Pechino omette un dettaglio fondamentale: cioè che a sostenere la corsa militare allo Spazio è la Cina stessa. Fatti i dovuti distinguo ed escludendo la parte offensive, il solo che è in grado di fronteggiare i cinesi è Musk. Nei mesi scorsi abbiamo più volte affrontato il tema europeo dei satelliti spiegando che senza Starlink anche la Difesa italiana sarà priva di strumenti nella migliore delle ipotesi fino al 2032. Anche la Francia che cerca di dirottare sulle proprie aziende i fondi europei non ha alcun possibilità di competere con Starlink. Con la sua flotta di oltre 7.000 satelliti, Musk, infatti offre una larghezza di banda e una velocità senza pari, promettendo una capacità di 15 terabit (Tbps) al secondo con una latenza di 14 millisecondi, un benchmark delle prestazioni dimostrato nelle operazioni militari dell’Ucraina. «L’esercito italiano, con 7.000 soldati di stanza in 14 nazioni, attualmente si affida a satelliti geostazionari obsoleti con una capacità di soli 3 Tbps e una lenta latenza di 600 millisecondi. L’adozione di Starlink migliorerebbe notevolmente le capacità di intelligence militare, sorveglianza e ricognizione in tempo reale, riducendo i ritardi di circa 60 mesi», si legge in un report. Entro il 2030, una mancata integrazione con Starlink potrebbe lasciare il Paese con un deficit di larghezza di banda di 25 Tbps, ampliando il divario tecnologico tra l’Italia e i suoi avversari. E l’idea che Iris 2 aiuti in questo progresso non è assolutamente sostenuta dai numeri. A contrastare l’ascesa Usa c’è solo la costellazione di Pechino. La cinese Qianfan distribuirà 36.904 satelliti, mentre il sistema Skynet della Russia punta a 1.500 satelliti. I cinesi stanno correndo. Solo quest’anno hanno programmato 97 lanci. Uno studio diffuso dall’università di Zhejiang descrive un materiale composito altamente innovativo in grado di bypassare le tracce radar e anche quelle dei sensori termici più evoluti. Non ci sono dettagli ma secondo il South China Morning Post la Cina sarebbe in grado di lanciare missili capaci di bucare il Golden Dome americano. Progetto decennale da oltre 830 miliardi utile a far navigare missili ipersonici e balistici. Che sono destinati a diventare il futuro delle guerre aerospaziali. Il timore americano è che Pechino, contrastando le contro misure americani e sviluppando una propria capacità, possa consolidare il dominio sull’intera parte di globo che guarda e Est. Il fronte che invece compete maggiormente a Elon Musk è quello delle telecomunicazioni e della sesta generazione del cyberspazio. Che Musk non sia solo in questa battaglia, ma abbia il totale appoggio delle agenzie Usa lo si capisce anche dalla velocità con cui riceve le autorizzazioni. Con una decisione destinata a ridefinire la traiettoria del settore, la Federal aviation administration ha autorizzato SpaceX ad aumentare da 5 a 25 il numero di lanci annuali del razzo Starship dal sito di Boca Chica, in Texas. L’approvazione include anche i test e gli atterraggi di booster nei pressi del Golfo del Messico e in acque internazionali, rappresentando un’accelerazione significativa nel programma di sviluppo del lanciatore progettato per il trasporto interplanetario, con Marte come obiettivo dichiarato.Starship diventa così un asset strategico per la nuova agenda spaziale americana. Si comprende perché il fondatore di Tesla abbia deciso di non dedicare altro tempo alla politica e all’amministrazione Usa. Ha un compito ben preciso: portare la società nello cyberspazio e garantire agli Usa la supremazia in quel luogo sopra le nuvole in cui si combatteranno le future guerre.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.