2023-11-24
Musk e il deep State insieme contro Biden
L’inedita alleanza tra il fondatore di Tesla e l’apparato burocratico statunitense, stanco di «Sleepy Joe», potrebbe avvantaggiare la corsa di Donald Trump per tornare alla Casa Bianca. Regista dell’operazione Tucker Carlson (ex della Fox), come vice spunta la Nikki Haley.Non è passato inosservato negli ultimi mesi un certo attivismo del giornalista Tucker Carlson, che ha appoggiato e incontrato vari leader e movimenti non allineati in giro per il mondo: dal premier ungherese Viktor Orbán al presidente argentino in pectore, Javier Milei, passando per il partito spagnolo Vox. Tutto questo ha indotto qualcuno a ritenere che il popolare giornalista conservatore americano si starebbe adoperando per creare una sorta di internazionale trumpista. Si tratta di un’ipotesi non nuova. Qualche anno fa, l’ex stratega elettorale di Donald Trump, Steve Bannon, era additato come il grande tessitore di un’internazionale sovranista che non sembra poi però aver visto la luce. Forse quanto sta accadendo oggi va letto secondo categorie differenti. Cominciamo col ricordare che, dopo essere stato silurato da Fox news, Carlson ha avviato un vero e proprio sodalizio con Elon Musk: non a caso, il giornalista tiene un programma di interviste proprio sulla piattaforma X. Musk, dal canto suo, si è avvicinato al mondo conservatore americano a partire dal 2022, definendosi un libertario e intrattenendo rapporti amichevoli con vari degli attuali candidati alla nomination repubblicana. Sennonché Musk non è una figura esattamente estranea agli apparati governativi statunitensi. La sua SpaceX vanta infatti vari contratti d’appalto con il Pentagono: una realtà, quest’ultima che, insieme alla Fed, non è mai stata troppo amata dal mondo «libertarian» statunitense. Attenzione: qui nessuno afferma che le mosse di Musk siano dettate dal Pentagono. Appare però forse fuorviante l’immagine che si dà spesso del magnate, come di un personaggio semplicemente bizzarro e umorale. È comunque indubbio che, soprattutto negli ultimi tempi, costui non nutra troppa simpatia per Joe Biden. Basti pensare alla pubblicazione dei Twitter files, che certo non hanno messo in una luce particolarmente positiva l’attuale amministrazione americana. La domanda da porsi allora è: Musk è contro Biden per favorire i repubblicani? A prima vista sembrerebbe di sì. Il Ceo di Tesla ha mostrato in passato vicinanza per alcuni dei principali candidati alle primarie presidenziali del Gop, in particolare Ron DeSantis e Vivek Ramaswamy. Due figure che, tuttavia, nel corso dei mesi si sono politicamente indebolite. Non dobbiamo neppure trascurare che, mentre andava in onda su Fox news il dibattito repubblicano di agosto, Carlson ha postato su X un’intervista a Trump, che ebbe numerose visualizzazioni. Questo basta a provare un’alleanza tra Musk e l’ex presidente? Forse no. I due hanno al momento un nemico comune: l’impero mediatico dei Murdoch. Ciò può giustificare una convergenza temporanea, che non è detto però possa trasformarsi in un’alleanza strutturale. Inoltre, che Musk sia più interessato a colpire Biden che ad aiutare i repubblicani è testimoniato dal fatto che il ceo di Tesla ha intervistato Robert Kennedy jr su Twitter spaces: un evento, andato in onda a giugno scorso, quando il figlio di Bob Kennedy era ancora candidato alla nomination presidenziale dem (a ottobre ha infatti avviato una campagna da indipendente).E se Musk stesse colpendo Biden più per sintonia con gli apparati che con i repubblicani? Non dimentichiamo che la crisi afgana di agosto 2021 ha creato pesantissime fratture tra l’attuale presidente e la burocrazia del Pentagono. I vertici di quest’ultimo si sono lamentati del fatto che Biden non abbia seguito il loro suggerimento di mantenere alcuni soldati statunitensi in Afghanistan. Era inoltre il 12 febbraio scorso, quando il comandante di Northcom, Glen VanHerck, disse pubblicamente di non poter escludere che i tre oggetti volanti abbattuti dall’aviazione americana nei cieli di Alaska, Yukon e Michigan fossero di matrice extraterrestre: un’affermazione che procurò a Biden un enorme imbarazzo e che la Casa Bianca fu costretta a smentire ufficialmente 24 ore dopo. Per non parlare poi dello scandalo dei cosiddetti Pentagon leaks, scoppiato lo scorso aprile. Insomma, per quanto paradossale possa a prima vista apparire, non è escluso che Musk si stia in realtà muovendo in questo filone. Qui il tema non è una presunta internazionale sovranista: è semmai la sfida che pezzi della burocrazia hanno lanciato alla ricandidatura di Biden. Gli apparati d’altronde non ragionano secondo schemi partitici, ma «tifano» per quei candidati che considerano più vicini a loro stessi. È abbastanza chiaro che, per il momento, il candidato presidenziale in campo che risponde maggiormente a tale identikit è l’ex ambasciatrice all’Onu, Nikki Haley. Certo, non è che quest’ultima sembri politicamente granché amata da Musk. L’apparenza tuttavia può anche ingannare. Lo stesso Trump, che è già stato alla Casa Bianca, sa per esperienza che non si può governare se pezzi degli apparati ti remano contro. Ebbene, Trump non ha risparmiato strali contro la Haley negli scorsi mesi. Eppure, a settembre, ha detto che gli piacerebbe l’idea di poter scegliere una donna come propria «running mate» per le prossime presidenziali. Nell’occasione, Politico riferì che la Haley poteva essere una potenziale candidata in tal senso (fu d’altronde Trump a nominarla ambasciatrice all’Onu nel 2017). Anche Newsweek, a inizio novembre, ha aperto all’ipotesi che l’ex presidente possa sceglierla come sua «running mate». Se dovesse accadere, ciò andrebbe interpretato (anche) come un segno distensivo dell’ex presidente verso gli apparati. Quegli apparati che, un tempo nemici di Trump, oggi non tollerano più Biden. Un Biden che è finito, guarda caso, bersagliato da Musk. Se la nostra ipotesi è corretta, non è detto che Carlson si stia muovendo nel medesimo solco del ceo di Tesla: l’obiettivo condiviso di indebolire politicamente il presidente potrebbe essere dettato in lui da ragioni differenti rispetto a quelle del magnate. Quanto sembra emergere tuttavia è un fenomeno curioso: un’alleanza tra pezzi di sistema e pezzi di antisistema che punta a ostacolare un eventuale Biden bis. È questa, forse, la vera incognita che pesa sul futuro politico del presidente.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson