2020-06-09
Multinazionali contro la Casa Bianca per far soldi con chi scende in piazza
Donald Trump (Chip Somodevilla, Getty Images)
Sono quasi 300 i marchi che hanno donato soldi o si sono schierati sui social a fianco di Black lives matter. Un modo per rifarsi l'immagine con i consumatori, dopo che sono stati a loro volta accusati di pratiche razziste.Stando a Zignal labs, società di servizi software, la morte dell'afroamericano George Floyd ha suscitato 8,8 milioni di commenti e reazioni sui social, mentre le proteste degli studenti di Hong Kong ne hanno prodotto solo 1,5 milioni. Le azioni del movimento Black lives matter (Blm) sono già globali, un fenomeno che ricorda altre manifestazioni come il Me too, però quasi nessuno parla dei manovratori occulti della marea antirazzista che sta monopolizzando l'attenzione di tutto il mondo. Un sito americano ha conteggiato ben 279 tra marchi e aziende che con messaggi e dichiarazioni ufficiali finiscono per sostenere rivoltosi e saccheggiatori, diventati rapidamente i protagonisti di una protesta degenerata in violenza. Tra i big inclusi nel lungo elenco (da Pfizer a Zara, da Microsoft a Lego), troviamo Amazon. Su Twitter ha postato un messaggio di sostegno alla lotta contro il razzismo ma si potrebbe dire da quale pulpito, considerato che proprio il colosso dell'ecommerce è stato accusato di non tutelare la salute dei dipendenti dal Covid-19 e di averne licenziati alcuni per aver partecipato alle proteste contro condizioni di lavoro definite insane. Bank of America ha twittato: «Oggi stiamo annunciando un impegno di 1 miliardo di dollari in quattro anni per sostenere iniziative di opportunità economiche per combattere la disuguaglianza razziale accelerata dalla pandemia globale». Non si è persa l'occasione per esprimersi pubblicamente sulle proteste in corso negli Stati Uniti e garantire impegni economici e sociali parlando di «un senso di vera urgenza», ma è utile ricordare che nel 2013 era stata multata di 2,2 milioni di dollari per aver discriminato persone di colore e che negli anni precedenti, tra il 1993 e il 2005, aveva tenuto lo stesso atteggiamento nei confronti di più di 1.100 afroamericani che cercavano lavoro a Charlotte, Carolina del Nord. Il messaggio del colosso Burger King è stato: «Siamo con voi a sostegno dell'uguaglianza e della giustizia per le persone afroamericane e useremo la nostra piattaforma, la nostra posizione e la nostra voce per farlo». La catena internazionale di ristorazione fast food era stata accusata lo scorso anno di razzismo per il video di lancio di un nuovo panino di ispirazione vietnamita, nel quale si vedevano tre persone diverse che tentano di mangiare l'hamburger con due enormi bacchette rosse. Scivoloni che sui social si pagano. Perfino Cadillac, marchio di auto di lusso appartenente al gruppo General motors, si è sentito in dovere di scrivere: «Di fronte alle ingiustizie che i neri americani continuano ad affrontare, intendiamo far parte di un cambiamento significativo e deliberato a partire da noi stessi», e invita ad ascoltare il presidente Mary Barra «sull'impegno che stiamo assumendo con i nostri dipendenti e comunità». Nel 2019, nove operai neri della fabbrica di Toledo, in Ohio, denunciarono General motors per aver fatto poco o nulla per fermare episodi di razzismo nell'ambiente di lavoro, come scritte «per soli bianchi» nei bagni. Coca cola assicura in un post: «Costruire un futuro migliore significa unirsi mentre avanziamo. Stiamo donando a 100blackmen (organizzazione pro afroamericani, ndr) come parte dello sforzo per porre fine al razzismo sistemico e portare la vera uguaglianza a tutti. Questo è solo un primo passo». Qualcuno ha commentato il post ricordando il boicottaggio dei prodotti di una delle più grandi aziende produttrici e distributrici di bevande analcoliche da parte di sindacati di tutto il mondo che accusavano gli imbottigliatori degli impianti in Colombia di aver assunto forze paramilitari. Bob Chapek, amministratore delegato della Disney, dopo aver inviato una lettera a tutti i collaboratori dichiarando che «la pandemia unita a queste recenti ingiustizie hanno spinto alla luce le questioni della disparità razziale», ha donato 5 milioni di dollari in supporto di quelle organizzazioni no profit che si occupano di giustizia sociale. Di questi, 2 milioni sono stati destinati alla Naacp, l'Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore. Ikea, attraverso l'amministratore delegato negli Stati Uniti, Javier Quiñones, ha detto che «condanna nei termini più forti possibili tutte le forme di razzismo e pregiudizio. E anche se non perdoniamo atti di violenza di alcun tipo, comprendiamo come anni di molestie e persecuzioni possano manifestarsi nello sdegno che stiamo vivendo oggi». Ma nel 2012 il colosso svedese fu denunciato in Francia per discriminazione razziale perché invitava i suoi dirigenti alla massima sorveglianza di alcuni dipendenti, ritenuti poco affidabili dal punto di vista della sicurezza in quanto «di origine africana». Già nel 2001 Ikea finì nel mirino per una nota interna che invitava a non assumere persone di colore per distribuire cataloghi perché a loro «la gente apre meno facilmente la porta».