2022-03-03
Mulè: «La doppia trattativa è anomala»
Il sottosegretario alla Difesa: «Il governo italiano si è legittimamente attivato per offrire copertura ai negoziati con Medellin. Quello che non torna è il ruolo dell’ex premier».«Sulla vicenda di cui ho letto su La Verità e su altri quotidiani a mio giudizio occorre il massimo della trasparenza nel minimo tempo». Giorgio Mulè, sottosegretario al ministero della Difesa e deputato di Forza Italia, misura le parole. Sull’affaire rivelato da La Verità sui rapporti tra Massimo D’Alema e la Colombia per la mediazione riguardo alla vendita di navi da Fincantieri e aerei da Leonardo, Mulè è deciso nella richiesta di andare fino in fondo.Onorevole Mulè, ritiene che la trasparenza che invoca sia stata soddisfatta da chi ha titolo per intervenire su questa vicenda? «È ovvio che in questo puzzle mancano ancora diverse tessere ed è giusto che vadano al più presto al loro posto…» Fuor di metafora? «Ci sono dei passaggi temporali e dei rapporti intrattenuti dal presidente D’Alema che, da cittadino prima e da esponente di governo poi, ritengo vadano chiariti. Per quanto mi riguarda non posso che ribadire i fatti per come si sono svolti e che mi hanno riguardato».Cioè? «Dell’interesse di Leonardo verso la Colombia per una campagna mirata alla vendita di velivoli M346, cioè di aerei di straordinaria capacità utilizzati in varie parti del mondo per addestrare i piloti, vengo a conoscenza nel mese di dicembre dalla direzione che cura i rapporti internazionali di Leonardo. Si tratta di un normale contatto come tanti altri, non solo con Leonardo ma con numerose aziende, che chiedono il supporto del governo rispetto a opportunità di vendita sui mercati internazionali».La stessa richiesta le giunse anche da Fincantieri? «No, so che da tempo sono in corso colloqui e confronti con le autorità colombiane in materia navale, ma non sono mai stato sollecitato a intervenire».Ma è normale che il governo intervenga in queste vicende? «Non solo è normale ma è auspicabile. Provo a spiegarle. I cosiddetti accordi G2G, cioè direttamente tra i governi, consentono di avere il massimo della trasparenza nei rapporti tra istituzioni e imprese all’interno di un quadro giuridico ben preciso. L’accordo G2G definisce un perimetro di attività che riguardano e impegnano i governi dei rispettivi Paesi. A valle di questo accordo tra governi che può anche essere sotto forma di «memorandum of understanding» o lettere di intenti le imprese intervengono, sempre sotto l’ombrello istituzionale del ministero della Difesa, per vendere i loro equipaggiamenti. Il grande vantaggio di questi accordi è che sono alla luce del sole, non hanno alcuna opacità essendo condotti direttamente dalle istituzioni, velocizzano i processi di autorizzazione e tagliano in radice qualsiasi altra spesa aggiuntiva, cioè per intenderci quelle delle mediazioni».Vuol dire che in questi accordi non è prevista l’intermediazione come pare sia avvenuto o stava per avvenire per l’affare tra la Colombia, Fincantieri e Leonardo? «Esattamente: gli accordi G2G servono proprio per dare il massimo della garanzia sulla correttezza delle procedure evitando in maniera totale l’intervento di mediatori, significa tanto per esser chiari un risparmio anche nell’ordine di decine e decine di milioni di euro di commissioni che non vengono pagate per il buon esito di questi contratti».Ma è normale che ci sia stato un doppio binario nella trattava con la Colombia, cioè da una parte il governo attivato da Leonardo e dall’altra la mediazione condotta da D’Alema e altri soggetti sempre per conto di Leonardo? «No, ed è proprio questo il punto da chiarire. Perché, ripeto, è stata Leonardo istituzionalmente ad attivare il ministero della Difesa e dunque il governo per avere un’assistenza e un supporto istituzionale. E quando, dopo aver attivato su vari fronti questa attività, a metà febbraio l’ambasciatrice della Colombia mi informa della visita ricevuta da D’Alema nella veste di rappresentante di Leonardo scatta un cortocircuito che mi fa immediatamente fermare per chiedere informazioni».A chi le ha chieste le informazioni? «Guardi, fortunatamente ho un’agenda nella quale vengono registrati tutti gli appuntamenti. Il giorno successivo al mio incontro con l’ambasciatrice della Colombia in cui mi venne comunicato dell’interessamento dell’onorevole D’Alema, cioè nel pomeriggio del 17 di febbraio, ho avuto modo di riferire questa vicenda al direttore generale di Leonardo, l’ingegner Valerio Cioffi».E cosa le rispose Cioffi? «Disse di non saperne nulla e che, ovviamente, avrebbe comunque fatto i suoi accertamenti all’interno dell’azienda dandomi successivamente un riscontro. Ad oggi - e sono trascorse oramai due settimane - questo riscontro ancora non l’ho avuto».Che idea si è fatto? «Guardi, io non ho alcuna idea da formarmi: ho l’obbligo di stare ai fatti e, per la posizione istituzionale che ricopro, a questi fatti devo attenermi. Ci sono già diverse interrogazioni parlamentari annunciate sul tema, motivo ancor maggiore per avere celermente gli elementi per rispondere. Rilevo che dalla lettura dei giornali e dalla quantità di dettagli che stanno venendo fuori su questa vicenda diventa davvero necessario, direi anzi ineludibile, che il più approfondito dei chiarimenti arrivi da parte di Leonardo».
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