2024-03-04
Morgan: «Fare il padre mi piace. Sono un patriarca gentile»
Marco Castoldi in arte Morgan (Imagoeconomica)
L’artista: «Al mio nuovo disco ho lavorato 17 anni. Panella, l’autore dell’ultimo Battisti, ha scritto i testi senza mai incontrarmi. Della Meloni sono amico, ci scriviamo spesso».Abito di velluto bordeaux con panciotto dai bottoni d’oro, ciondolo sulla cravatta con un ritratto di D’Annunzio: «Ne ho altri, anche uno di Chaplin». Marco Castoldi in arte Morgan entra in redazione con gli occhiali da sole nonostante la giornata di pioggia ma nello show con Francesco Borgonovo per Tivù Verità - lo trovate sul nostro sito - si chiederà come faccia Dargen D’Amico a indossarli e parlare «del mistero della vita» senza vederci bene. Non ha voglia di parlare di altro se non «di musica, arte e cultura». E allora partiamo con semplicità. Come va, Morgan? Che momento è?«Domanda già difficile, questa, se non si vuole aprire una discussione esistenziale. La riposta che più mi ha convinto è quella di Enrico Ghezzi: “Spero bene”. Io dico oggi: “Sono stato peggio”».Se è meno peggio è merito di…?«Una risposta sola non la ho. Certo le mie tre figlie - solo a dicembre dello scorso anno sono riuscito a riunirle per la prima volta - sono una cosa bellissima della mia vita. Mi piace il ruolo di padre di famiglia, e sono l’unico maschio del clan, attorniato solo da donne. La mia compagna, mia madre, mia sorella… sono cresciuto in un universo femminile e non essendo omosessuale ho sviluppato la mia parte gentile sull’arte».Si ritrova quindi patriarca?«Vorrei lanciare un nuovo modello di “patriarcato gentile”, che ne pensa? Mi si confà».Qualche mese fa il suo nuovo singolo Sì, certo, l’amore, e restiamo in attesa del disco E quindi insomma ossia. Una data in anteprima per La Verità? Quando esce? «Maggio, entro maggio. Attendo anche io la primavera perché sarò pure in libreria con La nona sinfonia dei due secoli (Rai Libri, ndr), che presenterò al Salone. Sono elettrizzato perché dovrebbe esserci anche il maestro Riccardo Muti».Lo stima?«Un grande. Una di quelle risorse musicali che non ci rendiamo conto fino in fondo quanto siano importanti in tutto il mondo. Capita spesso, a noi italiani, di sottovalutare il nostro patrimonio. Decidessi io, al prossimo Sanremo al maestro farei eseguire la Traviata di Giuseppe Verdi».Popolare, non commerciale.«Tirerebbe giù l’Ariston, altroché - ma in senso metaforico, perché io quel teatro polveroso vorrei restasse così per sempre -e darebbe una lezione sugli ascolti».A distanza di 17 anni Morgan torna con un album di inediti. Ne è passato di tempo…«Anni in cui non ho fatto altro che comporre per 18 ore al giorno. Una mole enorme di materiale. Tanto è cambiato di me in questi anni eppure resto sempre io».Non fu semplice, allora, e fu lei stesso a raccontarlo.«Che vuole che le dica, se non che se dobbiamo creare cose belle ci dobbiamo mettere dentro tutto, anche il dolore? Vale per tutti. Scorciatoie non ne esistono».Cosa la fa più incazzare quando la definiscono?«Se mi danno del genio mi fanno un complimento. Ma resto davvero male quando leggo che mi hanno chiamato a fare Morgan, perché non sono un personaggio e se lo fossi sarei io l’artefice della mia scrittura. Quando non si preoccupano di quel che dico e penso, insomma. La definizione sopra a tutte che non mi piace è però rabbioso: anzi, sono estremamente tollerante e inclusivo. Forse altri non lo sono».Qualche tempo fa lamentava un’esclusione da parte della sinistra, perché considerato di destra. Lei ha dichiarato di scriversi con Giorgia Meloni e…«Cosa ci scriviamo non glielo dico, ma riguarda la cultura come la vita».Le chiederebbe un ruolo? Sgarbi si è dimesso da sottosegretario alla Cultura… (Ci pensa) «Semmai farei il ministro ma non lo scriva che sto scherzando».Facciamo finta? Primo atto di Morgan ministro?«Soldi a sostegno dei progetti artistici dei giovani di talento. Che oggi non trovano spazio perché il sistema commerciale fatica a riconoscerne il valore».Come si fa? Bandi? Soldi a pioggia?«Si lavora con i ministeri di Scuola e Università, tutti insieme, e i soldi si prendono sottraendoli a quelli - tanti, troppi - che spendiamo per le armi. Non che io ritenga Putin un carismatico intellettuale, per carità. Ma quanto vorrei che la nostra Costituzione venisse rispettata e l’Italia si rendesse conto che la guerra è un abominio».Morgan pacifista. Un po’ di tempo fa dichiarò di essere aperto a una discesa in politica proprio con Sgarbi. E ora? Si candiderà con Michele Santoro alle Europee?«L’ho sentito qualche giorno fa. Voglio incontrarlo e sentire cosa ha da dire. Mi è sempre piaciuto come giornalista».E come politico chi è che le piace?«Marco Cappato è un grande perché mi sembra possa portare avanti l’eredità di Marco Pannella. Sono uno di quelli che ha sperato in Beppe Grillo finché non si è circondato di gente come Di Maio che l’ha paludato».Di Meloni però si dichiara amico, una tradizione politica diversa dai sopracitati.«Sono suo amico perché si occupa di pensiero politico. L’azione di governo non mi riguarda, è ovvio che non ho incarichi. Ma a me interessa la storia, e pure l’attualità. E sono lusingato dai rapporti epistolari che intratteniamo».Musica e arte devono, possono avere a che fare con la politica? O devono evitarla?«Quando parlo su un palco, durante i miei concerti, propongo discorsi ironici, provocatori, surreali. Forse pure comici. Assumo un ruolo di commediante. Capita poi che vengano estrapolati e messi sui giornali, trasformandosi in bombe che non era mia intenzione lanciare. Penso che un artista che ragiona sia sempre il benvenuto, perché di quelli vuoti non se ne può davvero più». Torniamo al disco? Lo ha scritto con un poeta che è stato autore anche di Lucio Battisti nella seconda parte della sua carriera.«Un paio d’anni fa ho chiesto a Pasquale Panella di scrivere la prefazione al mio libro di poesie (Parole d’amorgan, Baldini+Castoldi) e lui mi ha regalato commenti poetici e persino un neologismo: fu la sua “infazione”, cioè non una prefazione al libro ma qualcosa che stava dentro al mio libro. È stato un incontro decisivo, con Panella, ma pure un “non incontro”, nel senso che non ci siamo mai visti di persona».Incredibile. Fu autore anche di Minghi, e di Cocciante. Come avete fatto a lavorare insieme senza vedervi?«Così è. Lui un po’ eremita e un po’ - giustamente - annoiato da situazioni mondane. Io di Milano, lui di Roma. Entrambi impegnati e distratti dalla letteratura, ci siamo incontrati per telefono e abbiamo avuto conversazioni esilaranti. Un uomo di un raro acume sagace».Mogol dice che Panella faceva cantare a Battisti un non sense.«Secondo me è il contrario: è Battisti che ha resto astratti i testi di Panella. Che se li leggi non sono surrealisti o provocatori. Ma a quell’epoca aveva molto desiderio di allontanarsi dalla musica che lo aveva reso celebre. Battisti voleva svuotare il testo, destrutturarlo dopo aver costruito canzoni per una vita. Modernità incarnata, signora mia»E lei? Ha definito il suo nuovo album «definitivo, da temere, per coraggiosi e sconveniente». «Non glielo riesco a spiegare a parole, bisognerà che i lettori lo ascoltino per essere o meno d’accordo con me. Chi credeva che non ho più né inventiva né ispirazione temo sarà costretto a ricredersi».Il singolo è un genere…«Non ha un genere. Ma è un lavoro in un certo senso corale».Cioè?«D’estate ho lanciato una sorta di gioco sugli amici. Un gruppo online. Nome, Pan».Come il dio greco?«Come “piano di azione nazionale”. Ho chiesto ad alcuni protagonisti attuali del cantautorato italiano - da Tricarico, a Le Larve, da Baccini a Valeria Rossi - di comporre musica per questi testi».È stato facile, presentarsi ai discografici con un album così?«Per niente. Hanno faticato a capirmi. Ho deciso di uscire con un’etichetta indipendente, Incipit Records. D’altra parte io stesso sono indipendente».Pregiudizio nei suoi confronti da parte delle big?«Non saprei. La tv mi ha allontanato dalla discografia per tantissimi anni. Diciamo pure che me lo sono potuto permettere. Penso pure però che ricominciare ogni volta da capo sia una cosa molto bella. E non vorrei mai che sia la mia fama a precedermi. Mica sono James Bond. Il pregiudizio è negativo solo se rischia di non far vedere quel che si è realmente».Continua a fare il talent scout come una volta? «Appartiene alla mia natura, ascoltare e trovare i veri talenti».Ultimi scovati?«Anna Castiglia, che ho notato sul web e volevo a X Factor. Per sua fortuna è stata risparmiata poi dal trita-tutto del commerciale, e oggi è in tour con Max Gazzé».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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