2020-01-13
Monti consiglia Macron:
al popolo neanche le brioche. Sulle pensioni il prof
peggio di Maria Antonietta
Il prof rivendica Elsa Fornero e omaggia Giorgia Napolitano e i sindacati che non la ostacolarono.«Se non hanno più pane, che mangino brioche». È la leggendaria e sprezzante frase attribuita a Maria Antonietta, e riferita al popolo affamato e in rivolta. La novità di ieri è che Mario Monti sembra contrario pure alla «concessione» delle brioche. Di più: quando perfino Emmanuel Macron sceglie di sostare un momento in corsia d'emergenza, il senatore a vita ed ex premier italiano mette la freccia e si piazza in corsia di sorpasso, in termini di sfida agli elettori. L'antefatto: da mesi il governo francese sta affrontando, su impulso dell'inquilino dell'Eliseo, il tema della riforma pensionistica, che in Francia è una faccenda maledettamente complicata. In primo luogo, perché esistono ben 42 regimi speciali, categoria per categoria. E in secondo luogo, perché già svariati governi e presidenti hanno fallito nell'impresa di un riordino. Con sprezzo del pericolo, nei mesi scorsi, Macron ha scelto di prendere il toro per le corna proprio nel suo momento di minore popolarità, dopo la sconfitta alle europee, e dopo intere stagioni di contestazioni subìte in piazza. E ancora, nel discorso di Capodanno aveva incitato il suo governo a procedere senza esitazioni: «Capisco come le decisioni prese possano causare timori e proteste. Dovremmo quindi rinunciare a cambiare il nostro Paese? No».Ma l'ondata di contestazioni si è rivelata troppo forte anche per Macron: nel weekend si è giunti al trentottesimo giorno consecutivo di agitazioni, e alla fine il governo guidato da Edouard Philippe si è in qualche modo arreso, ritirando la norma sulla cosiddetta «età spartiacque», e quindi rinunciando all'idea di penalizzare chi andrà in pensione prima dei 64 anni, e di premiare con un bonus chi invece continuerà dopo quella soglia d'età. Schiaffeggiato in patria da manifestanti e sindacati, il povero Macron si è preso però due sganassoni (metaforici e a mezzo stampa) anche in Italia, per mano di Mario Monti, che lo ha rimbrottato in una dura intervista sul Corriere della Sera, incitandolo a non concedere nulla: «Mi auguro sia solo una ritirata temporanea. Altrimenti sarebbe un segnale negativo per il presidente francese e per l'Europa: Macron è il leader con le idee più avanzate sul come costruire una nuova Europa. La sua forza nello spingere su questo sentiero gli altri Paesi europei, a partire dalla Germania, risulterebbe tanto più attenuata quanto meno riuscisse ad andare avanti sulle riforme strutturali a casa sua». Nell'intervista al capo del governo che introdusse la contestatissima legge firmata da Elsa Fornero («poi oggetto di tanti attacchi vigliacchi», annota Monti), ci sono almeno altri tre punti eloquenti. Il primo è la messa nero su bianco del ruolo di Giorgio Napolitano nella costruzione di quel governo: Monti, nell'omaggiare chi lo fece senatore a vita e premier, spiega che fu «grazie all'autorevole impulso del presidente Napolitano» che nacque quella coalizione così larga. Il secondo punto è un ringraziamento ai sindacati che suona come rivelatore della loro resa senza condizioni: «I sindacati proclamarono solo tre ore di sciopero, a fine turno, e dopo che la riforma era passata». Insomma, niente lotta, e solo un segnale innocuo e a babbo morto. Il terzo punto è un attacco a presidenzialismo e semipresidenzialismo, accompagnato dall'elogio del ruolo italiano del capo dello Stato, come strumento - nella teoria costituzionale montiana - non per ascoltare il popolo, ma per fare barriera contro le sue richieste: «Tra il presidente e la piazza (in Francia, ndr) non c'è intercapedine. In Italia abbiamo la fortuna di avere un capo dello Stato senza poteri esecutivi, ma normalmente con ampia moral suasion. E il sistema parlamentare, che ha i suoi inconvenienti, può produrre riforme strutturali di largo consenso che in un sistema presidenziale o semipresidenziale, come negli Usa o in Francia, sono molto più difficili. Ricordiamocelo quando qualcuno invoca il presidenzialismo». L'importante - par di capire - è dire no agli elettori.
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