2022-03-07
La Moldavia teme un'invasione russa
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Profughi ucraini a Palanca, in Moldavia (Ansa)
Chișinău guarda con preoccupazione a un’eventuale penetrazione di forze russe in Transnistria. La Moldavia rischia di restare pesantemente coinvolta nella crisi ucraina. Alcuni giorni fa, i media statali bielorussi hanno filmato una mappa militare di uno strettissimo alleato di Vladimir Putin, come Alexander Lukashenko: ebbene, tale mappa suggeriva che, con ogni probabilità, i russi abbiano intenzione di sferrare un attacco alla città ucraina di Odessa, per poi usarla come trampolino di lancio, per entrare in Transnistria. Ricordiamo che in questa regione sorge la Repubblica Moldava di Pridniestrov: uno Stato separatista filorusso autoproclamatosi nel 1990 e riconosciuto diplomaticamente soltanto da Abcasia e Ossezia del Sud (per i Paesi membri dell’Onu quell’area appartiene infatti alla Moldavia). Sebbene non lo riconosca formalmente, la Federazione russa ha sovente spalleggiato questa piccola repubblica, per mettere sotto pressione Chișinău dal punto di vista geopolitico. Non a caso, secondo l’Afp, Mosca disporrebbe ancora di una base militare in quell’area, oltre a una scorta di circa 20.000 tonnellate di munizioni. Va in tal senso sottolineato che i rapporti tra Moldavia e Russia si siano rivelati spesso turbolenti, anche perché nel Paese (che è una ex repubblica sovietica) si registrano significative spinte politiche in senso filo-occidentale. Le relazioni erano parzialmente migliorate con la presidenza di Igor Dodon che, salito al potere nel 2016, aveva inaugurato una politica estera significativamente amichevole nei confronti di Mosca (compiendo tra l’altro lui stesso numerose visite in Russia). La situazione è ciononostante mutata, quando, alle elezioni del 2020, Dodon fu sconfitto dall’attuale presidentessa, Maia Sandu, che è nota per le sue posizioni nettamente filo-occidentali. Subito dopo l’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio, il parlamento moldavo ha decretato lo stato d’emergenza per la durata di sessanta giorni. In tutto questo, mentre il Paese accoglieva alcune migliaia di profughi ucraini, si sono intensificati i contatti tra Chișinău e l’Occidente. Si è infatti recato in visita dalla Sandu non soltanto l’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Ue, Josep Borrell, ma anche il segretario di Stato americano, Tony Blinken. In questo contesto, la Moldavia ha chiesto martedì scorso formalmente l’adesione all’Unione europea: una mossa compiuta, nel medesimo giorno, dalla Georgia e, il giorno prima, dalla stessa Ucraina. Si tratta di un atto in larga parte simbolico, anche perché l’adesione di uno Stato all’Ue solitamente richiede svariati anni. Tuttavia Chișinău teme sempre di più la pressione russa e probabilmente sta cercando per questo un progressivo avvicinamento all’orbita europea, pur avendo evitato finora di sostenere le sanzioni contro Mosca. Al momento, non è chiaro quello che accadrà. Se l’interpretazione della mappa di Lukashenko risultasse corretta, la Russia potrebbe annettere la Transnistria, estendendo così il conflitto al di fuori dei confini ucraini. Non è tuttavia detto che un simile scenario preluda necessariamente a una penetrazione in Moldavia. Teoricamente il Cremlino potrebbe far leva su una propria eventuale presenza militare in Transnistria come (ulteriore) strumento di pressione geopolitica su Chișinău. Tutto questo, senza dimenticare che – sempre tornando alla mappa di Lukashenko – una tale prospettiva potrebbe ipoteticamente portare al coinvolgimento diretto della Bielorussia nel conflitto.
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