
Era il 1933 quando l'ingegner Alfonso Bialetti, ispirato dal pentolone con cui la moglie lavava i panni, inventò la macchina per fare il caffè come al bar. Oggi nel mondo se ne vendono tre al minuto.Quest'anno la moka compie 85 anni. Era il 1933 quando l'ingegner Alfonso Bialetti s'inventò la macchinetta per fare il caffè in casa. In pochi minuti e con poche lire. L'idea gli venne osservando la moglie Ada e altre donne che facevano il bucato sul lago d'Orta. Si può dire che la moka nasca dalla lavatrice, o meglio dalla lisciveuse, sua antesignana. All'epoca le donne lavavano i panni in una sorta di pentolone con una miscela di acqua e lisciva, un detergente ricavato dalla cenere. Bollendo, l'acqua saliva attraverso un tubo posto al centro della pila per ridiscendere sugli indumenti. Una pentola a pressione per il bucato. Ebbene, l'ingegner Bialetti pensò che con lo stesso sistema si poteva filtrare anche il caffè. «Fomna, custa cafitéra la sarà la nòsta fortuna!» (Alfonso Bialetti alla moglie Ada)Bialetti realizzò una caldaia di alluminio ottagonale, per una presa migliore, ci mise dentro un filtro dosatore e ci avvitò sopra il bricco raccoglitore. Raggiunti i 90 gradi l'acqua sale attraverso il filtro che contiene il caffè e lo fa uscire dal camino nel bricco raccoglitore. Per mettere l'aggeggio in sicurezza, l'ingegnere che aveva lavorato in Francia come fonditore aggiunse poi la guarnizione per chiudere bene le due parti, la valvola per regolare la pressione e il manico in bachelite per non ustionarsi le mani. Con quattro pezzi d'alluminio Bialetti aveva creato, dalle sue industrie di Crusinallo, frazione di Omegna, una macchinetta che faceva in casa il caffè come al bar. Rivoluzionando le abitudini degli italiani prima e di mezzo mondo poi. Bialetti nel 1936 produceva circa 10.000 macchinette l'anno.Si racconta che l'ingegner Bialetti era solito addormentarsi sulla poltrona con un sigaro in bocca e il prototipo della moka in mano. Tutti i giorni se ne andava per fiere e mercati per vendere la sua creazione.Se Alfonso Bialetti s'inventò la moka, il figlio Renato, che prese le redini dell'azienda negli anni Quaranta, fu uno dei pionieri del marketing. Nel 1948 si presentò alla Fiera di Milano con una riproduzione in cartone, nel 1953 attraverso Carosello lanciò l'immagine dell'omino coi baffi - che poi non era altro che la sua caricatura disegnata dalla mente geniale del fumettista Paul Campani - e lo slogan «Eh sì sì sì... sembra facile (fare un buon caffè)!». Fu così che la moka conquistò i mercati mondiali. In dieci anni Alfonso Bialettiriuscì a vendere 70.000 caffettiere. Il figlio, in uno solo, 4 milioni. Di Bialetti senior si diceva che «era un artista che lavorava per la gloria e non per il guadagno», mentre Bialetti junior era «l'uomo delle due Rolls Royce». Una bianca per l'estate e una nera per l'inverno.Prezzo di una moka da una tazza nel 1955: 1.000 lire.Sono 300 milioni le moka vendute al mondo, 2 milioni ogni anno, 3 ogni minuto. Quella volta che Renato Bialetti incontrò Aristotele Onassis: «Mi trovavo in albergo con clienti francesi e allora la caffettiera per loro era quasi una novità. Erano perplessi e dubbiosi e temevo di non riuscire a concludere la vendita. In quel momento passò fianco a noi Aristotele Onassis: andava in bagno; presi il coraggio a due mani e lo seguii. Dissi: “Sono un giovane imprenditore italiano, mi dia una mano, lei che ha cominciato dal nulla come me. Quando rientra nella hall dica che usa una mia caffettiera; mi serve per fare colpo su questi riottosi clienti". Tornai, convinto e rassegnato che Onassis avrebbe tirato dritto. Invece avvenne il miracolo. Onassis, fingendo di vedermi all'ultimo istante, tornò indietro, mi diede una pacca sulle spalle e disse: “Renato, come va? Ma sai che non ho mai bevuto un caffè buono come quella della tua caffettiera?"» (Alfonso Bialetti alla Stampa nel 2013).La cuccumella napoletana, la caffettiera che si ribalta inventata dal francese Morize, compirà due secoli il prossimo anno. Prima della moka e della napoletana il caffè si beveva alla turca. Si prendeva un pentolino, si metteva l'acqua a bollire, il caffè in infusione e si aspettava. Una volta che la polvere s'era depositata sul fondo, lo si degustava. Era forte, molto amaro. «Far sollevar la spuma, poi abbassarla a un tratto / sei, sette volte almeno: il caffè presto è fatto» (Carlo Goldoni in La sposa persiana).Alla fine dell'Ottocento, il torinese Angelo Moriondo s'inventò una macchina in grado di fare in pochi istanti un caffè da servire ai clienti dei suoi bar. Un caffè espresso. L'ingegnere milanese Luigi Bezzera, l'altro inventore della macchina per caffè espresso da bar, depositò il suo brevetto il 19 novembre 1901. La macchina, ufficialmente chiamata Tipo gigante con doppio rubinetto, utilizzava la forza del vapore concentrata in una caldaia per ottenere la miscela: ogni tazza veniva preparata individualmente e l'apparecchio era dotato di valvola di sicurezza e manometro. Successivamente l'ingegner Bezzera ideò anche il modello «a colonna», con caldaia verticale in rame e ottone. La moka prende il nome dalla città di Mokha nello Yemen, nota per essere stata il fulcro del mercato del caffè fra il XV e il XVII secolo. Scrive Jules Verne nel suo Giro del mondo in 80 giorni: «Il piroscafo viaggiava a grande velocità. Il 13 avvistarono Moka, che apparve nella sua cinta di mura in rovina al di sopra delle quali si distinguevano alcune verdi piante di datteri. In lontananza, tra le montagne, si estendevano vaste piantagioni di caffè. Passepartout contemplò estasiato quella famosa città e trovò che, con le mura circolari e il forte diroccato che formava una sorta di ansa, assomigliasse a una enorme tazza con una breccia nel mezzo».La città di Moka fu evocata anche nel Candido di Voltaire, lo scrittore francese che beveva 40 caffè al giorno «per essere ben sveglio e pensare, pensare, pensare a come poter combattere i tiranni e gli imbecilli. Sarà senz'altro un veleno, ma un veleno lentissimo: io lo bevo già da settant'anni e, finora, non ne ho mai provato i tristi effetti sulla mia salute...». «Il caffè ha la facoltà di indurre gli imbecilli ad agire assennatamente» (Montesquieu).Un caffè fatto con la moka costa in media 15 centesimi, un espresso in casa fatto con la macchinetta a braccio 20, un caffè al distributore dell'ufficio 30, una capsula (o una cialda) 30-40, un espresso al bar anche 1,5 euro.Per fare un caffè con la moka servono dai 5 ai 7 grammi di polvere. Per farlo buono non bisogna pressarla e va portato a ebollizione a fiamma bassa. Solo così l'aroma del caffè sarà in grado di riempire la cucina. Quella volta che Matteo Renzi, nel 2016, da presidente del Consiglio, regalò una moka Bialetti a Tim Cook, ad di Apple, per spingere il made in Italy. Nel 1996 la moka entra nel Guinness dei primati con l'unico esemplare funzionante per 100 tazze di caffè. Nel 2008 viene esposta al Moma di New York a titolo permanente come esempio di sintesi del design italiano tra innovazione tecnologica, eleganza e funzionalità. Nel 2010 l'omino coi baffi finisce all'Expo di Shanghai tra le 10 invenzioni italiane che hanno cambiato il mondo. Renato Bialetti, morto nel 2016, fece mettere le sue ceneri in una Mokona, la caffettiera da 24 tazzine.«Quando io morirò, tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro» (Eduardo De Filippo).
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