2025-05-22
Moderna scivola sull’efficacia: stop al vaccino influenza-Covid
Franco Locatelli (Imagoeconomica)
L’azienda Usa ritira la richiesta di immissione in commercio del suo siero e promette di inviare nuovi dati. Burioni piagnucola per l’astensione al Trattato Oms. Pfizergate, l’Ue dice no alla commissione d’inchiesta.Sono tante le cose di cui non si capisce la logica. Ieri Franco Locatelli, ex coordinatore del Cts durante la pandemia, ha dichiarato di essere «molto perplesso» e «non capire la logica» dell’astensione italiana sul Trattato pandemico dell’Organizzazione mondiale della sanità. I genitori di Lisa Federico, a loro volta, sicuramente non capiranno la logica dell’archiviazione dello stesso Locatelli, indagato ma non condannato dopo la tragica morte della loro figlia Lisa, 17 anni, per un trapianto di midollo sbagliato al Bambin Gesù. È così che va il mondo, purtroppo, ed è per questo motivo che Locatelli, dopo la disastrosa gestione pandemica (che è valsa all’Italia la funesta leadership tra i Paesi che hanno avuto più decessi e uno dei peggiori rapporti tra eccesso di mortalità e limitazione della libertà) può perfino concedersi di rilevare che secondo lui «questo accordo pandemico è un passo avanti significativo […]: tutto è perfettibile, per carità, ma a mio avviso c’erano le condizioni per approvare il documento». Locatelli non è stato l’unico a contestare la decisione del governo: scegliendo fior da fiore, spicca la furibonda intemerata di Sandra Zampa, che quando è scoppiata la pandemia si trovava ai posti di comando accanto al ministro della salute Roberto Speranza: «Si vergogni presidente Giorgia Meloni», ha scritto l’ex sottosegretario, parlando di «vergogna enorme di un Paese che ha conosciuto e pagato a caro prezzo la pandemia». Pagata a caro prezzo, certo, anche grazie ai cortocircuiti da lei accertati (così come è emerso dalle intercettazioni sull’inchiesta di Bergamo) ma mai denunciati pubblicamente.A mettere i puntini sulla vocale sbagliata ci si è messo anche Roberto Burioni, virostar in capo e ospite fisso di Fabio Fazio, che ha portato sulle colonne di Repubblica la curiosa tesi secondo la quale le misure di salute pubblica dovrebbero essere guidate soltanto «dalle evidenze scientifiche» dato che, parole sue e c’è da credergli, «i virus non sono nazionalisti». Poco importa che il Trattato pandemico dedichi gran parte dei capitoli a temi attinenti la gestione della salute pubblica (finanziamenti, condivisione del know how, centralizzazione delle decisioni, approvvigionamento, catena di comando e via dicendo), come sottolinea anche Marco Lisei, presidente della Commissione Covid: «Questo governo entra nel merito degli accordi che ratifica, li studia, non si accoda per moda. Se le cosiddette virostar vogliono far politica si possono candidare alle elezioni». A dar man forte a Burioni, «incredulo e stupefatto», il collega Fabrizio Pregliasco: «D’accordo avere la necessità di precisarlo ma ribadire la sovranità di una nazione in un contesto in cui il Covid ci ha fatto vedere che bisogna lavorare insieme mi sembra un elemento non molto chiaro». Va dato atto a Pregliasco di aver messo il dito nella piaga: l’astensione non è chiara soltanto a chi non ha letto, articolo per articolo, il testo dell’accordo approvato dall’Oms. Che poggia le basi su tre affermazioni facilmente confutabili: sostiene che ci sono prove di un crescente rischio di gravi pandemie naturali a causa di un rapido aumento delle epidemie di malattie infettive, ma in realtà la mortalità per malattie infettive è costantemente diminuita dal secolo scorso: l’Oms agita tuttavia come uno spauracchio il pericolo di qualcosa che ancora non esiste, la famigerata «Malattia X»). Ritiene, poi, che per prevenirle occorre fare massicci investimenti finanziari, che Oms e Banca Mondiale quantificano in 9 trilioni di dollari, ma un virus come Sars Cov-2 che colpisce principalmente gli anziani malati non può costare così; viceversa le malattie che uccidono regolarmente, come la tubercolosi, la malaria e l’Hiv, costano molto più dei 22 miliardi di dollari l’anno quantificati (solo la tubercolosi è arrivata a costare 580 miliardi di dollari l’anno nel 2018): ed erano queste, una volta, le priorità dell’Oms. Non è un caso che ci sia poca trasparenza anche sul voto: i media hanno volutamente affiancato l’astensione italiana a quella russa, iraniana e israeliana, ma stanno emergendo nomi di altre nazioni: l’Olanda, ad esempio, ha rivendicato l’astensione, mentre un giornalista austriaco ha reso noto che tra gli astenuti ci sarebbero anche Singapore e, udite udite, l’Ucraina. L’auspicio, per gli analisti, è che l’erosione della fiducia sarà tale che il Trattato non venga ratificato.Che l’aria stia cambiando lo dimostra anche la notizia che Moderna, che l’anno scorso (prima dell’elezione di Donald Trump e del cambio ai vertici di tutte le agenzie federali che si occupano di salute pubblica) aveva presentato domanda di approvazione per il vaccino combinato antinfluenzale-anticovid, ha ritirato la richiesta riservandosi di ripresentarla entro la fine del 2025 fornendo «dati di efficacia» più validi. La decisione è stata presa su richiesta dell’agenzia federale che ha chiesto i dati della fase 3 prima di prendere una decisione sull’autorizzazione. Forse prima dell’arrivo di Trump e Kennedy non si riteneva che quei dati servissero, ma il vento è cambiato. In Europa, invece, sulla questione Pfizergate, resta il silenzio. «Abbiamo chiesto trasparenza, ci hanno risposto con l’omertà - ha affermato Susanna Ceccardi della Lega -. I Patrioti hanno chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta europea sul Pfizergate. Ma la maggioranza del Parlamento europeo, formata da socialisti, liberali e anche dal Ppe, ha votato contro».
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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