2021-05-13
Misura colma: basta giochi sulle riaperture
Il tira e molla causa problemi enormi agli esercenti e al turismo: Mario Draghi è stato messo lì per decidere, lo faccia una volta per tutte. Intanto cambiano i parametri, ma resta il sistema a colori per le Regioni. Si riapre, non si riapre, ma, forse, però, nella misura in cui. Non stiamo parlando di una porta, stiamo parlando delle attività economiche di questo Paese, con particolare riguardo agli esercizi commerciali e nello specifico ai bar e ai ristoranti. Noi pensiamo con tutta sincerità che la misura sia colma. Anzi che ormai sia stata superata. Ci riferiamo a martedì. Nel pomeriggio di martedì si sa che il ministro Mariastella Gelmini e la delegazione di Forza Italia abbiano chiesto al governo di verificare il tema delle riaperture e della revisione del coprifuoco entro questa settimana. Si sa anche che è stato chiesto dai ministri Giancarlo Giorgetti della Lega ed Elena Bonetti di Italia viva. Dunque, questo era il clima che si respirava martedì pomeriggio e, per la verità, era la voce che circolava un po' in tutti gli ambienti istituzionali e anche, ovviamente, nelle associazioni di categoria. Nello stesso pomeriggio esce un'agenzia di stampa nella quale Mario Draghi, rivolto ai partiti, dice che il tema delle riaperture (ovviamene eventuali) sarà sul tavolo della cabina di regia non questa settimana, né tanto meno l'allungamento dell'orario del coprifuoco, ma che sarà affrontata a partire da lunedì. Questo dopo che i partiti suddetti avevano fatto pressione sul premier per una decisione da non posticipare. Dunque, gelata di Draghi martedì sera sui ministri delle varie delegazioni di governo. Fosse la prima volta, passa. Ma non è la prima volta e non solo su questo tema. Meno male che dei vaccini se ne occupa un generale, almeno è stato abituato che si pensa in fretta, si decide, si agisce. Ora, sicuramente tra tutti i deputati e i senatori della Repubblica, nonché i membri del governo, ci sarà un benedett'uomo o una benedetta donna imprenditrice, figlia di imprenditori, cugina di un commerciante, zia di un ristoratore, matrigna di un esercente, amante di un artigiano. Insomma, ci sarà qualcuna di queste signore e di questi signori che risalendo alla terza o alla quarta generazione avranno avuto in famiglia uno che gli ha detto, o gli ha fatto vedere, quanti e quali problemi ha un imprenditore a programmare la sua attività? E andiamo oltre i gradi di parentela: ci sarà un amico, un conoscente, un confidente, un compare, dal quale abbia appreso qualche rudimento elementare sul fatto che un'attività economica richiede programmazione, concetto che non sta insieme a quel fenomeno fisico che va sotto il nome di singhiozzo. Perché badate che questo modo di fare da parte del governo è più simile al singhiozzo che alla programmazione, questo continuo avanti e indietro non differisce dalle contrazioni simultanee e involontarie del diaframma e dei muscoli costrittori della glottide, accompagnati pure da un fastidioso rumore. E diciamo con altrettanta chiarezza, o meglio ricordiamo, per coloro ai quali fosse sfuggito, che in questo governo chi comanda è uno, non sono due, tre, quattro o cinque. Si chiama Mario Draghi e ha poteri emergenziali e straordinari di fatto. Perché Mattarella vuole lui, perché l'Europa vuole lui, perché il Parlamento non ha alternativa, perché, a parte Giorgia Meloni, a votare non vuole andare nessuno, e via di seguito. Certo, i partiti si agitano, debbono pure campare. Hanno un elettorato di riferimento al quale dovranno pur dire qualcosa. E talora lo fanno anche con qualche successo, ma chi comanda è Draghi, non sono i partiti, perché la logica di questo governo è la seguente: o mangi la minestra o salti dalla finestra. Nessuno vuole farla facile. Ma una cosa è certa, tra contraddirsi di continuo e tacere, dopo aver deciso ed essere sicuri di ciò che si è deciso, la seconda soluzione non è solo desiderabile è doverosa da parte del governo. Perché l'incertezza incide sui bilanci delle imprese per le quali la riapertura di un giorno piuttosto che di un altro non equivale all'apertura delle persiane e delle finestre di Palazzo Chigi. Equivale a soldi, investimenti, acquisto di materie prime, predisposizione del personale necessario. Dall'oggi al domani si parla, non si lavora, non si fa impresa, non si produce ricchezza. Ci vuole tanto a capirlo?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)