2024-04-16
Per Vannacci va bene la censura. Sulla Mira, invece, vietata pure la critica
Roberto Vannacci ad una presentazione del suo libro Il coraggio vince (Imagoeconomica)
Gli organizzatori delle presentazioni del libro del generale subiscono pressioni da chi plaude al testo su Acca Larentia.Chissà, forse toccherebbe pure essere contenti del fatto che i libri, benché poco acquistati e poco letti dalle nostre parti, siano ancora in grado di produrre dibattito e incendiare gli animi. Intristisce, tuttavia, che delle opere si parli per lo più per chiederne la censura o per invocare l’interdizione dell’autore. Al solito, poi, il trattamento riservato ai volumi e a chi li firma cambia a seconda della appartenenza politica vera o presunta. Due casi emblematici di tale tendenza sono quelli di Roberto Vannacci e Valentina Mira. Il primo, autore di due volumi considerati perfidamente fascistoidi, è da mesi sulla graticola: dovunque vada si organizzano presidi e manifestazioni volte a impedire le presentazioni. L’ultimo psicodramma è esploso a Medicina, provincia di Bologna. Lì si consumano due drammi: il primo è che gli organizzatori hanno preso accordi con lo spazio Ca' Nova, dove solitamente si svolge la Festa dell’Unità. Il secondo è che la presentazione è prevista per il 24 aprile. L’Anpi è insorta gridando alla lesa maestà e ha convocato un presidio di protesta. «Le affermazioni del generale rappresentano un condensato di opinioni diffuse negli ambienti antidemocratici, sono opinione reazionarie, omofobe e razziste, in contrasto con la nostra Costituzione», dicono dell’associazione partigiani. «Noi, dunque, non intendiamo affatto impedirgli il diritto di parlare e per questo non manifestiamo il dissenso al Cà Nova, ma in sede distaccata. È la Costituzione stessa a prevedere il diritto al dissenso». Legittimo il dissenso, ovvio. Solo che dopo l’intemerata dell’Anpi il gestore dello spazio Ca' Nova ha minacciato di chiamare i carabinieri, teme disordini e valuta di tirarsi indietro. «In un primo momento», hanno riferito al Resto del Carlino gli organizzatori dell’evento con il generale, «ci è stato detto ok, ma quando hanno saputo per quale evento avevamo prenotato si sono detti “risentiti” e “imbarazzati”. Oltre a questo ci è stato detto che loro dovranno allestire, con bandiere e manifesti di Anpi, per il 25 aprile, la sala dove parlerà Vannacci prima della presentazione del generale per questioni di tempistiche». Insomma, un bel corredo di dispettucci e mezzi sgarbi, trattamenti che si riservano agli ospiti sgraditi. A ruota attiva l’immancabile Pd. «Abbiamo appena commemorato l’eccidio del Pozzo Becca compiuto dai fascisti delle Brigate nere», dice al Corriere della Sera Valentina Baricordi, segretaria dem locale. «Non ci può essere mediazione con il generale, non andremo a sentirlo, ho letto i suoi libri e come donna mi son sentita offesa». Un teatrino già visto: Vannacci è dipinto come un fascista e si suggerisce che non dovrebbe parlare. Certo, non lo si dice chiaramente ma lo si fa capire, e si creano mille piccoli e grandi ostacoli alla presentazione nella speranza che venga rinviata o cancellata. Come di frequente accade, l’universo culturale che brama la messa all’indice di Vannacci è il medesimo che da qualche giorno ha investito la scrittrice Valentina Mira del sacro ruolo di vestale dell’antifascismo. La signora in questione ha pubblicato un paio di romanzi di discutibile valore letterario ma di indubbia utilità politica. L’ultimo, Dalla stessa parte mi troverai, è finalista al premio Strega ed è schizzato in cima alle classifiche non appena l’autrice è stata presentata come vittima della violenza della destra di governo. In realtà, la presunta violenza si esaurirebbe in alcune critiche che esponenti della maggioranza hanno rivolto al libro e al modo in cui affronta i fatti di Acca Larentia, uno dei luoghi della memoria della destra italiana. Sorridendo, si potrebbe dire che anche questo bestseller, come il libro di Vannacci, è stato creato dai conservatori al potere. Non risulta però che qualcuno abbia tentato di impedire le presentazioni del volume della Mira. E grazie al cielo: prendersela con uno scrittore o un saggista è gesto vigliacco, da regime. Le critiche ai testi sono cosa diversa: sacrosanto che qualcuno critichi Vannacci, legittimo pure che lo si derida. E allora perché la critica alla Mira viene descritta come violenza? Vannacci ha idee discutibili, come tutti. Lui stesso le ha elencate perché fossero appunto discusse. Non ci sembra, in ogni caso, che egli giustifichi persecuzioni e discriminazioni verso questo o quel gruppo sociale. Cosa che invece la Mira fa, suggerendo che i fascisti di lasciarci la pelle ad Acca Larentia un po' se lo meritassero. «Mentre escono dalla sezione, due di loro vengono ammazzati. Gli sparano», scrive la Mira. «Sono anni in cui succede. Sono anni in cui loro sono i primi ad ammazzare. Carnefici; qualche volta, come ora, anche vittime. Del resto lo sai, se frequenti certi ambienti, che puoi morire. Che sei Romolo oppure Remo». Può succedere, dopo tutto se la erano un po' cercata. E anche sulle commemorazioni dei morti la Mira ha da ridire. Cogliendo l’occasione per infilare la polemichetta d’attualità. Raccontando un evento commemorativo scrive: «La donna bionda a cui tiene l’ombrello si chiama Giorgia Meloni. Nel 2022 diventerà presidente del Consiglio. Nel 2008 è ministro della Gioventù. Le telecamere di qualche giornalista la riprendono mentre deposita una corona di fiori sulla croce celtica nera più grossa che Google Maps abbia mai immortalato». Tutto torna: fascisti erano e fascisti sono, non facciano le vittime e la piantino di piangere sui defunti. Per carità: libera la ragazza di pensarlo. Ma liberi anche noi di farci una idea chiara. E cioè che anche la destra a volte travalica e sbaglia, ma a sinistra l’intolleranza per l’alterità politica è teorizzata, praticata e apprezzata. Allo stesso modo è endemica l’ipocrisia: mentre tifano mordacchia fanno i perseguitati. Mentre Vannacci ogni volta ha rogne per le presentazioni, Valentina Mira va in finale allo Strega e sta sulle prime pagine. Poco male, ci siamo perfino abituati. Però sia permesso dirlo una volta per tutte: su tanto altro magari no, ma sul tema della libertà di espressione la superiorità morale esiste, ed è di destra. Ps. Non è ancora chiaro se Valentina Mira sia la stessa ragazza che anni fa firmava articoli vagamente destrorsi su una testata chiaramente destrorsa, anche se esistono vari indizi che portano a pensarlo. Se così fosse, il suo comportamento sarebbe emblematico. Lecito e sano cambiare idea, figurarsi, specie in giovane età. Rimane suggestivo che, per farsi accettare a sinistra, sia necessario esibire così tanta acredine.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».